Tajani nominato alla vicepresidenza, con Galliani e Giacomoni all’organizzazione. L’annuncio del lancio della nuova Forza Italia ha scatenato la reazione in rete degli azzurri, entusiasmo per molti come quello del 1994, aggiunge qualcuno.

A cura di Antonio Canto – Tutte le volte che il ‘94 viene nominato come metafora per dare nuovo slancio le intenzioni di voto subiscono il fenomeno della rifrazione e le percentuali dei sondaggi mostrano un’immagine diversa: il partito sotto l’8% assicurato, empasse e disordini interni.

È certo che dopo il tacito consenso a Fini ed Alfano di guidare partito o coalizione, la prima vera nomina ufficiale ad Antonio Tajani è un’operazione di altro livello.

Esperienza, competenza, umiltà e militanza, un segnale di vero cambiamento.

Quasi una rivoluzione, per davvero.

L’obiettivo del Cavaliere – riferiscono fonti interne – è rafforzare il centrodestra con una linea politica che guardi più ai moderati.

Ed il silenzio è la migliore mossa politica in almeno due casi: se sei al 20% nazionale o se hai un busines plan con investimenti mirati ed il break even entro le prossime elezioni Europee. Magari con lo stesso Berlusconi capolista.

Il presidente del Parlamento europeo assumerà la carica di vicepresidente. Adriano Galliani, neo senatore ed ex dirigente del Milan, si occuperà della riorganizzazione dei Dipartimenti tematici. Sestino Giacomoni, vicepresidente della commissione Finanze alla Camera, ridisegnerà la mappa dei coordinatori regionali. Al via congressi provinciali e cittadini per eleggere i dirigenti locali dal basso.

È un momento storico per il partito azzurro e non deve passare inosservato.
I delfini, o presunti tali, sono al largo, qualcuno si è spiaggiato per via delle troppe correnti interne.

Sembrerebbe tutto pronto quindi.

Ma quando si legge che “Berlusconi sarà affiancato anche da un gruppo di esperti per rilanciare la nuova Forza Italia”, senti sempre quel brivido lungo la schiena, ti fischiano le orecchie ed inizi a chiedere “dimmi un numero” al primo sventurato di passaggio. Corsi e ricorsi.

Gli esperti sono una categoria che in politica abbraccia mestieranti, millantatori e lacchè, ma ogni tanto, per fortuna, capita di trovarci anche ottimi professionisti e persone di buon senso, leggi alla voce Giorgio Mulè.

Che sia la volta buona? Forza Italia è ad un bivio, come al solito negli ultimi dieci anni almeno.

Eppure una nota positiva c’è.

Matteo Salvini, dopo due anni di apparizioni in tv a tamburo battente, una comunicazione online tempestiva e la presenza in quasi tutti i mercati cittadini da nord a sud, con il 17% alle politiche, è divenuto il nuovo federatore del centro destra.

Silvio Berlusconi, tra sgambetti, impegni giudiziari, inagibilità politica, cerchi magici e stelle filanti, in meno di un mese, porta a casa, da solo, 104 deputati e 61 senatori, con il 14% nazionale e picchi del 20% al sud.

Un dato ingiustamente sottovalutato, complice forse la poca credibilità di alcuni suoi rappresentanti.

Qualcosa si muove. C’è chi applaude il Presidente Berlusconi e chi dice che “ il cambiamento non si canta, ma è di chi lo rappresenta”, come sostiene l’On.Mussolini, che, battagliando quasi in solitaria, prova ad aprire la discussione all’interno del partito.

Tornando a Tajani, un militante che ha avuto successo grazie ad impegno e dedizione, aldilà di consulte e consigli ristretti, sta dettando i tempi per il cambio di passo: voglia e meritocrazia.

Quindi, lasciare che il partito si strutturi in autonomia dando voce alla base, permettendo il confronto e la discussione anche tra i più giovani oppure teleguidare la macchina organizzativa con qualche nuovo innesto, con una preparazione basata su fiato e resistenza in attesa della nuova finestra elettorale?

Qui il neo senatore Galliani sarebbe il valore aggiunto per dare manforte in caso di operazioni last minute, ma i tempi per stare a guardare seduti in tribuna sono finiti, bisogna correre lungo tutto il Paese e l’ex Ds rossonero è uomo di spogliatoio e sostanza.

Intanto l’attuale Governo sembra mettere radici. La nomina di Davigo al Csm parte da lontano ed avendo sfiorato più volte la candidatura con il Movimento di Di Maio, fu Grillo, il leader della corrente Autonomia e Indipendenza, è pronto per dare una ventata conservatrice su alcuni temi caldi come il Daspo per i corrotti, il blocco della prescrizione e utilizzo degli agenti sotto copertura, diventando nel contempo l’ago della bilancia su altri interventi cruciali come la “legittima difesa”, prioritaria per i leghisti, ora anche per Bonafede, Ministro della Giustizia di area grillina, ma poco apprezzata dallo stesso Davigo.

Insomma, uno degli ambiti da riformare con urgenza sta per subire un riassetto.
Bisogna vedere se la nuova rotta sarà condivisa con tutto il centro-destra o in solitaria.
Intanto, a Fiuggi, dal 21 al 23 Settembre, si riparte dalla convention “L’Italia e l’Europa che vogliamo”, è lí che Forza Italia dovrà dare i primi segnali di rinnovamento.