24 settembre 2015 con il primo articolo esplodeva in rete il fenomeno centro-destra.it. Dopo 10 anni è il momento, per la prima volta, di una intervista all’ideatore del progetto, Giorgio La Porta.

 10 anni fa una intuizione social che è diventata un grande progetto. Cosa è cambiato da allora?

“Meloni e Salvini insieme non raggiungevano il 10%, gli ex elettori del Pdl applaudivano Renzi e Forza Italia era in processione al Nazareno a cercare accordi o ad aspettare il miracolo. Centrodestra era una espressione che non si usava più, anche perché il grillismo aveva rotto ogni schema di destra/sinistra. Era il momento giusto per tornare a dare il giusto valore a questo termine.

Ma non è un limite per un giornale chiamarsi come un’area politica?

Un enorme limite ma anche una infinita potenzialità. Prima di noi c’erano destra.it o left a sinistra e rendevano bene l’idea di cosa fossero. Personalmente ho sempre odiato i giornalisti che prima vanno a manifestare in piazza con la tessera del partito in tasca e poi fanno l’articolo dell’evento fingendosi nobili osservatori indipendenti. I nostri ragazzi erano iscritti ai partiti del centrodestra, ne parlavano con gli occhi e la passione dei militanti, ma almeno non erano ipocriti. Quando ci presentavamo eravamo i “ragazzi di centro-destra. Gli indipendenti, tutti di sinistra, ci guardavano malissimo. Ce ne siamo fatti una ragione…

L’articolo più bello?

Noi non facevamo articoli, facevamo campagne, battaglie e una facemmo una enorme provocazione per lanciare le “Primarie dei leader di centrodestra”. Non c’era il centrodestra, le elezioni erano lontanissime e noi sognavamo un leader capace di guidare il centrodestra unito. Parliamo di 10 anni fa quando Fratelli d’Italia aveva solo 10 deputati e non aveva senatori. Le primarie furono stravinte da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Raffaele Fitto. Mi pare che nel frattempo quei protagonisti siano cresciuti e abbiano fatto qualcosina… Portai personalmente a Giorgia i risultati di questa votazione con quasi 50 mila voti espressi e durante una intervista video ed ebbe modo di ringraziare tutti gli e-lettori digitali.

Punto forte e punto debole del progetto?

Nel momento di massima diffusione sul web avevamo 42 ragazzi scatenati che scrivevano, intervistavano e lavoravano per pura passione e senza alcun filtro, senza un editore che gli dicesse cosa potessero o non potessero scrivere. E’ il punto forte e il punto debole di questo sogno. Non siamo mai stati l’ufficio stampa di nessuno e non abbiamo mai permesso a nessuno di comprarsi centro-destra per farlo diventare il megafono di un partito.

Liberi, con le mani libere e la voce libera per criticare. E quando c’è stato da “menare giù duro” lo abbiamo fatto senza troppe esitazioni. Non sono timido e anzi tiro fuori il meglio quando vado giù pesante.

C’è stata qualche occasione di lite furibonda con qualche politico?

Oggi è il nostro compleanno, perché parlare di liti? C’è stato un momento nel quale le cose che uscivano dalle nostre pagine venivano riprese dai maggiori quotidiani come se fossero voci di corrodoio delle segreterie dei partiti. E dunque quando muovevamo qualche critica questa finiva direttamente su stampa e tv. Siamo diventati scomodi, ma è proprio ciò che volevamo. C’era un paziente svenuto a terra e serviva una scossa per rianimarlo e questa non necessariamente doveva essere piacevole.

Mi pare che il paziente ora sia in ottima salute…

Non è merito nostro. Noi abbiamo dato la scossa e siamo tornati sull’ambulanza come dei bravi soccorritori anonimi. Abbiamo solo fatto il nostro dovere. Ma il lavoro di centro-destra non è terminato. Ci sono fasi politiche di ascesa e discesa. E’ facile prendere voti dall’opposizione e l’ascesa del M5S ce lo dimostra: è molto più difficile far tornare i conti e dover raccontare le cose quotidiane continuando ad avere consenso. Anche perché nei prossimi anni le opposizioni si organizzeranno e troveranno il modo, prima o poi per tentare la scalata a Palazzo Chigi e allora i ruoli si invertiranno di nuovo, come è normale in una sana democrazia.

Il vostro primo articolo fu da Atreju. Fu casuale la scelta del 24 settembre come data di inizio?

Avevamo lavorato tutta l’estate e deciso insieme di fare la prima uscita per presentarci ad Atreju. La scelta della data, invece non fu casuale. Una ferita personale, perché il 23 settembre di 30 anni fa dopo essere intervenuto all’assemblea studentesca del Liceo Tasso presi tante di quelle botte da parte dei collettivi da limitare ancora oggi i movimenti della mia spalla sinistra. Inaugurando il portale proprio in quella data, quel giorno non sarebbe stato più l’anniversario di un pestaggio, ma il compleanno di una iniziativa di libertà. Dovevo far nascere un figlio e mi scelsi quando farlo nascere…

Ed esplose tutto immediatamente?

Nel primo anno pubblicavamo anche 20 articoli al giorno, neanche fosse la redazione di un quotidiano. Il tutto senza spendere o guadagnare nulla. E’ meglio guadagnare qualche per un articolo pagato su un giornale tradizionale o scrivere liberi da ogni condizionamento senza però guadagnare nulla? Quando scriviamo su facebook o ai tempi scrivevamo sui nostri blog lo facevamo per essere liberi e non per guadagnare. E il principio è lo stesso.

La più grande soddisfazione?

Non volevamo cambiare il mondo, volevamo influenzare la politica e ci siamo riusciti. Quando sentiamo esponenti del Governo, governatori, sindaci affrontare le battaglie che abbiamo lanciato poche ore prima, leggere tweet che usano le nostre stesse parole, capiamo che nulla è casuale. Personalmente ho 300 mila persone che mi seguono sui vari social e ogni mese raggiungo i 20 milioni di visualizzazioni dei miei contenuti. Mi capita di rientrare in Italia e avere persone che mi riconoscono per strada e mi chiedono una foto o perché no, mi insultano. Ho fatto ultimamente 4 conferenze parlando di storia e politica riempendo sale e teatri e non pensavo che dai social venisse fuori tanta notorietà, soprattutto tra i più giovani. E questo vuol dire che non mi sono accontentato di essere un grigio burocrate, ma di aver fatto e detto qualcosa di concreto. Per quanto riguarda la politica nessuno ha avuto il coraggio di sostenere il cantiere centro-destra senza poterlo poi controllare direttamente. Per questo ho ricevuto tante pacche sulle spalle e visto poi nascere progetti molto simili.

Vedo un po’ di nostalgia e l’occhietto quasi lucido, ti manca l’opposizione?

Abbiamo fatto il massimo e abbiamo realizzato un sogno comune e ne siamo pienamente soddisfatti. Per quanto mi riguarda adesso ho una grande responsabilità nei confronti della mia comunità politica e soprattutto ho il dovere di fare il meglio affinché cresca la destra in Europa e anche per questo limito al massimo ogni uscita e ogni tweet. Vivo a Bruxelles e mi occupo di Europa dove da qualche anno il centrodestra sta stravincendo ovunque. Magari porto fortuna…

Come sarà il portale centro-destra del futuro?

Ogni tanto bisogna fermarsi, fare il punto e ripartire. Mi piacerebbe tornare ad avere una grande redazione di giovani e lasciargli gestire questo patrimonio che ha una sua storia. Il progetto nacque sui tavolini del bar di scienze politiche e ora quei ragazzi sono cresciuti, alcuni sono deputati, sindaci, capi uffici stampa e hanno tutti ottime carriere dentro e fuori il parlamento. La palestra c’è ed è ben attrezzata. Chi ha voglia di allenarsi è benvenuto. Ma a proposito almeno stavolta lo firmi l’articolo?

Assolutamente no, ho imparato a stare dietro le quinte.