Ostia-ex-colonia-Vittorio-Emanuele– a cura di Andrea Rapisarda – E’ ammirevole che dopo decenni, un leader di partito sia venuto a vedere le condizioni attuali della Colonia Vittorio Emanuele III. Matteo Salvini ha potuto constatare di persona la trascuratezza di questa bellezza architettonica, che oltretutto, ha segnato (e dovrebbe continuare a farlo) la storia del territorio di Ostia e dell’intero X Municipio.

Nata come colonia marina nel lontano 1916, la struttura ha sempre svolto ruoli di primaria importanza a livello sociale: nel 1925 diventa lazzaretto per i cittadini con la tubercolosi, mentre dagli anni ’50 si trasforma in un collegio per i figli delle famiglie meno abbienti romane. Va ricordato come l’immensa Colonia abbia vissuto anche la Seconda Guerra Mondiale, venendo occupata e vandalizzata dai tedeschi nel ’43 e poi ricostruita nella metà del ‘900.

Il forte impegno simbolico e sociale di questa struttura ha sicuramente pesato sulla sua cattiva gestione attuale, visto che il centrosinistra – con la compiacenza di associazioni satellite e del centrodestra – ha creato al suo interno un ghetto per sbandati durante gli anni delle sue amministrazioni. La Colonia Vittorio Emanuele III in questo momento è divisa, con una parte fortemente improntata al sociale (l’ostello della gioventù, la biblioteca Elsa Morante, il Teatro del Lido, locali affidati alla Comunità di Sant’Egidio, la Caritas, un centro anziani e una moschea) e l’altra lasciata all’abbandono dalle istituzioni. Una situazione deplorevole che è andata aggravandosi nel tempo, ma che è cominciata nella metà degli anni ’90 con le prime occupazioni da parte dei nomadi e degli immigrati sotto l’amministrazione romana del centrosinistra (c’era Veltroni come sindaco).

L’illegalità che vive negli stabili è paurosa, vista la realtà ghettizzante che si vive al suo interno: dalle baraccopoli nomadi nel cortile, ai locali che sono attualmente dimora per sbandati mantenuti dallo Stato. Nei locali interni sono nati “compro oro” irregolari, si spacciano sostanze a tutte le ore del giorno e ci sono fortissimi fenomeni di racket (come i parcheggiatori abusivi). In questa “casa della cultura” del territorio vediamo primeggiare il totale degrado, che porta numerosi disagi anche ai cittadini che vivono nei dintorni. Le vie limitrofi alla struttura vedono la presenza costante di parcheggiatori abusivi (provenienti dalla Colonia), che senza ritegno chiedono soldi e vandalizzano le auto di chi non si ferma a dargli qualche moneta. Spacciatori extracomunitari che smerciano sostanze nelle strade adiacenti, in punti dove sorgono diverse scuole e quindi diventa più facile avvicinare giovani ragazzi ingenui.

Ma il peggio si vede entrando nei locali occupati della struttura, dove da quasi vent’anni si vive d’anarchia e degrado. Premesso che le condizioni strutturali dell’area occupata sono di una precarietà estrema (attacchi elettrici scoperti, stanze vandalizzate, sporcizie ovunque), va detto come ogni punto di questi spazi diventi potenzialmente un alloggio per sbandati. Un “ben di Dio” lasciato all’abbandono, con la compiacenza delle istituzioni che si sono susseguite nel territorio – e nella Capitale – in questi anni: basti vedere la bellezza della terrazza dello stabile, che affaccia sul mare e ora viene vissuta da sbandati.

Per il suo valore architettonico e storico la Vittorio Emanuele ha bisogno di una forte riqualificazione, che vada a ripristinare quello stato di legalità che manca da anni. Servono progetti concreti per questo stabile, magari tracciando un percorso rivolto alle attività sociali verso il territorio del X Municipio. L’idea di creare un’Università al suo interno non sarebbe male, poiché si rivelerebbe consona alla sua utilità collettiva verso i cittadini (di Roma e non solo). Ma sarebbe gradito qualsiasi impegno per tale bellezza, a patto che il forte stato di degrado finisca: anche in questo caso servirà un futuro sindaco che s’interessi alla causa, rompendo con un ciclo amministrativo che ha fatto di questi locali un rifugio per sbandati.