Medaglia d'oro a tito foibe giorgio la porta

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LA SINISTRA HA IL TERRORE DELLE FOIBE E HA CERCATO DI NASCONDERLE E NEGARLA IN TUTTE LE MANIERE POSSIBILI. IN QUESTO VIDEO VI SPIEGHIAMO IL PERCHE’. CI SONO COMPLICITA’, SILENZI E UNA QUESTIONE ECONOMICA NON AFFATTO IRRILEVANTE: LE PENSIONI INPS AI CRIMINALI COMUNISTI.


A cura di Giorgio La Porta – Si potrebbe scrivere un libro non sulle foibe ma sulla storia delle battaglie per portare questo argomento nei libri di storia. Ero un ragazzo di 15 anni quando al liceo alzavo la mano insistentemente per chiedere al prof di storia di parlarmi di foibe e lui, forse apposta o forse per ignoranza mi diceva che le foìbe (sbagliando la pronuncia) non erano in programma.

Era il ’97 quando il film Porzus che trattava dello sterminio da parte della resistenza rossa della resistenza non comunista, uscì nelle sale e per noi sembrò un bagliore di speranza. Ma in meno di una settimana il film sparì dalle sale cinematografiche.

Ricordo anche quando all’uscita del Libro nero del comunismo riuscì ad infilarmi alla conferenza stampa di presentazione e da bimbetto di 17 anni posi la domanda sulle foibe all’autore francese Stefan Courtois che mi liquidò dicendo che si trattava di incidenti locali.

Locali o no, le foibe hanno sempre rappresentato un tabù nei nostri libri di storia, uno sterminio comunista che in quanto tale andava negato fino in fondo.

Non era solo un problema di cultura, ma ci sono delle responsabilità politiche ben precise da parte del Pci italiano che molti vorrebbero far dimenticare.

Ci sono 20 mila italiani che sono finiti legati nel filo spinato e gettati in queste fosse carsiche, ragazze stuprate da plotoni d’esecuzione e poi uccise. E tutto questo con l’assenso di quel partito comunista che vorrebbe avere la presunzione di essere culturalmente superiore a tutto e tutti.

C’è un aspetto ancora più vergognoso della vicenda dietro al quale si nasconde probabilmente il motivo dell’imbarazzo della sinistra italiana.

I signori infoibatori che nel loro curriculum annoverano l’uccisione di decine di migliaia di italiani, stupri e violenze disumane, grazie a questi meriti ricevono la pensione di guerra dall’Inps. Non solo non gli chiediamo i danni o li sbattiamo in carcere come abbiamo fatto con altri criminali di guerra, ma addirittura gli paghiamo la pensione e la reversibilità alle loro vedove.

È uno scandalo tutto italiano del quale nessuno parla, ogni tanto grazie alla giornata del ricordo si accenna alla notizia, ma poi tutto sparisce nel nulla.

Abbiamo così dei criminali di guerra con le mani sporche di sangue come Priebke che anche dopo morto non merita neanche una sepoltura e altri che per aver legato degli italiani col fil di ferro, avergli sparato e averli gettati agonizzanti per giorni nelle foibe percepiscono ogni mese un assegno dello Stato italiano.

Ma tutto questo non avviene per caso, ci sono dei responsabili con nome e cognome che hanno permesso che la militanza nell’esercito di Tito (il massacratore degli italiani) fosse riconosciuto come servizio militare per la liberazione dell’Italia. In tutto questo gli eroi dell’ANPI che vanno a dare lezioni nelle scuole sulla storia della liberazione ovviamente non parlano, non sanno nulla o si nascondono dietro ad un vergognoso silenzio.

E’ stato necessario dover aspettare il 1994, il crollo del muro di Berlino e dei partiti comunisti per vedere l’apertura di un processo anche in Italia. E sapete dove e come sono stati trovati gli assassini delle foibe? Non sono serviti chissà quali segugi o servizi segreti, ma è bastato l’elenco dei pensionati INPS, perché questi signori con le mani sporche di sangue ogni mese vanno allo sportello a prendere la pensione pagata dall’Italia.

Non voglio spiegarvi le cose a parole mie ma allegarvi questo chiarissimo articolo della rivista ‘Storia’ del 30 giugno 1997 a seguito del quale ci sono state diverse interrogazioni parlamentari, anche se attualmente, 21 anni dopo pare che tutto sia rimasto invariato.

IL CASO DELLA PENSIONOPOLI BALCANICA SULLA RIVISTA STORIA DEL 1997

Pensionopoli balanica: l’Inps eroga ogni anno oltre 32 mila pensioni nell’ex Jugoslavia, spendendo circa 18 miliardi di lire al mese. fino a oggi abbiamo sborsato 3.500 miliardi. Questo esercito di vecchietti, in gran parte cittadini sloveni e croati, ha ottenuto la “minima” secondo un’interpretazione discutibile, o addirittura illegittima, di un regolamento della Comunità Economica Europea. Uno scandalo all’italiana che torna d’attualità con il processo delle foibe, perché nelle file dei pensionati d’oltreconfine ci sono molti responsabili della pulizia etnica ai danni dei nostri connazionali, fra il ’43 e il ’47, nei territori occupati dai partigiani jugoslavi. Ciro Raner, 78 anni, vive in Croazia e dal giugno del 1977 ha diritto alla pensione vos 50557306. Si tratta di sole 569.750 lire per tredici mensilità erogate dalla sede dell’Inps di Trieste, ma nell’87, data dell’accoglimento della domanda, ha incassato circa 50 milioni di lire di arretrati. E pensare che ai fini contributivi, da parte italiana, gli sono servite solo le 72 settimane di servizio militare fra il 1941 e il 1942. Niente di male, se non fosse per il fatto che a guerra finita Raner era il capo del campo di concentramento jugoslavo per prigionieri italiani di Borovnica, dove su tremila reclusi tornarono a casa soltanto un migliaio. “Eravamo in fila con una scodellina per avere un mestolo di acqua sporca e patate e quello davanti a me per fame cercò di raschiare il fondo della pentola. Subito la guardia lo colpì con una fucilata, trapassandogli il torace. Arrivò il Raner, che dopo aver preso la mira diede il colpo di grazia al ferito sparandogli alla nuca”, racconta in una testimonianza scritta G.P., ex deportato di Borovnica, che vive a Trieste ancora oggi terrorizzato dai ricordi. Come è possibile che l’Italia paghi a questa gente la pensione? Tutto ha avuto inizio nel 1957, quando il nostro paese stipulò una convenzione bilaterale con la Jugoslavia in materia di “assicurazioni sociali”, leggi pensioni, che riconosceva i periodi contributivi per chi aveva lavorato alternativamente o successivamente sotto la legislatura dei due stati. Vent’anni dopo, una circolare dell’Inps, su discutibile interpretazione del ministero del lavoro di un regolamento della Cee, estese la possibilità di accreditare ai fini previdenziali il periodo militare prestato per l’Italia anche a coloro che hanno perduto la cittadinanza, ma sono in grado di far valere il versamento dei contributi all’estero. Il ministro del lavoro che ha concesso la luce verde era, guarda caso, la democristiana, ex partigiana tina Anselmi. Dalla Jugoslavia partì una valanga di richieste, con un boom crescente dall’85 in poi, per arrivare ai dati ufficiali degli inizio ’94 che registrano 50mila domande presentate, 32mila accolte e 4000 giacenti. “I patronati giravano l’Istria con i furgoncini dotati di altoparlanti per raccogliere le pratiche”, rivela Paolo Biasutti, ex funzionario Inps. “Su ogni pratica il Ministero del lavoro riconosceva loro un percentuale e come se non bastasse l’Inps aveva la delega a trattenere dalla pensione la quota di iscrizione al sindacato. Così i patronati mungevano fior di quattrini”. Nell’affare c’erano di mezzo tutti, dalla Cgil, che si vide aumentare in quel periodo gli iscritti in maniera esponenziale, fino alla Uil e alla Cisnal.

“Ho aperto un’inchiesta sull’erogazione da parte dell’inps delle pensioni agli ex jugoslavi per accertare le eventuali violazioni di norme di legge e quindi la presenza di reati”, annunciava lo scorso settembre senza mezzi termini il sostituto procuratore della repubblica di Roma, Giuseppe Pititto, che ha chiesto il processo per i criminali delle foibe. Il caso più eclatante della Pensionopoli balcanica riguarda Mario Toffanin conosciuto come comandante giacca, responsabile nel ’45 del massacro delle Malghe di Porzus, nell’alto Friuli, dove furono eliminati i partigiani”bianchi”della brigata Osoppo perché contrari all’annessione della Venezia Giulia da parte delle truppe di Tito. “Giacca” fuggì in Cecoslovacchia, fu condannato all’ergastolo per l’eccidio e in seguito graziato dal presidente Pertini. Oggi Mario Toffanin vive in Slovenia con la pensione dell’Inps, vos 04908917, di 676.270lire. L’importo gli viene accreditato in dollari e comprende l’assegno per gli ex combattenti. “Per ottenere la pensione, “giacca” doveva dimostrare almeno 15 anni di versamenti retributivi;e in effetti l’Inps registra 362 settimane in Italia e ben 673 in Jugoslavia. Il boia di Porzus, come viene ancora oggi chiamato, denuncia che dal 16 maggio ’45 al 20 luglio ’46, ovvero quando doveva essere presumibilmente ricercato per il massacro, era dipendente della Federaciji Kpi, Trst, la federazione del Pci di Trieste. Inoltre, la Jugoslavia gli ha raddoppiato la militanza partigiana, da 4 a 8 anni permettendogli così di ottenere la “minima”dall’Inps”. Ironia della sorte, la vedova del comandante Francesco De Gregori, nome di battaglia “Gola”, ucciso a Porzus e per questo insignito della medaglia d’oro al valor militare, ha di pensione ancora meno del carnefice di suo marito. Altri “pensionati” accusati di crimini contro gli italiani che continuano a ricevere soldi in dollari dall’Inps sono Nerino Gobbo, Giuseppe Osgnac, Giorgio Sfiligoy, Franc Pregely, Branko Cermely, per citarne alcuni. Raccolte di firme, proposte di legge, commissioni parlamentari, interrogazioni soprattutto da Alleanza Nazionale e lega nord sono rimaste lettera morta “Siamo obbligati a versare queste pensioni”, sostengono all’ufficio stampa dell’ente di previdenza. “Si tratta di un assicurazione: se tra gli aventi diritto risultano anche ex criminali di guerra, titini o nazisti che siano, dobbiamo continuare a pagarli”. “In Germania sta facendo scalpore la rivelazione delle 15 mila pensioni pagate agli ex Ss, ovvero i soldati più fedeli a Hitler, ma si studia una legislazione per togliere la previdenza a chi si sia macchiato di crimini di guerra. Almeno i tedeschi pagano i propri carnafici, mentre noi manteniamo quelli degli altri, con le mani sporche di sangue italiano”.

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