pontida-di Simone Paris- L’intenso weekend di eventi del centrodestra si è concluso ed è giunto il momento di tracciare un bilancio. 
Il tradizionale raduno leghista di Pontida segnerà sicuramente una svolta nei rapporti tra i vari partiti di centrodestra a causa degli incisivi interventi che si sono avuti sul palco da parte di Bossi e di Matteo Salvini. Il popolo leghista è riunito a Pontida per il tradizionale raduno del partito, nel ventennale della dichiarazione di indipendenza della Padania, conclusasi solamente con un atto dimostrativo. E proprio l’indipendenza della Padania è al centro del discorso di Bossi, così come quello del vicepresidente del Senato Roberto Calderoli, arrivato sul palco con torta e venti candeline, facendo notare come “L’articolo 1 l’ho scritto io e finché sarò in vita rimane com’è” , con riferimento al primo capoverso dello Statuto leghista che cita l’indipendenza della Padania come obiettivo fondativo. Il Senatur continua a ribadire che la Lega non potrà mai diventare un partito nazionale e si pone in piena lotta con Matteo Salvini che già da tempo teorizza la volontà di un allargamento verso il Sud, dopo il mezzo fallimento del progetto Noi con Salvini. Il segretario federale è consapevole di giocarsi una partita fondamentale per il proprio futuro politico e per quello del suo partito: dopo essere stato capace nel portare la Lega ad una percentuale a due cifre e ad essere divenuta la terza forza politica italiana e la prima nel campo del centrodestra, deve riuscire a fare l’ultimo e decisivo passo verso la leadership nazionale a cui aspira. Il suo intervento inizialmente verte sui suoi tipici cavalli di battaglia, sugli slogan urlati che riescono ad animare il pubblico, ma che non propongono soluzioni: “L’Italia di oggi è un’Italia di cui ci si vergogna perché dà 300 euro agli invalidi e 1.000 euro alle cooperative che garantiscono gli immigrati”; “No all’Europa dei massoni e delle banche”, ribadendo, inoltre, un forte NO al referendum costituzionale, proponendo un Presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini, una sola camera eletta in maniera proporzionale, la formazione di macroregioni e una forte connotazione federalista. Il punto più atteso del discorso del segretario federale è sulle alleanze, sia in Italia che in Europa. A livello europeo ribadisce la piena fedeltà all’alleanza con la destra populista e lepenista pronta ad uscire dall’Euro, mentre a livello nazionale cerca di fare la voce grossa con Forza Italia, visto che con Giorgia Meloni “l’accordo è sostanzialmente definito”. Salvini traccia subito un solco con la nuova figura di Stefano Parisi, definendo la platea del Megawatt “mummificata” e mettendo in chiaro che il suo interlocutore di Forza Italia è solamente il Presidente Silvio Berlusconi. Inoltre “Se qualcuno pensa di far tornare la Lega un partito del 4 per cento servo di altri non mi interessa, di eleggere venti parlamentari non me ne faccio un cazzo. Se stai con Alfano, Fini e Verdini non stai con me. Se voi volete fare patti con questa gente, scegliete un altro segretario federale”, prospettando come ultima ratio anche una corsa solitaria del Carroccio. Tra la vecchia Lega bossiana ispirata ancora dal mito della Roma ladrona e la nuova Lega salviniana populista e fortemente antieuropea si pone la Lega del buon governo incarnata principalmente nelle figure di Luca Zaia e Roberto Maroni, che amministrano in maniera efficiente e ragionata le loro regioni, e di tanti buoni amministratori locali. I due governatori, saliti sul palco prima dell’intervento del segretario federale, preferiscono tirarsi fuori dalla battaglia in atto all’interno del partito, mettendo in mostra i fatti della loro amministrazione. Per entrambi il futuro del centrodestra deve passare tramite l’alleanza che sostiene le loro coalizioni in Regione e quindi una proposta fortemente inclusiva, che inglobi tutte le forze che si riconoscevano nel Popolo della Libertà (a partire da Fratelli d’Italia, passando per Forza Italia fino a giungere al Nuovo Centrodestra). Pontida è l’occasione per mostrare nuovamente una Lega Nord una e trina: quella delle origini di Umberto Bossi che non vuole abbandonare il sogno secessionista; quella dei governatori Roberto Maroni e Luca Zaia, populista ma moderata e pragmatica; infine quella nazionalista e antisistema di Salvini. Il congresso federale è ormai alle porte e Salvini si gioca la leadership del suo partito. Dai rumors provenienti, probabilmente, Salvini dovrà stringere un accordo con la Lega governativa di Maroni e Zaia e all’interno dell’accordo per la segreteria federale rientrerà naturalmente anche il nodo delle alleanze. Quella che si giocherà nelle prossime settimane sarà una partita decisiva per il Carroccio, per divenire nuovamente una forza che possa ambire al governo del Paese oppure continuare ad essere una forza populista e antisistema che si pone costantemente all’opposizione.