A cura di Francesco Severa – Immaginate quale oscurità doveva esserci nella capanna di Betlemme. Quale scura pece tappava gli occhi di quella umanissima famiglia che non aveva trovato un tetto; nessun sacrificato alloggio per quella Ragazza col suo bimbo in grembo. Solo un’instabile stamberga, tugurio polveroso e pericolante, la Santa Famiglia ha potuto in quella notte chiamare casa. La verità è che, pur circondati da mille luci accecanti, spesso sperimentiamo anche noi quello stesso smarrimento, quella stessa apparente cecità. Non siamo forse anche noi al buio? Un buio fatto di insicurezza. Inermi davanti ad un mondo che cambia impetuosamente e apparentemente senza controllo, non ci sentiamo più padroni del nostro destino. Tutte le salde pietre delle nostre certezze si sfaldano sotto i colpi di una civiltà contraria, straniante, inumana. Un effimero, materialissimo, accattivante Tutto che ha cancellato la meraviglia del Nulla. Mai è stato in realtà estraneo all’Uomo questo senso di incompletezza; l’idea che la vita in fin dei conti debba esistere in ragione di una condizione non meramente finita e materiale, ma eterna, universale, l’unica che ci rende noi stessi, l’unica che ci rende veramente uomini. Condizione che però è sfuggevole, incomprensibile, formidabile: “tutti gli uomini hanno nostalgia anche quando sono a casa, e si sentono forestieri sotto il sole”.

Questa nostra nostalgia di infinito, la sete di Dio, che è misura potenziale della nostra libertà, appartiene a ogni cuore sotto il cielo, consapevolmente ovvero inconsapevolmente. Chi ci disseterà? La sconvolgente luce del Natale segna i confini di una risposta a questo interrogativo, tanto semplice quanto straordinaria: non solo noi abbiamo nostalgia di Dio, ma ancor di più Dio ha nostalgia di noi. Pur sotto le precarie travi che reggono la paglia ormai fradicia di una rozza capanna, pur nel fango e nella sabbia scivolosa di quella catapecchia inospitale, è lì che, in un luogo ben preciso, in un momento stabilito della storia, il sorriso innocente di un Bimbo ci dice che siamo a casa. L’antica saggezza benedettina offriva agli stolti un’osservazione evidentissima eppure spiazzante: sidera nocte micant, le stelle brillano di notte. È quando l’oscurità ci circonda che più chiare vediamo le fioche luci della provvidenza, che sempre rompono il buio. È nella disperazione che fiorisce il coraggio. È in un Bimbo la salvezza. Ero cras. Per voi, io ci sarò domani.