A cura di Giorgio La Porta – Non avrei mai pensato nella mia vita politica di trovarmi per una volta d’accordo con Angelino Alfano, ma la sua non ricandidatura è l’unica scelta saggia che questo avversario politico possa assumere oggi. C’è solo un piccolo errore di valutazione perché non è lui a non ricandidarsi ma il sistema politico italiano a non volerlo e non poterlo ricandidare. E’ troppo a sinistra per il centro-destra che da tempo ha preso le distanze da Alternativa Popolare, vedi le elezioni regionali siciliane. E’ troppo a destra per un centrosinistra frantumato da una guerra fratricida dopo cinque anni disastrosi di esperienza governativa.

Qualora Renzi si caricasse il carrozzone agrigentino automaticamente escluderebbe dall’alleanza ogni possibilità di dialogo con le nuove formazioni politiche che stanno a sinistra del PD e che rischiano, prendendo il 10%, di far perdere tantissimi collegi uninominali al Partito Democratico. Per assurdo, nei collegi rossi dove la sinistra è più forte e la formazione di Grasso può arrivare ad ottenere un 15%, il Partito Democratico può perdere con maggiore facilità. Cosa avverrà nella rossa Toscana divisa a metà tra PD e liberi e uguali?

Tornando ad Angelino (tanto simpatico allo scrivente tanto da avere la sua foto sul comodino), gli attribuisco il solo merito di essere riuscito a concentrare tutti i possibili errori di un’intera carriera politica in meno di tre anni di legislatura. Ha dato vita ad un partito diverso da Forza Italia all’interno del centrodestra, ed era una buona intuizione che in principio aveva affascinato il 10% degli italiani. Bastarono però pochi giorni per distruggere tutto come neanche Attila sarebbe riuscito a fare con una supponenza, arroganza e la totale assenza di una minima strategia politica da poter lanciare nel panorama politico. Tra un Berlusconi anziano e un piccolo Berlusconi incapace gli italiani tornarono ben presto dall’usato sicuro che quantomeno nella vita aveva saputo costruire qualcosa.

E così Alfano ripete in politica l’effetto Mastella del 2008, quando l’ex Ministro ti portava in dote un 1% di voti ma ti faceva scappare un 3-4% di tuoi elettori sicuri. Angelino è riuscito a fare anche peggio perché, poverino, nessuno lo vuole e sono molti nel centrodestra e sulla nostra stessa piattaforma social ad aver dichiarato di non votare la coalizione qualora ci fosse Alfano.

Se la non ricandidatura è la prima presa di coscienza di un fallimento politico, gli chiediamo una sola cosa. Perché questo accanimento terapeutico con questo Governo non voluto da nessuno? Stacca la spina prima che approvino lo Ius soli e facciano danni per i prossimi 30 anni. Angelino fa una cosa dignitosa ed escine a testa alta. Spegni la luce a Renzi e Gentiloni prima che sia troppo tardi!