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CARO SEVERGNINI, LA SARDEGNA NON E’ UNA TERRA DI CONQUISTA.

Entroterra-sardo-dintorni-di-Oschiri2Di Giorgio Gaias- Ogni tanto spunta fuori un radical chic di sinistra che pensa che la Sardegna sia terra di conquista, una terra dove poter sistemare orde di clandestini per risolvere i problemi del mondo intero. Oggi è la volta di Beppe Severgnini saggista, opinionista del Corriere della Sera e dell’International New York Times, che lancia la brillante idea di assegnare i terreni incolti della Sardegna agli immigrati. È evidente che il noto opinionista dimentica che la Sardegna è la regione italiana con il più alto tasso di disoccupazione giovanile, con un alto tasso di esodati, la regione con la provincia più povera d’Italia (il Sulcis), capisco che stando a New York nei salotti buoni della Grande Mela certi dati possano sfuggire anche a un noto opinionista come Severgnini. Le sue parole: “Permettere ai profughi di colonizzare le aree incolte e spopolate d’Italia, Sardegna compresa, per risolvere l’emergenza immigrazione in Europa”, sono offensive verso tutto il popolo sardo, verso migliaia di persone che in Sardegna vivono grazie all’agricoltura e che in molti casi non possono permettersi di acquistare un pezzo di terreno. La verità è che a gente come Beppe Severgnini non interessa niente degli immigrati, oggi essere buonisti anche a costo di lanciare idee assurde “fa figo”; questa è l’Italia di oggi, dove essere immigrato ti dà il diritto di avere diritti e nessun dovere, dove il popolo italiano e quello sardo in questo caso viene messo da parte e poco importa dei disoccupati, dei giovani, degli studenti, dei pensionati, degli ultimi e di chi non arriva a fine mese, urlare ai quattro venti dai salotti buoni della politica e dell’editoria che l’immigrato va aiutato anche a discapito degli italiani va di moda. Per tornare alla questione dei terreni incolti la regione Sardegna, preveda un progetto di assegnazione ai giovani sardi che vogliono intraprendere una carriera lavorativa in agricoltura. Per quanto riguarda Severgnini, molte volte a tacere si fa più bella figura.

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