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MENINGITE, EPIDEMIA ITALIANA O FALSO ALLARMISMO?

-di Andrea Rapisarda- Sulle cronache nazionali sempre più casi di meningite risalgono all’attenzione, soprattutto per le situazioni sempre più frequenti che si stanno presentando nelle città italiane. Dopo la comparsa della malattia in Toscana, Marche e Sicilia, ora l’infezione tocca anche Roma nel quartiere della Garbatella. Qui la meningite ha stroncato una maestra di scuola di 52 anni, che durante le vacanze natalizie è morta presso il Policlinico Gemelli. La donna insegnava alla scuola Cesare Battisti di Garbatella, dove per l’episodio circa 450 alunni sono stati messi sotto profilassi per evitare contagi: i genitori degli studenti sono stati informati della situazione tramite una mail dell’ASL RmC nella giornata del 27 dicembre 2017, in uno scritto che elencava le manovre per contenere il contagio e prevenire eventuali trasmissioni della malattia.
Vari mesi fa la meningite aveva preoccupato e fatto alzare l’allarme nella regione Toscana, che dopo i casi di Pisa e Carrara era passata all’ordine delle cronache come principale focolare dell’infezione. I numerosi casi toscani non devono far lanciare ancora falsi allarmismi nella gente e soprattutto in più di qualche testata giornalistica: senza dubbio in quest’area regionale si sono sviluppati molteplici casi di contagio o esposizione alla malattia, ma per la scienza non basta a definire tutto ciò una prova scientifica per parlare di reale epidemia. I casi su scala nazionale rimangono sempre su decine di persone e non sulla portata di centinaio o migliaia, un qualcosa che quindi sta colpendo un numero esiguo di persone e in perfetta sintonia con gli sporadici casi di malattia presenti in questi anni sul suolo italiano. Ovviamente tali dati non devono essere sottovalutato e tantomeno essere presi sottogamba: l’amministrazione regionale della Toscana si è mossa benissimo rendendo obbligatorio il vaccino e soprattutto mettendolo disponibile a tutti gli interessati a titolo gratuito. Una manovra che a sorpresa vede anche i meriti del Ministero della Salute, che nel silenzio generale sta affrontando la questione con metodicità e scelte consapevoli (strano da dirsi visto il collasso sanitario italiano).
Il “meningococco di tipo C” è quello che sta creando numerosi problemi per la prevenzione della malattia, poiché la meningite virale – seppur grave come patologia – è più gestibile a livello clinico. Ovviamente il disturbo può scaturire anche da altri batteri in circolazione e può trovare sfogo in diversi campioni di persone: pensiamo ai più giovani che ancora devono completare le difese del sistema immunitario, gli immunodepressi, la persona che fa uso di sostanze particolari o gli stessi anziani. Vediamo quindi una meningite pericolosa, ma che può far sfociare tragedie solo nel caso in cui non fosse riconosciuta la matrice batterica (come per l’appunto con “meningococco di tipo C”).
Anche il collegamento della meningite alla forte immigrazione è attualmente una conclusione forzata, presa in considerazione da qualche bandiera politica ma ancora non confermata dalla scienza: se una teoria del genere può essere al momento prematura, quest’aspetto deve essere comunque studiato e va capito se vi siano – o meno – reali correlazioni tra questi blocchi. La malattia è tornata agli albori della cronaca e quindi può aver fatto credere ai meno interessati del mondo della salute di un boom dei contagi, ma a livello endemico in Italia è sempre stata presente con casi ovviamente sporadici. Una casistica sempre presente da oltre cinquant’anni ma che ha la differenza di balzare alle cronache solo ora: anche le scuole – epicentri di questa malattia – hanno visto la presenza della meningite da sempre.
Quale può essere allora una reale ed efficace prevenzione alla meningite? Ufficialmente non esiste, poiché è impossibile – quanto poco scientifico – somministrare antibiotici senza criterio e a tutti i cittadini. Al momento è consigliabile che quelle persone venute a contatto con i malati di meningite, eseguano indistintamente la profilassi di routine per prevenire contagi: sia chiaro uno stretto contatto, poiché alcuni specialisti escludono da questa situazione anche la presenza di un bambino ammalatosi nella classe con i compagni… una profilassi che è data agli altri ragazzini per stare tranquilli, ma in fin dei conti un’esagerazione sotto il punto di vista più strettamente scientifico. Ovviamente qualche accorgimento può prevenire la presenza della malattia: dagli abituali lavaggi del corpo – a cominciare dalle mani – all’evitare di frequentare posti affollatissimi.
Nonostante la gravità della meningite, le persone possono tranquillamente tirare un sospiro di sollievo: ci troviamo davanti agli sporadici casi da sempre presenti e a qualche esagerazione mediatica per alimentare il panico.

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