Sui barconi oltre alle ‘donne e i bambini’ ci sono i terroristi pronti a sacrificarsi per la Jihad. Scattati 15 arresti in Sicilia.

A cura di Giorgio La Porta – “Vi sto raccontando quello che so perché voglio evitare che vi troviate un esercito di kamikaze in Italia“. Sono le dichiarazioni che fanno tremare di un pentito della guerra santa che sta collaborando con i magistrati e sta permettendo di fare luce sugli sbarchi dalla Tunisia.

Dietro l’ondata migratoria si nasconde una rete bene organizzata e non con fini propriamente umanitari. Nei barconi non ci sono solo le donne e i bambini che scappano dalla guerra ma uomini addestrati e pronti a portare in Italia e in Europa atti di terrorismo.

I 15 fermati sono accusati a vario titolo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e terrorismo – “Reati questi aggravati poiché commessi avvalendosi del contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività delinquenziali in più di uno Stato”, dichiarano gli inquirenti all’agenzia Adnkronos.

Scrivono i magistrati che tale organizzazione criminale rappresenta ‘una attuale e concreta minaccia alla sicurezza nazionale’ oltre a parlare di ‘rischio terrorismo di matrice jihadista’.

A chi fino ad oggi raccontava la favoletta delle donne e i bambini che scappano dalla guerra va raccontata anche questa parte della storia. Non sapremo mai quante persone arrivate fino ad oggi stiano in questo istante predicando l’odio o addestrando possibili attentatori.

“Sussistono significativi ed univoci elementi per ritenere che l’organizzazione in esame costituisca un’attuale e concreta minaccia alla sicurezza nazionale – affermano i magistrati-  poiché in grado di fornire a diversi clandestini un passaggio marittimo occulto, sicuro e celere che, proprio per queste caratteristiche, risulta particolarmente appetibile anche per quei soggetti ricercati dalle forze di sicurezza tunisine, in quanto gravati da precedenti penali o di polizia ovvero sospettati di connessioni con formazioni terroristiche di matrice confessionale”.

L’odio passa anche attraverso i social network ed ecco che uno degli indagati risulta essere contiguo ad ambienti terroristici a fondo jihadista pro Isis ed aver postato proprio su Facebbok una campagna di propaganda filo terrorista con incitamento all’odio razziale e alla violenza. Era iscritto al gruppo ‘Quelli ai quali mana il Paradiso’ ed avrebbe inneggiato al sacrificio in nome di Allah, oltre ad inneggiare all’Isis e a postare foto di bandiere Usa bruciate.

Bella gente insomma, ma state sicuri che i buonisti di mestiere continueranno a predicare porte spalancate per tutti.

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