family day - centro-destra.it– A cura di Nicola Tancredi – Nell’era della globalizzazione in cui, tra i tanti effetti collaterali, si cela anche quello della disgregazione della famiglia come nucleo cardine della società, è paradossale osservare come lo Stato rimanga inerme difronte alla sublimazione degli effetti stessi, e invece di fungere da scudo disciplinando i fenomeni a tutela dei più deboli, deleghi il suo ruolo legislativo al desiderio. Il risultato è che nella folle corsa alla civiltà moderna, simbolismo e ideologia assurgono a fondamento del diritto e, cosa ancor più grave, sempre più si fa forte l’idea per cui il diritto si debba adeguare alle dinamiche della società, traducendo lo stesso non più in funzione di scudo, ma in strumento complice, atto a regolare volontà e desideri dei più forti. So per certo che l’argomento delle unioni civili è di per sé un terreno molto scivoloso, ma il clima ideologico con il quale si fomenta il ddl Cirinnà, obbliga a tenere alta l’attenzione per il modo ipocrita con cui viene professato alle vittime del pensiero unico. Nel grande dibattito a cui siamo sottoposti ormai da tempo, l’ipocrisia si lega alla menzogna e sotto mentite spoglie si presenta, in funzione del desiderio di lobby lgbt, un progetto di legge come necessario al fine ultimo di colmare una lacuna inaccettabile, che rallenta il nostro Paese nella folle corsa alla “civiltà”. Perché è folle pensare che il baluardo della stessa sia equiparare le unioni omo a quelle etero ed è altrettanto folle che il diritto infranga, nel caso della stepchild adoption, i principi naturali per dare sfogo ad’egoismi e desideri. (ad onor del vero non da tutti condivisi)

Pertanto, se è vero che il nostro ordinamento si basa sul principio di uguaglianza e della non discriminazione, è anche vero che tale principio -uguaglianza- non può essere inteso come uguale trattamento di tutti sempre e comunque, perché è legittimo e doveroso trattare in modo diverso situazioni diverse. Ne consegue, senza entrare nel merito del giusnaturalismo e giusrazionalismo, che paragonare e mettere sullo stesso piano egualitario due istituti ontologicamente diversi, si continua a commette l’errore di dissacrare, in funzione del desiderio, il senso stesso del diritto, il quale non si modifica ma rispecchia e disciplina – nel caso del matrimonio- l’ordine naturale delle cose. Se i padri costituenti hanno legittimato il matrimonio eterosessuale come fondamento della famiglia legittima per costituzione, finalità e potenzialità, -l’unica a garantire la continuità delle generazioni- non lo hanno fatto per una semplice costrizione normativa, ma, viceversa, perché il paradigma eterosessuale altro non è che il prodotto della natura e lo Stato non può, per adeguarsi ai parametri globali forzosamente imposti, ledere l’essenza del matrimonio disciplinandolo sullo stesso piano delle unioni civili e chi si professa a favore del matrimonio egualitario mente, sapendo di mentire. Una cosa è disciplinare i diritti, altro è paragonare uguali due istituti differenti, altrimenti un giorno, il diritto darebbe accesso al matrimonio egualitario anche ai bigami e poligami, solo perché è la società e le sue dinamiche a chiederlo. In secondo luogo, se ci muoviamo in maniera opposta dal principio secondo il quale la genitorialità è per funzione biologica legata al succitato paradigma eterosessuale, continuiamo a muoverci negli ambiti del desiderio e della volontà. Il risultato è che il diritto, ancora una volta, si piega alla volontà ideologica e simbolista a tinte arcobaleno della step child adoption, che estendendo la responsabilità genitoriale sul figlio del partner funge da “cavallo di Troia” per aprire la strada alla pratica dell’utero in affitto. Cestinando il ruolo cardine della donna nella società e nella famiglia, la “gestazione per altri” la trasforma in oggetto; un’incubatrice per produrre bambini da rendere poi al legittimo proprietario, perdendone ogni diritto. Sulla spinta del pensiero unico -altro effetto collaterale di cui sopra- dove qualsiasi cosa che esula dalla dottrina gay è pura omofobia, il desiderio trasforma il diritto e con esso la donna diventa oggetto e il bambino un pacchetto regalo.Una lotta ideologia prima e un prodotto artificiale dopo. Per tanto, e concludo, invocare diritti che seppur non in maniera organica e unitaria la giurisprudenza già prevede, al mero scopo di nascondere, tra le righe di un progetto di legge iniquo di chiara visione “adultocentrica”, lo spettro della mercificazione dei bambini e lo sfruttamento delle donne, è di per se una cosa sulla quale non si può transigere. -Boldrini dove sei?