presepe.2– a cura di Vincenzo Massimo – Il dibattito politico di quest’ultima settimana ha visto le varie parti in gioco contrapporsi sulla questione della presenza del presepe nelle scuole pubbliche, e sulla necessità di salvaguardare il Natale come festa caratteristica della nostra cultura e civiltà. La questione locale scoppiata a Rozzano non ha tardato a trasformarsi in caso di portata nazionale su cui si sono avvinghiate le attenzioni e, oserei dire, anche gli “appetiti” dei vari partiti. La polemica è scoppiata in seguito alla decisione di un dirigente scolastico di sostituire il Natale con una più laica festa d’inverno, per non turbare la sensibilità dei bambini di altre confessioni religiose e soprattutto alla luce dei fatti drammatici accaduti a Parigi. La reazione pronta e decisa della destra giustamente non si è fatta attendere, ma occorrerebbe affrontare la questione più nel profondo, sganciandola dai singoli fatti come quello appena riportato.

E la questione è certamente difendere la nostra storia e le nostre tradizioni da spinte distruttive esterne e da una laicità che minaccia troppe volte e troppo spesso di diventare inutile e dannoso laicismo, ma è fondamentale capire di non farne sempre un’occasione di scontro di religione; e soprattutto di non sfruttare strumentalmente un evento come quello natalizio svuotandolo di ogni valore spirituale e relegandolo a mero fenomeno culturale, in modo da poterlo usare come arma contro chi professa una fede diversa dalla nostra.

Innanzitutto va evidenziato anche l’atteggiamento dei tanti genitori musulmani di Rozzano che hanno protestato contro l’iniziativa del preside, a dimostrazione del fatto che non si tratta assolutamente di uno scontro di religione. Chi pensa il contrario è solo per calcolo politico ed elettorale. Il fatto di non sentirsi minimamente infastiditi dalle celebrazioni del Natale già basterebbe a far cambiare decisione al preside e a spegnere inutili fuochi politici. Chi è dotato di una sensibilità spirituale e del dono della fede, indipendentemente dalle diverse dottrine religiose, mai avrebbe qualcosa da ridire su una celebrazione sacra, anzi, non potrà fare altro che rispettarla. A maggior ragione per l’Islam che ha grande considerazione e rispetto per la figura di Gesù, il quale è riconosciuto come profeta; e il Natale celebra, infatti, proprio la nascita di Gesù.

L’altra questione invece è tutta interna ed è legata al nostro modo di concepire il Natale. Da molti anni a questa parte, infatti, per noi questa festa è diventata il periodo dei regali, degli incrementi o meno delle vacanze a seconda della morsa della crisi e della degustazione dei prodotti gastronomici tipici di questo periodo. Siamo abituati a dare più valore all’albero, a maggior ragione se ricco di addobbi e regali, che al presepe che rappresenta la nascita di Gesù. Fermo restando che anche quella dell’albero è una tradizione da salvaguardare e tramandare, quello che più conta è la concezione e il valore che diamo a queste tradizioni. E il valore che gli abbiamo attribuito, anche in quest’ultimo caso, è puramente culturale; senza capire che il modo migliore per difenderle è riscoprirne l’enorme valore spirituale.

Solo così ci si terrà al riparo dai tentativi volti a cancellare tutto da chi fa un uso molto ideologizzato del concetto di laicità dello Stato e da chi, spesso ospite in casa d’altri, pretende di abolire il crocifisso, altro caso emblematico, solo per un capriccio.