salvini premierUn cambio di rotta della strategia del leader leghista che si prepara a guidare il centrodestra nel 2018.

– A cura di Giorgio La Porta – I giornalisti fanno finta di non sapere o peggio ancora non vedere che da un paio di mesi la strategia di Matteo Salvini ha avuto una vera svolta. Il Capitano sta studiando da premier e ne sono prova tangibile i frequenti viaggi all’estero per accreditarsi presso le diplomazie internazionali.

Probabilmente ha fatto tesoro dell’esperienza del primo governo Berlusconi, quando la destra politica non era stata ancora ufficialmente sdoganata e avvennero non pochi problemi con le diplomazie che superficialmente giudicavano AN come ‘fascist‘.

Il Capitano vuole evitare di ripetere quegli errori storici che probabilmente ha vissuto indirettamente da giovane militante del Carroccio, ed ecco che grazie a qualche saggio consiglio decide di iniziare a curare il profilo internazionale di un futuro capo di Governo.

Il leader leghista dimostra così l’umiltà di un uomo che ha voglia di imparare le regole della diplomazia internazionale e avvia una seconda fase della sua carriera politica. Si è passati dalla fase militante, fatta di toni forti e facilmente comprensibili agli elettori, alla fase di accreditamento presso le ambasciate internazionali.

Non è casuale il viaggio in Israele di qualche settimana fa e quello odierno negli Stati Uniti con Donald Trump.

Un Salvini che non isola l’Italia, non si limita alle affinità con Marine Le Pen, ma che non vuole far paura a Israele e agli Stati Uniti, ed è altresì capace di stringere amicizie oltreoceano due anni prima delle elezioni politiche.

Nella storia del centrodestra italiano c’è una lunga amicizia con il Partito Repubblicano americano e il Capitano va nella direzione di totale continuità con il lavoro fatto dalla coalizione moderata negli ultimi 20 anni. Si è cosi accreditato come interlocutore con Israele e con gli Stati Uniti, in un momento di totale assenza, per i motivi a voi noti, di Berlusconi. Che piaccia o no, in un momento di totale confusione del centrodestra, è l’unica personalità del centrodestra che sta lavorando per il dialogo con i partiti di destra e centrodestra degli altri paesi.

Un Salvini che così non fa paura all’estero può lavorare con maggiore serenità anche in Italia. Quando qualcuno avvisterà l’uomo nero e inizierà a farneticare come un disco rotto del possibile ritorno indietro delle lancette della storia, i rapporti intrapresi in queste ore si dimostreranno preziosi.

E chissà che nell’esplosione delle meteore che avverrà nel centrodestra dopo le amministrative di giugno, le future scissioni e gli addii a questo o quel leader, Salvini non sappia mettere insieme le tante esperienze che in questi anni hanno portato a votare la maggioranza degli elettori a favore del Pdl e non sappia costruire qualcosa di nuovo e duraturo per i prossimi anni. Una coalizione di destra che non faccia paura agli italiani e all’estero, euroscettica ma non xenofoba.

C’è qualcuno che continuerà a far finta di non vedere la svolta del Capitano dai tempi di Casa Pound ad oggi con Donald Trump.

Eppure la svolta c’è e punta a far nascere qualcosa di nuovo. Un nuovo centrodestra. Ma stavolta senza Alfano e all’opposizione di Renzi e della Merkel.