polonia-di Tomasz Kociuba- Lunedì nero: tremano ancora le banche al solo eco di queste parole, eppure c’è chi non si fa scrupoli ad usarle in altri contesti. In Polonia il centro-sinistra ha annunciato il “Lunedì nero”, ma in che senso? Crolli finanziari? Crisi economica? Catastrofi bancarie? Niente di tutto ciò, cari lettori, se non il fatto che alcune persone non sono d’ accordo con la linea del Governo. E la linea è ben chiara: divieto assoluto di aborto. Un passo indietro per molti (Bruxelles in primis); già si sente l’ Europa gridare “al Medioevo!”, o forse è troppo occupata ad osannare il mancato quorum del referendum ungherese. Ma veniamo al punto. Uno dei “pallini etici”, se così vogliamo chiamarli, è ovviamente quello dell’ aborto, accanto al quale l’ attualità non esita ad accostare le altre tre “chicche” del progresso umano: eutanasia, divorzio e gender. In questo articolo mi limiterò a commentare il pallino numero uno. Entrando nel contesto europeo, consideriamo che ogni Paese (anche se contro l’ aborto) è tenuto a rispettare sull’ argomento una qualche forma di legittimazione giuridica, di pari passo con quella che si chiama “legittimazione sociale”. Sulla legittimazione sociale l’ Europa ha una linea ancora più chiara e si capisce da un postulato semplicissimo: il suo motore primo è l’ informazione. Cari lettori: se per cinquant’anni tutte le piattaforme, appunto, “sociali” vi dicessero che 2+2=5 , finireste con il crederci. Non dimentichiamo (e stiamo certi che lì non succederà) che in Polonia la dittatura comunista aveva l’affascinante nome di “democrazia popolare” e, tragedia ancora più grande: la gente ci credeva veramente. Considerato questo, ci penserei anche tre o quattro volte prima di chiamare “progresso” quello che l’Europa considera, per l’appunto, progresso. Per fare un ulteriore esempio, quella che Bruxelles ha etichettato come “politica autoritaria e antidemocratica” in Polonia si è concretizzata con il programma 500plus+ (500 zloty MENSILI per ogni bambino nato dal 1 aprile 2015 – ivi compresa flessibilità annuale) ; con l’abbassamento dell’età pensionabile (60 anni), per favorire il ricambio generazionale; con un grande recupero di quella dignità nazionale persa nel vuoto umano e morale comunista. E i giovani non hanno esitato a fare questo passo avanti, in barba al progresso. E gli effetti di questa linea di governo non sono solo numeri: vedere una città come Varsavia abbellita, per non dire illuminata, dalla gioia di tante giovani madri fiere e consapevoli di custodire il mistero più grande che mai la loro vita potrà eguagliare, è l’espressione di un atto di carità e speranza talmente chiaro che pochi comprendono e molti trascurano.
Dall’ altra parte, invece, le donne che hanno aderito a questa protesta vestiranno di nero fino alle 18 di stasera, in segno di lutto per quella che chiamano “uccisione dei diritti delle donne” perpetrata dalla premier Beata Szydlo (che è proprio una donna, ma non mi soffermo sul dettaglio, che è già strano così ). L’espressione “pallino etico” si riferisce al fatto che vi è in materia una diatriba vera e propria tra due parti: una fazione definisce l’aborto (la morte esternamente intenzionale del feto) come un sacrosanto diritto delle donne; la fazione opposta, invece, lo considera un oltraggio alla vita. Morte e vita sono concetti profondi, non bastano duemila anni cristiani per definirli, ma il concetto di diritto è, per questa volta, abbastanza chiaro: diritto alla vita per la tua vita, o diritto alla morte per la mia di vita? Vale più il diritto di una donna a vivere senza figlio, o il diritto di un figlio a vivere da questa madre? Madre Teresa (ormai Santa) ha parlato chiaro: – Se una madre può uccidere il proprio figlio, non c’è più niente che impedisce a me di uccidere te-. Questi sono pensieri, soggettivi in vari punti (va bene lo ammetto: praticamente tutti), e ciascuno è libero di rifiutarli, ma solo ricordando una cosa: la verità è una, e chi sta a destra, sta con la verità.