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CHE SUCCEDE NEL POPOLO DELLA FAMIGLIA DI ADINOLFI ED AMATO

adinolfi-di Massimiliano Fiorin- Mentre gli altri fanno a gara a chi urla di più, specialmente alla vigilia del referendum istituzionale, c’è chi sta cercando di costruire concretamente nuovi modelli politici per il futuro. È il caso del Popolo della Famiglia, nuova formazione nata a ridosso delle ultime elezioni amministrative, che dal basso di un non disprezzabile 1% a livello nazionale sta creando nuove prospettive sia per la politica nazionale, sia per l’amministrazione degli enti locali. L’esperienza dei due recenti Family Day contro il disegno di legge sulle unioni civili, dalla quale il PDF è nato, ormai appartiene alla storia, perché il nuovo partito ha un programma agguerrito e completo su tutti quanti i principali temi della politica nazionale. Un esempio del modo originale di procedere della nuova formazione, è la creazione di “giunte ombra”, che sul modello anglosassone degli shadow cabinet incalzano le giunte in carica sui temi specifici dell’amministrazione locale. Grazie allo spirito di iniziativa dei militanti del nuovo partito di Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, queste giunte ombra hanno già visto la creazione di due esempi, prima a Bologna e poi a Roma. Mirko De Carli, il dinamico coordinatore regionale del PDF dell’Emilia-Romagna, è per l’appunto divenuto sindaco ombra del capoluogo emiliano. “Alcuni pensano che questo modo di procedere sia velleitario, ma è il nostro modo di dimostrare che abbiamo intenzione di fare sul serio”, dice De Carli. “Con le giunte ombra, cerchiamo di riavvicinare i cittadini alla politica, mostrando loro che non basta urlare contro i privilegi della casta, ma bisogna dimostrare di essere in grado di costruire nuove prospettive, con competenza e capacità di affrontare il merito delle questioni”. Certo, obiettiamo noi, le giunte ombra si confrontano con le questioni concrete della amministrazione locale, fatta di bilanci in crisi e di scelte tecniche, ma il PDF sembra rimanere per sua natura un partito d’opinione, non solo poco influente ma anche poco avvezzo a confrontarsi sui temi del territorio. I detrattori del nuovo progetto politico, anche a partire dal versante cattolico e moderato, dicono che parlando solo di famiglia, e rimanendo fermi alla riaffermazione di alcuni principi, i volenterosi ragazzi di Mario Adinolfi non siano in grado di offrire alla politica nazionale una vera alternativa per il futuro. “Niente di più falso”, risponde De Carli, “intanto perché se non si parte da principi fondamentali come quello della famiglia, cellula naturale alla base della società, non si possono dare risposte concrete ai problemi tecnici, nemmeno per quello che riguarda le amministrazioni locali”. E poi, secondo i suoi agguerriti militanti, il PDF ha già dimostrato di avere anche le risorse ideali e tecniche per proporre alternative su tutti i principali temi amministrativi, dall’urbanistica alla gestione delle questioni economiche. Presto, il prossimo 20 novembre, proprio a Bologna il PDF si riunirà nella sua prima festa nazionale, intitolata – con una scelta molto tradizionale – a “La Croce”, il quotidiano on-line del partito. Mario Adinolfi e Gianfranco Amato, reggenti nazionali della nuova formazione, saranno a Bologna per ribadire le scelte del PDF. A giudicare dalle premesse, e secondo gli stessi dirigenti del piccolo ma assai determinato nuovo movimento, si tratterà di una festa popolare e insieme di un momento di elaborazione politica, come in passato lo erano le tradizionali feste di partito. De Carli spiega che “il nostro principio guida è quello compendiato nella dottrina sociale della Chiesa, con i criteri di libertà, personalismo e sussidiarietà, e l’ispirazione del bene comune come obiettivo concreto da perseguire, senza rimanere limitati agli interessi di parte e alle logiche individualiste”. Così facendo, in modo agguerrito ma fin troppo duro e puro, senza cercare di accordarsi con le coalizioni esistenti, non c’è il rischio di essere condannati all’irrilevanza? “La questione della rilevanza numerica non ci spaventa”, risponde De Carli. “Infatti non ci poniamo neanche il problema delle alleanze, perché siamo convinti di essere un’alternativa radicale della quale tutto il sistema ha bisogno. Non possiamo essere confusi con la destra attuale, e tantomeno con i demagoghi a cinque stelle, ma siamo convinti che l’unica prospettiva di rigenerazione del sistema possa partire da formazioni come la nostra. La demagogia e la retorica anticasta ci sono estranee, anche se la nostra ispirazione morale e politica sono ben strutturate”. In questo senso, secondo i suoi dirigenti, il PDF non può definirsi esclusivamente come un piccolo partito cattolico “integralista”, anche se non sembrano spaventati dalla definizione. De Carli sostiene che “lo dimostra anche il favore che in questi primi mesi di attività abbiamo ottenuto da parte di realtà sociali che cattoliche non sono”. Del resto, certe prese di posizione della gerarchia ecclesiastica, su temi di attualità come l’immigrazione o più in generale sul referendum e le politiche europee, se messi a confronto con la piattaforma di contenuti del partito di Adinolfi e Amato, dimostrano l’autonomia – e su certi temi addirittura la contrapposizione – del PDF rispetto agli orientamenti attuali della CEI. “Noi siamo convinti”, conclude De Carli, “di rappresentare quelle risorse non soltanto ideali, ma anche di competenza e senso della politica, della quale il paese ha bisogno, dopo tante improvvisazioni e tante vane contrapposizioni”.

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