balle– A cura di Nicola Tancredi – Abbiamo cercato di dare una risposta alle principali balle raccontate in questa campagna elettorale da parte degli esponenti del Governo Renzi.

Perché non volete cambiare? Questa riforma non sarà perfetta ma meglio cambiare qualcosa che rimanere fermi e lasciare tutto com’è.

Purtroppo il nuovo Senato sarà formato da consiglieri regionali e sindaci nominati dai partiti. Questo comporta disomogeneità tra le due Camere data la non contemporaneità tra elezioni politiche, regionali e amministrative. Può succedere quindi che se domani un partito che non fosse il Pd vincesse le politiche, si troverebbe un Senato controllato dal Pd che a qualsiasi proposta di legge costituzionale volta a modificare questa riforma, si opporrebbe per spirito di ostruzionismo.

Oltretutto a decidere futuri stipendi sarà il senato nella sua autonomia normativa (autodichia) e potrà indire concorsi e spendere autonomamente il suo bilancio come meglio crede. I consiglieri regionali non si sono dimostrati la miglior classe politica del Paese è il caso di fargli mettere le mani sul Senato?

Se non passa la riforma i mercati vanno a fondo e l’Italia viene spazzata via.

La Brexit e Trump insegnano che la democrazia è cosa buona solo se il popolo vota in una determinata maniera. Non solo, questi due esempi di democrazia dovevano rappresentare il suicidio della Gran Bretagna e degli States, viceversa i mercati dei due Paesi continuano a stare bene. In Italia potrebbe andare bene lo stesso anche in caso di vincita del fronte del NO, quello che non va bene invece è che qualche speculatore della finanza decida sul futuro della Nazione tenendoci sotto lo “spread-ricatto”.

Questa riforma semplifica il percorso normativo abolendo il bicameralismo. Saremo più snelli ed efficaci.

Nel 2013 la legge Fornero è stata approvata in appena tre mesi, nel 2015 la Legge Boccadutri, quella dei finanziamenti ai partiti, in sole 24 ore. In oltre i dati di questa legislatura ci dicono che su 252 leggi approvate, il 90% di queste sono state approvate in due sole letture, una volta alla Camera e una al Senato. Il famoso ping-pong non c’è stato. Ma mettiamo sia vero che esista il ping-pong, con questa riforma ci sono ben sedici materie che rimangono di competenza bicamerale e si introducono ben dieci modi di legiferare, di questi anche la modalità più semplice rischia di diventate difficile. Infatti su materie di competenza della Camera un terzo dei senatori può richiede che il testo di legge sia sottoposto alla valutazione del Senato e poi di nuovo rimandato alla Camera.

La riforma mira al taglio dei senatori ed a diminuire il costo della politica.

Bugia! La Ragioneria dello Stato , senza tener conto di indennizzi da trasferta per i senatori nominati, ha calcolato che il risparmio di questa riforma è di quarantanove milioni di Euro l’anno.

Curioso è però sapere che il debito pubblico oggi è ammontato a sette milioni di euro l’ora . Questo vuol dire che da qui a sette ore il risparmio annuo che avremmo dalla riforma si sarà già perso.

Guadagneremo quarantanove milioni all’anno ma perdiamo la democrazia al Senato consegnando ai partiti la scelta dei senatori per un risparmio che di qui a sette ore è finito.

Questa riforma divide nettamente le competenze tra Stato e Regione. Sarà più semplice e snella la burocrazia.

Non è vero. Ci sono, nonostante l’elenco, competenze che non sono chiare. Una su tutte è quella sui beni artistici e culturali. La riforma prevede che allo Stato spetti la valorizzazione e alle Regioni la promozione. Non oso immaginare i conflitti che potrebbero scaturire se una legge non chiarisca bene se sia di valorizzazione o promozione.

Il problema che si pone è un altro e cioè, data la natura centralista della riforma, esiste il reale pericolo che lo Stato ceda sovranità, in presenza di un governo filo europeo, su materie su cui l’oligarchia europea ha posto la propria bramosia ormai da tempo.

Ma poi che senso ha svuotare le Regioni e lasciare in piedi questo carrozzone? Non sarà mica perché l’unica funzione del Senato è di impedire la governabilità a chi vincerà le politiche e non si chiama Renzi?

Se vince il NO ci sarà il caos.

Questa è l’unica cosa vera. Il caos sarà nel PD e finalmente arriverà la resa dei conti nel centrosinistra. Un motivo in più per votare no.