A cura di Giorgio La Porta – L’indipendenza della Catalogna dalla Spagna squarcia il dibattito politico anche in Italia. Cosa c’è alla base della richiesta della popolazione catalana per l’indipendenza di questa regione? Fondamentalmente oltre ad una lingua autonoma e ad una propria cultura, il motivo che rende così attuale la richiesta di indipendenza è una differente velocità dell’economia.

La Catalogna è economicamente definita la locomotiva della Spagna e in un dibattito che spesso e volentieri non è lontano da quello italiano i catalani reclamano di lavorare tanto per mantenere zone centrali dove la gente vive di sussidi di disoccupazione e di ‘paro’. Qualora dovessimo stabilire che basta una lingua autonoma, una differente cultura e una differente velocità dell’economia per richiedere la secessione, allora non vedo come non possa essere fatta la stessa richiesta dai veneti piuttosto che dai siciliani, dai calabresi piuttosto che dai piemontesi.

Oggi parliamo di questa indipendenza perché le immagini degli scontri a Barcellona stanno facendo il giro del mondo e molta gente vede la violenza dello Stato centrale contro un referendum che è stato dichiarato incostituzionale e dunque illegale. Ma cosa dovremmo fare domani mattina se la regione Sardegna dichiarasse un referendum per la secessione dall’Italia? Mandare una raccomandata per dire ‘fate come volete’ o intervenire con la forza per fermare qualcosa che non è legale e non è riconoscibile dalla nostra Costituzione?

Ci sono referendum anche in Italia che sono proibiti dalla Costituzione e sono in particolare quelli in materia economica, ovvero non possiamo fare un referendum per abolire le tasse, e i referendum in materia di ratifica dei trattati europei. In poche parole nessuno di noi può votare per abolire questa o quella legge approvata dall’Europa. In Italia sono state recepite moltissime leggi europee senza che l’Italia potesse far nulla, leggi che uccidono l’agricoltura e parte del nostro tessuto economico. Eppure non mi sembra che qualcuno abbia indetto referendum e che sia stato necessario far intervenire l’esercito.

Comunque vada il referendum di oggi apre una ferita che durerà per anni, qualsiasi siano le conseguenze dei prossimi giorni la Catalogna continuerà a ribadire le proprie posizioni in maniera sempre più forte fino ad ottenere la sua indipendenza da Madrid. Ciò che ieri pensavo dell’Italia nei confronti della Padania lo penso coerentemente oggi nei confronti della Spagna e della Catalogna.

Siamo in un’Europa dove la Germania con i suoi 82 milioni di abitanti fa la parte del leone.
Pensiamo cosa avverrebbe se invece di trovarsi attorno a un tavolo con un interlocutore come l’Italia da 60 milioni con la Spagna da 46 milioni etc etc, si trovasse a fare la superpotenza contro piccole province di 7 milioni di abitanti come la Catalogna. Se la Germania è fortissima e non fa secessioni interne, evidentemente è questa la strada giusta da percorrere ed anzi sarebbe più intelligente unire i paesi in chiave antitedesca piuttosto che dividerci e subire le loro folli regole.

In poche parole trovo più rivoluzionario stare con la Spagna che con Catalogna. Ricordo la mia prima manifestazione a Milano nel lontano ’96 con An allo slogan di ‘ma quale Padania, ma quale secessione, l’Italia è una e resterà nazione’. Oggi come allora dalla parte degli stati nazionali!