foto a cura de Il Tempo

Alessandro Di Battista annuncia il suo ritiro. Un bel gesto nobile per l’intero panorama politico italiano. Da destra gli concediamo l’onore delle armi.

A cura di Giorgio La Porta – Che bello. In un momento in cui parte del centro destra è riunito in una preghiera collettiva con tanto di lumicini e ‘rosarioni in sala mensa’ nella speranza che domani la Corte di Strasburgo possa reintegrare l’anziano leader, qualcun altro e nello specifico un giovane rampante quarantenne di un’altra coalizione scenda dallo scranno e annunci di non voler campare di politica.

Se siamo professionisti prestati alla politica è alquanto incoerente che qualcuno di noi voglia restare interrottamente in quel palazzo dal lontano 1992. Proprio perché si rischia di diventare dei professionisti della politica in maniera cronicizzata e non avere più il contatto con l’esterno del Palazzo, di vivere la vita attraverso gli occhi della sala stampa di Montecitorio o di Palazzo Madama perdendosi così dei bellissimi colori quotidiani.

Onore a Di Battista che senza alcun dubbio è uno dei soldati migliori dell’esercito grillino. Non condivido molte delle sue battaglie e tanto meno la sua moralizzazione attruppata della politica, ma il suo gesto oggi è un esempio lampante nei confronti di tutta quella vecchissima classe dirigente, tanto del centrodestra quanto del centro sinistra, che fa carte false non solo per essere ricandidata in posizioni blindate, ma pretende i dicasteri migliori nel momento della vittoria.

Il Partito Democratico è riuscito a ‘svecchiare’ un minimo la classe dirigente con Bersani prima e con Renzi dopo. Ricordo che ad un giovane trentenne fu affidato il ruolo di Capogruppo alla Camera che per il centro destra sarebbe una vera e propria bestemmia, visto che se non hai almeno e sette legislature alle spalle e la partecipazione all’impresa dei Mille sei troppo giovane per toccare palla.

Non faccio del giovanilismo e non dico che essere ‘vecchi’ sia negativo ed essere giovani sia per forza positivo. Sto affermando un altro concetto. La vera forza del centrodestra è data dagli amministratori locali che stravincono ovunque e che vengono puntualmente mortificati da una classe dirigente parlamentare che in un contesto di normalità non dovrebbe essere seduta su quegli scranni. Finché gli amministratori locali non potranno fare il salto e nessuno misurerà il loro merito, non ci sarà quello scatto e quella voglia di correre che permetterà al centrodestra di essere vincente. E questo salto vale molto di più del 3-4% che ci manca per vincere le politiche. Perché il candidato giusto nel collegio fa vincere quel collegio e una cosa sarà candidare un giovane sindaco vincente e un’altra sarà metterci la donna di, l’estetista di, l’avvocato di, l’amico di etc etc etc.

Non lo vorrei mai dire ma lo sto dicendo. Il centrodestra prenda esempio da Dibba. Quando arriva la notizia del suo ritiro anche tra i ragazzi della nostra redazione, qualcuno con coraggio dice ‘peccato forse un giorno lo avrei votato’. E siamo una redazione di centrodestra. Io stesso proprio in questo mese compio 20 anni dal mio primo voto alle comunali di Roma del ’97. Ho sempre votato a destra, eppure dico che tra qualche mese deciderò chi votare in base a chi sarà il candidato del mio collegio. Se ci sarà qualcuno che si è seduto nel Governo Renzi, col cavolo che lo voto e stesso vale per gente indagata o poco trasparente. Non sono diventato grillino. E’ che quando ancora Grillo faceva il comico, noi vincevamo le elezioni dicendo ‘niente sconti di pena, chi sbaglia deve pagare’. Io sono rimasto su quella linea, probabilmente qualcun altro ha cambiato idea.

Torno a Di Battista che nelle ultime ore mi è diventato ancora più simpatico. Che bella lezione di vita. Che bella lezione di politica. Che bella pagina di storia italiana. Sicuramente mi è più simpatico lui che quei deputati incontrati negli ultimi mesi che come in un antico coretto di chiesa mi hanno detto: ‘Nooo non solo sono in posizione bloccata, ma di sicuro faccio il ministro’.

Faccio i miei auguri, da destra al giovane papà. Perché con i suoi 39 anni ha dato una lezione di vita ad un’intera generazione politica.