A cura di Filippo Del Monte – 50 anni di Corto Maltese, 50 anni di avventure e di sogni, di libertà e di difesa ad oltranza di un mondo che non esiste più. Corto Maltese, il marinaio nato dalla geniale mente e dalla sublime pennellata di Hugo Pratt, è l’emblema fumettistico ed insieme letterario – ma quanto mai reale – di un certo tipo di avventura: quella della ricerca continua di sé stessi. Chi ha letto le storie di Pratt o visto uno dei film tratti dal fumetto sa bene come dietro le rocambolesche imprese del marinaio de La Valletta vi sia tutta l’incompiutezza dell’uomo moderno, tutte le sue ansie e le sue paure, ma allo stesso tempo la sua fame di avventura, la voglia di dare un senso alla propria vita, l’idea di dover “fare la storia” in prima persona. Nell’epoca della modernità trionfante, dell’avvento della società di massa e dell’Europa imperiale Corto Maltese fa una scelta “antimoderna” e romantica, quella della pirateria negli anni in cui i pirati non esistono più. Potrebbe conformarsi alla società, sprofondare nella massa informe – che pure è un’opzione che esercita un certo fascino – ma non lo fa; rischia di finire inghiottito dagli eventi eppure sopravvive sempre e lo fa da protagonista. Corto Maltese attraversa l’Europa scossa dalla guerra e dalla rivoluzione bolscevica in cerca di tesori ma in realtà in cerca della propria libertà. Ricerca futile – non la troverà nemmeno tra le tranquille isole del Pacifico – ma è comunque un viaggio che ha un significato importante che travalica lo scopo finale; come a dire che è il viaggio che conta non tanto la meta. Libertario ed anarchico, Corto Maltese non è di certo un personaggio che potrebbe piacere a certa destra “legge e ordine” in doppiopetto – ultimamente diremmo in “canotta” – che tanta fortuna ha avuto in Italia. Eppure nel corso degli anni questo pirata è diventato uno degli simboli della destra giovanile e di certo non per le sue simpatie fasciste – più inventate che reali visto il suo unico ed infelice incontro con i fascisti a Venezia – quanto per il senso profondo della sua anarchia. Sembrerà assurdo, ma Corto Maltese piace tanto a destra proprio perché individualista ed anarchico. L’anarchismo di Corto Maltese non è mai distruttivo, non è contrario alle leggi sociali che regolano la vita nel mondo ma è legato alla sua visione della società che non può essere “politicizzata” ma è prima di tutto metapolitica, risponde all’istinto individuale prima che a quello collettivo: Corto Maltese è anarchico perché non si riconosce nel mondo moderno, in quel preciso tipo di mondo in cui non ha punti di riferimento se non la propria libertà che diventa il rifugio interiore incorruttibile. Forse il marinaio di Pratt piace così tanto al popolo della destra italiana perché – per esperienza storica – ognuno è di destra “a modo suo” senza dottrine codificate, ma è risaputo che ci si riconosce al volo. Ecco, forse in Corto Maltese qualcuno di noi ha riconosciuto al primo impatto un “commilitone” nella battaglia politica ed un “compagno” con cui affrontare il proprio viaggio interiore. In quel marinaio con l’aspetto da dandy d’altri tempi più di qualcuno ha potuto rivedere sé stesso. Questo è il grande segreto di Corto Maltese, il suo enigma sta proprio nel fatto di conoscerlo appieno ed al contempo nel non conoscerlo affatto, un po’ come accade con sé stessi. Allora forse Corto Maltese, eroe né di destra né di sinistra, è però un eroe antimoderno per tempi ultramoderni. È l’eroe di chi alla massa si sente estraneo e non vuole finirci dentro con tutte le scarpe, è l’eroe di chi non ha rinunciato al proprio ruolo di “cercatore”, è l’eroe di chi sfoglia vecchie pagine d’altri tempi – eroici e straordinari – nei mari burrascosi d’oggi. Ed allora tanti auguri Corto Maltese, marinaio che custodisce una parte di noi.