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TUTTE LE AMNESIE DI PAPA BERGOGLIO SULLA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI

-di Luca Proietti Scorsoni- Che lo Spirito Santo si fosse, per così dire, distratto all’ultimo conclave lo sospettavo da tempo. E del resto, sotto le volte affrescate dal Buonarroti, per secoli la Santissima Trinità si è presa lunghi periodi sabbatici. Quindi non sarebbe un eccezione e poi, nel nostro caso, l’attuale pontefice non si sta di certo macchiando di comportamenti moralmente riprovevoli come molti suoi illustri antesignani. Ecco, giusto per puntualizzare. Però voglio dirlo: l’abito papalino a Bergoglio sta un tantino largo. Non è il papa adeguato a questo momento storico. Di episodi a sostegno della mia tesi potrei citarne a iosa. Voglio tuttavia limitarmi a due episodi. Il primo risale alla strage di Charlie Hebdo quando Francesco, subito dopo la mattanza nella redazione giornalistica, a precisa domanda rispose: “Non si offende la religione” ed ancora: “Se uno mi offende la madre gli do un pugno: è normale”. Normale: ve la siete cercata. E fortuna che i cristiani sono molto più maturi del loro leader visto che, essendo la comunità religiosa più perseguitata al mondo, avrebbero ben donde di scatenare un conflitto globale. Poi anche qui è strano: Bergoglio pare sia affetto da amnesia latente. Dimentica facilmente di citare le persecuzioni cristiane, i paesi dove queste avvengono – generalmente stati a maggioranza islamica o guidati da regimi comunisti – e chi le va a perpetrare (in questo caso sciiti e sunniti sembrano tralasciare ben volentieri le loro divergenze di natura dinastica). E comunque se fossero veritiere la farneticazioni papaline non si capisce perché, tanto per fare un esempio, al termine del secondo conflitto mondiale non c’è stato un polacco che ha sparato a vista ad un tedesco o ad un russo. Diciamolo: qualche motivo lo avrebbe avuto. Ma lasciamo stare e giungiamo alle dichiarazioni rilasciate durante il viaggio per raggiungere Cracovia, dove in questi giorni si sta svolgendo la giornata mondiale della gioventù. Testuale: “Non c’è guerra di religione, c’è guerra di interessi, per i soldi, per le risorse naturali, per il dominio dei popoli”. Avete letto bene: non è una guerra di religione. Certo, come no. Allora, provo a riannodare gli eventi: due barbuti entrano in una chiesa normanna, recitano un sermone in arabo, sgozzano un prete, scuoiano un altro fedele, gridano il solito Allah Akbar e se questa non è una guerra di religione cos’è?! A chi vogliamo addossare la colpa perdiana: ai Pokemon? Sempre il pontefice: “Qualcuno potrebbe pensare che sia una guerra di religione: no, noi tutte le religioni vogliamo la pace, la guerra la vogliono gli altri, capito? No, francamente mi era sfuggito sua Santità. Ma come si possono rabberciare motivazioni economiche o legate a risorse naturali per analizzare le carneficine di questa estate? Come se i bambini di Nizza, i vecchi di Kabul o i disabili californiani fossero tutti avidi portatori di interessi. E infine è avvilente la superficialità di analisi dell’attuale pontefice. Fateci caso: sembra che abbia in testa solo quei tre-quattro concetti surrogati e impastati con non poca teologia della liberazione che poi ci propina mediante frasi da bacio perugina. Insomma, pensieri semplici, ulteriormente liofilizzati, aventi addirittura la pretesa da fungere come richiami escatologici. Davvero, con tutto il rispetto, ma si rimane allibiti dal confronto con il suo predecessore. Parallelismo messo ben in evidenza anche dall’ottimo Gianluca Veneziani qualche giorno fa su “l’intraprendente”. Avviandomi verso la conclusione, non pretendo mica un altro discorso di Ratisbona, sarebbe troppo, ma almeno la verità. Proprio così: la verità. Non è che a dirla si innescherebbe una crociata, si tranquillizzi Francesco, ma anzi: sarebbe il miglior viatico per evitarla. Del resto anche il catechismo della chiesa cattolica si pronuncia in fatto di sincerità. Leggete attentamente il seguente passaggio presente nell’ottavo articolo del secondo capitolo: “La verità in quanto rettitudine dell’agire e del parlare umano è detta veracità, sincerità o franchezza. La verità o veracità è la virtù che consiste nel mostrarsi veri nei propri atti e nell’affermare il vero nelle proprie parole, rifuggendo dalla doppiezza, dalla simulazione e dall’ipocrisia.” Se Nanni Moretti pretendeva una parola di sinistra da D’Alema io più sommessamente non voglio nemmeno una voce cristiana. Ma una parola di buon senso. Rouen è solo l’ultimo episodio bellico che segue, seppur mediante altre modalità, gli eventi di Poitiers (732), Lepanto (1571), Vienna(1683), New York (2001) e Nizza (2016). Quanto manca, nel nostro armamentario culturale, l’adozione di un BXVI. E se pregassimo – voi, io non ne son degno – Ratzinger di tornare in azione? Del resto lui il soglio pontificio non lo ha mai abbandonato ufficialmente. In attesa del miracolo però non fate più prendere l’aereo a Bergoglio: ha sempre dato il peggio di se in alta quota. Chissà: forse lo metterà in crisi la maggiore vicinanza con il suo titolare…

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