image-di Giorgio La Porta –

C’ è un pubblico delle grandi occasioni ad ATREJU, la festa dei giovani di Fratelli d’Italia. L’emozione mista alla tensione per l’attesa per il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi sono evidenti. Tutto deve essere perfetto. C’è anche un gruppuscolo di ragazzi incravattati che vorrebbe sventolare le proprie bandiere, ma gli viene fatto notare dagli organizzatori che non è il caso, visto che sono ospiti in casa di altri.

Entro in sala stampa e Silvio parla del ’94, della magistratura e della rivoluzione liberale. No, non ce la posso fare. Ho il tempo di un caffè prima che inizi a parlare della ricetta liberale di meno tasse più sviluppo. Vado a fare qualche foto in sala, prendo un caffè e dal 94 è arrivato al complotto internazionale contro il suo Esecutivo. Non contento, la ricetta liberale del ‘meno tasse più lavoro’ la ripete ben due volte, metti che qualcuno negli ultimi 20 anni se la fosse persa. Silvio finisce e assisto ad una brutta scena tra colleghi sul divanetto della sala stampa. C’è una giornalista di un’agenzia che sta scrivendo in diretta il pezzo sull’intervento berlusconiano, mentre un ragazzo chiude il pc e dice ‘basta me ne vado’. Lei allibita gli domanda se abbia già finito l’articolo e lui accennando un sorriso afferma: “ormai i pezzi su Silvio li scrivo già a casa, poi vengo qui e li integro con eventuali novità che vengono dette durante i discorsi. Tu hai sentito qualcosa di nuovo?”
Sono sconvolto da così poca professionalità e vorrei tanto bacchettare il tipo. Inizio a ripensare a tutto il discorso fatto, ma poi mi arrendo e mi arrabbio ancora di più visto che ha perfettamente ragione. Niente di nuovo.
Mi brucia e mi fa male un centrodestra che non ha più nulla di nuovo da dire.
Nonno Silvio è stato accolto in platea affettuosamente come un padre nobile ma il suo discorso è tutto rivolto al passato, a ciò che è successo negli ultimi 20 anni. Cosa bisogna fare da domani è un mistero della fede.
L’unica proposta che viene acclamata dal pubblico è la richiesta di chiusura immediata di Equitalia.
Ma sono gli stessi ragazzi in sala a borbottare un attimo dopo che fu proprio Tremonti a dare più poteri a Equitalia.
Non è affatto facile essere nuovi dopo vent’anni di attività politica e presenza all’interno dei palazzi e si è persa quella spinta propulsiva che faceva di Silvio l’attaccante migliore della coalizione.
Sale Giorgia Meloni sul palco e lancia una buona proposta, puntando sull’usato sicuro, ovvero riproponendo la mobilitazione di piazza che portò 2 milioni di persone in piazza contro Prodi e che
portò nel Paese la nascita di una grande coalizione di centrodestra capace di vincere contro la sinistra con 10 punti di vantaggio.
Anche di fronte a questa occasione d’oro per far tornare unito tutto il centrodestra in piazza, Berlusconi sorride, resta in silenzio, si alza e augura ai ragazzi di poter realizzare tutti i propri sogni, ignorando che uno dei più grandi sogni della platea sia rivedere un Esecutivo di centrodestra.
Un silenzio che ci fa leggere una regia dietro alle continue transumanze di senatori forzisti a sostegno del Governo Renzi.
È un dato di fatto che Forza Italia non abbia mai proposto una mozione di sfiducia nei confronti di Renzi e in politica mai nulla è casuale.
Le elezioni oggi sono per qualcuno come la verifica di matematica ai tempi della scuola. Qualcuno non vuole contarsi perché sa che comunque vada non sarà più l’esponente più votato della coalizione e comunque non sarebbe più determinante come ora.
Gli scappa addirittura una battuta sulle elezioni tra due anni, dando già per scontato che Renzi faccia tutta la legislatura senza problemi.
Nonno Silvio non entusiasma e non scalda i cuori come una volta. E chi scrive non è un pericoloso giornalista comunista, ma un ex amministratore del PdL candidato alle politiche di tre anni fa.
O si cambia strategia oggi, o assisteremo al ballottaggio tra Renzi e Grillo, poi ci alzeremo, andremo davanti allo specchio e ci ripeteremo che con meno tasse si crea più sviluppo, più lavoro e più libertà.