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CHE FARA’ IL PARTITO REPUBBLICANO DOPO DONALD TRUMP?

trump-di Carlo Prosperi- Sopravvivrà Trump senza Trump?
Se l’October Surprise sembra essere arrivata con la riapertura del caso federale relativo a Clinton, le statistiche e le indagini proliferano in un testa a testa da competizione ippica, riaprendo una corsa che sembrava chiusa dopo gli ultimi scandali.
L’avvento di Trump ha rappresentato una rivoluzione paradigmatica nel campo repubblicano.
Nel 1964, il libertarian Barry Goldwater perse nella competizione elettorale con Johnson ma, alla lunga, vinse la guerra delle idee, trasformando il GOP in ciò che conosciamo tradizionalmente: un’aggregazione complessa fra fiscal conservative, teo-conservatori e credenti in una presenza minimale dello Stato nella vita privata. Se la politica è simbolo, come insegna Spengler, in questo caso è Ronald Reagan.
La Presidenza Obama ha lasciato il segno. Lane Kenworthy, dalla rivista Foreign Affairs, ha analizzato negli anni obamiami gli inizi di una società socialdemocratica, basata sulla giustizia più che sull’uguaglianza delle opportunità. E, quindi, più statica, meno mobile.
Con un un tasso di “presentismo”, per dirla con Eichberg-Mellone, maggiore: nessuna possibilità di pianificare un futuro migliore per noi e le successive generazioni, nessuno spiraglio di declinare i verbi al futuro ed al plurale.
Con il medesimo stipendio, la classe media che poteva permettersi una casa, un’automobile ed una vacanza ogni anno, oggi si ritrova ad annaspare.
Il terreno fertile della rivolta trumpiana -ma non solo, accomuna anche i Sanderistas e, in diversa inclinazione, Ted Cruz- nasce nei cuori e nelle menti dei maschi bianchi scottanti una crescente disuguaglianza di opportunità e possibilità.
Secondo un sondaggio commissionato da ABC, il 62% dei maschi bianchi senza laurea supporta Trump. Cifra che scende al 48% in caso di possesso di un titolo universitario.
Il politologo Justin Gest ha mostrato in uno studio che, nello stesso campione di maschi bianchi, qualora un terzo partito volesse bloccare l’immigrazione clandestina, supportare l’occupazione degli americani in Americani, preservare le radici cristiane e fermare il pericolo islamico uno strabiliante 65% voterebbe a favore.
I “left behind” dalla globalizzazione sosterebbero una “Trumpist agenda”, anche senza Trump.
Il GOP potrebbe ritornare ai core beliefs, aggregando gli elettori più moderati di Trump su una platform conservatrice, cercando di non alienare troppo le minoranze.
E’ certo che Trump ed il suo cerchio magico non si ritireranno semplicemente dalla scena politica, anche in caso di sconfitta. Dalle colonne del Washington Post, alcuni leak relativi a Steve Bannon, Chief Executive della campagna trumpiana, – “Casaleggio” del tycoon – mostrano come sia già pronto un “movimento” trasversale composto da super PACs, media influencer e membri del Congresso per contendere la leadership all’establishment del Grand Old Party nel 2017. Citando Bannon, “noi non siamo contro QUESTA classe politica, noi siamo contro qualsiasi casta”.
Le variabili sono molte: cosa diranno gli elettori la notte dell’8 Novembre, chi assumerà il controllo di Camera e Senato, i numeri che usciranno dalle urne, lo stile di leadership presidenziale. Trump contro Ryan nei prossimi anni? Richiami di una Kulturkampf

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