A cura di Giorgio La Porta – Se non fosse talmente ridicolo da far piangere, il manifesto che paragona la vittoria di Macron in Francia con il risultato delle primarie del Pd farebbe anche sorridere.

La disperazione di Renzi e del suo team di comunicatori è eclatante ed è per questo che qualcuno ha il dovere di far notare il tentativo assurdo di far passare Renzi come il trionfatore del referendum e il vincitore di non si sa quale super competizione.

Intanto paragonare la vittoria di Macron con quella delle elezioni interne del proprio partito è come se mettessi in una foto la squadra che solleva la coppa dei mondiali e nell’altra metà la mia squadra che ha appena sollevato la coppa del torneo della parrocchia di Torpignattara. E’ vero che entrambi siamo campioni e abbiamo sollevato qualcosa, ma qualcuno dovrebbe far notare la differenza dei due titoli.

Ieri aveva scritto che nonostante il 41% al referendum fosse stato mandato a casa. Quel 41% non sono voti del Pd o di Renzi. Sulla scheda c’erano solo il si e il no. Ricorda tanto la battuta di Geppy Cucciari che commentando un referendum disse “nel comune di Ceppaloni è in vantaggio Mastella anche al referendum”. Evidentemente il grande statista Renzi sente la Cucciari e la fa diventare un punto di riferimento culturale e politico.

Ci sono differenze evidenti tra Macron e Renzi ed è il caso di fargliele notare una per una.

Intanto Macron si è candidato alle elezioni presidenziali in prima persona ed è stato votato da milioni di persone, mentre Renzi non è neanche stato eletto deputato e non si è candidato alle europee e pertanto mai nessun siciliano, lombardo o romano hanno mai potuto scrivere il suo nome sulla scheda. Dettaglio non da poco.

Altro piccolissimo dettaglio è che ha sventolato su tutte le tv che si sarebbe ritirato dalla politica in caso di sconfitta e invece è ancora lì, a cercare di aggrapparsi a vittorie non sue e facendo finta di non aver mai detto quelle maledette parole che noi gli ricorderemo all’infinito. Perché la parola data è cosa importante, altrimenti siamo alle solite buffonate dei politici chiacchieroni che dicono una cosa e fanno il perfetto opposto.

Altra cosa, ama molto le elezioni presidenziali ma quando qualche mese fa ha messo mano alla Costituzione avrebbe potuto scrivere un articolo per farci scegliere il capo dello Stato proprio come avviene in Francia. Eppure ha preferito chiudersi in una stanzetta con 3-4 persone e decidere chi dovesse essere il nuovo Capo dello Stato. Altro che voto popolare e voto alle masse, decido su tutto e occupare tutto il possibile.

La ricerca disperata di Renzi di tornare a cavallo dopo la caduta mortale del referendum è una operazione disperata e sarà fondamentale il ruolo della rete, proprio come nel referendum, per far saltare il piatto che già l’informazione controllata ha preparato da tempo. Quel 60 a 40 è una rivolta del popolo sovrano contro Renzi e noi lo ripeteremo all’infinito. Non siamo qui a sorbirci minestre riscaldate. Puoi avere 40 anni ed essere vecchio. Sei vecchio se non mantieni la parola data a 60 milioni di italiani quando affermi che se perdi un referendum smetti di fare politica. Il referendum lo hai perso e ora fai qualcosa di serio da bravo boy scout: mantieni la parola data e te ne resti a casa!