discorso-mattarella– A cura di Nicola Tancredi – Qualche giorno fa è andato in onda – a reti unificate! – il celeberrimo discorso del Presidente. Forse la metà degli italiani all’ascolto non hanno visto la mezzanotte e non sono bastati neanche i rituali fuochi pirotecnici per destarli dal sonno causato dal narco-messaggio del presidente Mattarella. L’altra metà, che invece eroicamente ha resistito a un sermone prestampato, moscio e scontato è risucita a captare un sibilo che, nell’ovvietà giaculatoria del rito di fine anno è apparso quasi come un ruggito. A metà del suo discorso, infatti, il presidente è uscito dal sarcofago in cui era relegato da molto tempo- lui non ficca il naso come il suo predecessore negli altrui poteri- e con “slancio” aitante ha sibilato un concetto non scontato.

Gli evasori – ha detto – danneggiano la comunità nazionale e i cittadini onesti. Le imposte sarebbero decisamente più basse se tutti le pagassero. Invece l’evasore ostacola le prospettive di crescita”.

Peccato. Peccato davvero che quello slancio sia stato rovinato in seguito, da chi, per nove anni, ha tessuto lodi all’onniveggente Giorgio e che ora si inchina ai piedi del Quirinale nel coro unanime di lodi e standing ovation, senza accorgersi, tra l’altro, che la narcosi del presidente si presentava come uno schiaffo, una tirata di orecchie al “sempre verde” premier vip, alla sua visione ottimistica e facilona, e anziché unire tutti nel coro delle lodi, avrebbe dovuto far imbarazzare i partiti di maggioranza.

Inoltre, se si osservano i dati di Confindustria che stimano l’evasione italiana al 2015 a quota 122 miliardi, alias 7.5 punti del Pil, l’imbarazzo, per non dire la vergogna, sarebbe dovuto essere doppio dato che le lodi al P.d.R, provenivano da quella parte politica che, per buona parte, ha posto in essere quanto sopra. Sono anni ormai che assistiamo inermi alle solite filastrocche che vedono possibile la riduzione dell’evasione solo se accompagnata da un maggior senso civico -e contributivo- del cittadino.

Finchè il senso civico non sarà intrinseco in ogni uno di noi, lo Stato non ridurrà le tasse e di conseguenza il Pil non crescerà, l’economia ristagnerà e la disoccupazione regnerà sovrana, il tutto a scapito dei lavoratori, dei contribuenti e delle imprese oneste. E’ il solito gatto che si morde la coda, una realtà gattopardiana del predicare bene e razzolare male. L’emergenza dell’evasione è al primo posto in Italia. Pertanto deve essere combattuta a mo’ di Dracone -o Draconte, che dir si voglia- con leggi speciali, forti e decise. Pochi se ne sono accorti, ma il messaggio mattarelliano è stato un “richiamo all’ordine” a un Governo che fa l’esatto contrario. Il richiamo all’ordine deve però essere sostenuto da un’inversione di marcia e questo significa rimuovere dal panorama giuridico italiano ciò che l’Esecutivo e la maggioranza hanno fatto sinora; pertanto, abolire tutte le soglie di non punibilità per l’evasione e il falso in bilancio introdotte dal governo; ristabilire i reati di abuso del diritto e di falso in bilancio per valutazioni fasulle -“ingenuemente” depenalizzate-; raddoppiare le pene per tutti i reati fiscali e finanziari. Tutto questo è possibile a patto, sia chiaro, che l’altra sera l’ex gregario nella corrente di De Mita o se preferite, il relatore canuto della legge elettorale “mattarellum”, parlasse sul serio. Se le sue non erano le solite ovvietà istituzionali, ha tutti gli strumenti per richiamare il governo e le forze politiche alle proprie responsabilità. Viceversa, rientri pure nel suo sarcofago fino al prossimo Capodanno. Buon anno italiani.