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 – a cura di Alessandro Porcu – Mentre il Governo centrale si interessa ad approvare il DDL sulle unioni civili la destra italiana sta provando a compattarsi sull’argomento legato alla legalizzazione della prostituzione.

Primo promoter dell’iniziativa e proposta di legge è stato Matteo Salvini, leader della Lega Nord, che ha fatto di questo un cavallo di battaglia un vero e proprio punto cardine del proprio programma di Governo.

Ma la legalizzazione della prostituzione può essere utile a combattere i fenomeni mafiosi presenti nell’ambiente e garantirebbe una dignità a chi vuole intraprendere questa strada?

Partiamo dal presupposto che per legge questa professione è severamente vietata sia per chi la pratica sia per chi la promuove (vedi legge Merlin del 20 Febbraio 1958) e ricordiamo che prima di questa data questa era regolata da una legge approvata nel 1859 dal Conte di Cavour in Lombardia, divenuta legge di stato nel 1860 e resa definitiva nel 1888.

Cosa comporterebbe una legalizzazione della prostituzione? A mio modesto parere garantirebbe in primis il rispetto dell’art.2 della nostra Costituzione, chiamata in causa dai sinistri nei momenti ritenuti da loro più opportuni e dimenticata quando si presentava come scomoda; articolo che afferma il riconoscimento e i diritti dell’autodeterminazione dei popoli e dei singoli privati.

Garantirebbe una lotta alla mafia che dev’essere esercitata in maniera seria, un ritorno economico per lo stato grazie ai contributi e tasse che verserebbero le prostitute e i proprietari di case chiuse e la possibilità di controllare il fenomeno rigorosamente grazie a leggi di tutela sulle donne e obblighi per chi vuole investire su questo settore.

Perché tutto questo accanimento nei confronti di chi è a favore? Secondo molti è una questione di moralità, è questione di tutela e rispetto nei confronti delle donne, però secondo me questi non si sono mai posti un problema essenziale: è giusto proibire ad una persona di praticare un determinato mestiere, in questo caso la prostituzione?

Ovvio che la risposta sia no, attraverso il divieto non si fa altro che fomentare l’interesse della mafia la quale non fa altro che sfruttare tantissime ragazze, per lo più provenienti dai paesi dell’est europa e nord africa che, trovandosi in condizioni di disagio, sono costrette a prendere questa strada che causa tantissime ripercussioni sulle loro vite.

Noi non siamo per la violenza, non siamo per lo sfruttamento ma siamo a favore di una libertà, indiscussa e inviolabile, che ognuno di noi ha il diritto di esercitare sulla propria vita.

Rendere questo paese più organizzato, meno moralista e più coraggioso si può e questo argomento non è altro che un esempio del dove e come si possono combattere numerose ingiustizie.

Io non sono a favore di determinate scelte di vita, sono contrario a quelle donne che scelgono di vendere il proprio corpo ad un’altra persona, sono per la passione e l’amore ma chi sono io per proibire loro questo? No, non è una questione di moralità.

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