immigrati-settimana – a cura di Simone Paris – In questi giorni è stata approvata dalla Camera dei Deputati, in prima lettura, la nuova legge sulla cittadinanza, già ribattezzata ius soli temperato.

Si va a riformare completamente l’attuale impianto legislativo, che è basato sull’istituto giuridico dello ius sanguinis.

Spesso la scelta di un ordinamento nazionale oscilla tra lo ius soli e lo ius sanguinis.

Lo ius sanguinis permette l’acquisizione della cittadinanza per il fatto della nascita da un genitore in possesso della stessa cittadinanza; mentre lo ius soli indica l’acquisizione della stessa per il fatto di nascere nel territorio dello Stato, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori.

Oggi è possibile acquisire la cittadinanza italiana solo per ius sanguinis, ovvero per i nati nel nostro Paese da almeno un genitore italiano; mentre, lo ius soli trova applicazione, come norma residuale, in due soli casi, ovvero per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi.

 Il nuovo decreto legge rappresenta un compromesso tra i due istituti giuridici; la cittadinanza verrà concessa per ius soli temperato, ovvero ai figli di stranieri nati in Italia, con il vincolo che almeno uno dei due genitori sia in possesso di un permesso di soggiorno UE di lunga durata o per ius culturae, ovvero ai nati al di fuori del territorio nazionale, a patto di essere entrati in Italia prima dei 12 anni e di aver frequentato e portato a termine un ciclo scolastico.

Per ottenere la cittadinanza c’è bisogno di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore o da chi esercita la responsabilità genitoriale all’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore, entro il compimento della maggiore età. Se il genitore non ha reso tale dichiarazione, l’interessato può fare richiesta di acquisto della cittadinanza entro due anni dal raggiungimento della maggiore età.
La norma transitoria prevede l’applicazione della legge anche agli stranieri in possesso dei requisiti e che abbiano superato, al momento dell’approvazione della legge, il limite dei venti anni per farne richiesta.

Quasi imbarazzante è stato il silenzio della pubblica opinione, distratta dalle riforme costituzionali, nel quale è stata approvata questa legge. Si va a stravolgere completamente il concetto di cittadinanza, così come oggi inteso dagli Italiani, andando ad investire gli equilibri sociali e il futuro del nostro Paese.
Ciò va ad inserirsi nel solco del processo di integrazione e globalizzazione europea, in un’Europa libera da frontiere e dogane, andando però a scontrarsi con la difesa dell’Identità nazionale, sul sentirsi pienamente e fieramente Italiano.

Per inciso, lo ius soli trova applicazione solo in Francia e negli Stati Uniti, anche nei più ‘democratici’ paesi nordeuropei vige il principio dello ius sanguinis.
Siamo proprio certi che in un Paese come l’Italia uno ius soli, anche se nella sua forma temperata e non pura, sia veramente necessario ed accettato dalla maggioranza dei cittadini italiani? Sentirsi Italiano vuol dire avere una cultura, una tradizione, dei valori che non sono negoziabili.
A mio modesto parere lo ius soli temperato rappresenta un azzardo, un passo troppo in avanti, poiché con questo nuovo impianto legislativo è sufficiente essere nati in Italia per poter essere definiti cittadini Italiani.
Sicuramente più accettabile è lo ius culturae, per il quale si acquisisce la cittadinanza italiana solo dopo aver concluso e superato un ciclo scolastico. Questo principio dovrebbe essere esteso a tutti gli stranieri, siano essi nati in Italia oppure giunti prima del compimento dei 12 anni.
Frequentare e concludere positivamente un intero ciclo scolastico vuol dire acquisire una familiarità con la lingua italiana, con le nostre tradizioni, con la nostra Storia e con i nostri valori.
Però, prima di esserlo burocraticamente, si deve essere Italiani nel cuore e nella mente.