Acca-Larentia– a cura di Simone D’Aversa – Correva l’anno 1978, erano le ore 18.20 quando degli spari assordanti freddarono i due giovani missini, Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta. Fuori la sede del Movimento Sociale Italiano di Acca Larenzia caló un clima di terrore. Presto s’insediò un sit-in sul luogo del delitto, che sfoció in tafferugli con la stampa e le forze dell’ordine. Edoardo Sivori capitano dei carabinieri trucidó con un colpo di pistola, l’ attivista Stefano Recchioni, accorso nelle sede dopo i fatti avvenuti. Il carabiniere sparó, nonostante la sua pistola si fosse inceppata, utilizzó allora, la pistola del suo attendente.

L’obiettivo fu il Fronte della Gioventù, ed il messaggio aberrante di questo episodio fu una forte restrizione della libertà d’espressione. Ancora oggi, quando sono ormai trascorsi 38 anni, l’Italia piange i nostri giovani. Oggi come ogni anno molti partiti e movimenti simmetrici ai valori del Movimento Sociale Italiano ricordano i caduti. Dopo anni quest’oggi avviene il tradizionale presente dove tramite un momento di riflessione molte persone ricordano questa strage, che rivendica giustizia.

Dopo riconoscimenti dovuti, come dichiaró il sindaco Walter Veltroni “un dovere civile per tutta la nostra comunità”, che crearono molto scalpore, grazie alla giunta Alemanno che annunciò di voler intitolare il largo vicino al teatro dell´agguato con il nome “Caduti di Via Acca Larenzia”. Questa strage merita giustizia con due colpevoli oggettivi ” assasinati dall’ odio comunista e dai servi dello stato” cita una targa apposta in ricordo della tragedia.

Nel ricordo non li hanno uccisi, poiché il loro sonno eterno servirá a molti giovani per concepire determinati valori fondamentali. I tre militanti meriterebbero un momento di riflessione nelle scuole, nelle piazze e nei salotti televisivi per il loro sacrificio in nome della libertà. Da quegli spari scaturí una guerra di piombo, il cui sangue bagnó tutto lo stivale. Il principio cardine della politica é il confronto ed il dibattito, gli anni di piombo servano da lezione alla nostra Nazione per non favorire la politica dell’ odio. I nostri giovani devono riflettere su questi fatti, per condividere progetti ed obiettivi per far diventare il nostro paese all’ avanguardia. Daltronde, Franco, Francesco e Stefano da una loro prospettiva, ogni giorno sognavano un mondo migliore, costruito con abnegazione ed amore verso la politica e la Patria.