fonte: skytg24

A cura di Antonio Canto. 

Afd fa saltare il banco, cambiano gli schemi e tramonta il sillogismo destra=omofobia.

Un accostamento oramai scontato, quasi pleonastico, una maschera che inevitabilmente viene imposta dalla nota stampa di sinistra a chi vuole proteggere popolo e confini dall’invasione incontrollata.

E così, nella Germania dei buoni propositi comunitari Merkelliani, esplode la miccia dentro le urne e quel partito alternativo populista diviene un interlocutore fondamentale in Parlamento.

L’estrema destra guidata dall’omosessuale dichiarata Alice Weidel, ovvero Alternative Für Deutschland si siederà tra i banchi del Bundestag, quasi una rivoluzione d’ottobre, se non fosse che hanno votato a settembre.

Finisce, in un colpo solo, la convinzione che i gay non possano schierarsi di netto contro uno dei baluardi della Sinistra buonista e benpensante.
Tramonta il mito del gay sensibile e antifascista.
Sia chiaro, non è stato l’orientamento sessuale della leader Weidel a creare scompiglio e fastidio alla elite politica tedesca, certo è, se si fosse presentata con i Gruenen, i verdi delle langhe, avrebbe fatto meno scalpore ed invece alimentata la campagna elettorale attaccando gli immigrati ed accusando la minoranza musulmana tacciata di omofobia, impugna ideali di estrema destra, rifugiandosi tra le braccia tese dei suoi sostenitori.

Roba da far impazzire la Boldrini.

Aldilà dello scompiglio di palazzo, è chiaro che la Cdu di Angela Merkel rimane il primo partito tedesco con il 32,9% dei consensi, ma il crollo verticale rispetto a 4 anni fa è un segnale importante.

Nessuno dormirà tranquillo.

E Schultz?

I socialisti vanno all’opposizione. È caduto il muro di gomma.

Lo fanno per due validi motivi: chiamarsi fuori dall’abbraccio mortale della Merkel, che ha stancato i militanti e perso voti importanti ed evitare di lasciare l’opposizione all’estrema destra che avanza, sarebbe un passo falso.

Alice Weidel, aldilà della mistificazione sociale, oltre a non aver per nulla sfigurato nell’ex Germania Ovest, mette la bandierina lá dove volano le aquile di matrice sovietica.

Nell’ex Germania Est ha, pur non in termini di voti, trionfato l’estrema destra. Si riuniscono Est ed Ovest anche politicamente, un avvicinamento ideologico così importante non si vedeva dalla caduta del muro.
Quasi un’ideologia liquida, per citare Baumann, che interessa tutti gli strati sociali e si distende tra i lander, solidificandosi quando serve, un populismo intelligente che sa leggere il momento storico ed inizia ad avere molti interlocutori. Questo è un dato statistico, non un’opinione.

Complessivamente, un successo politico che molti attribuiscono alla virata imposta dal congresso nazionale di qualche mese fa che ha certificato la guida del duo Gauland-Weidel e messo in minoranza la presidente Frauke Petry. Quest’ultima rappresentava la linea più moderata del partito. Una strategia vincente.

Qual’è la spiegazione più plausibile? Perchè frena il mito della Germania dorata, terra di lavoro e di opportunità?
La risposta è semplice.
Lo smembramento del contratto nazionale del lavoro, la caduta dei salari reali, la chiave è lì, la svalutazione del lavoro, dalla “riforma Hartz” di Schroeder fino al jobs act tedesco, il risultato è questo.
E persino la Linke perde il suo elettore principale, l’operaio, abbandonando il cuore delle fabbriche, affiancando il liberismo commerciale.
Cambia il volto della Germania che conosciamo o è solo una svista, un errore di valutazione?

Vedremo.

Ed in Italia? Profilo basso.

Salvini, dopo Pontida, sembra aver messo una marcia in più, anche se i sondaggi lo ridimensionano dello 0.5%,
Meloni, da Atreju, fa la voce grossa e non vuole cedere il passo. Berlusconi non si pronuncia, passa liscio il messaggio del quarto mandato della Merkel, continuando a ribadire che in Europa “si deve lavorare come alleati per contare di più”.

La Sinistra si sfascia, il centro destra sembra favorito fintanto che non verranno fuori i mal di pancia interni e Renzi, cambiando i toni della comunicazione politica, prepara una maggioranza allargata, accomodante, ma con percentuali consistenti, con qualche sgambetto in vista agli alleati.

In attesa della Sicilia e della nuova legge elettorale “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.

Attendiamo.