MATTARELLA E RENZI, IN SILENZIO COME GLI OMERTOSI?

L’immagine di Roma già violentata da un anno di inchiesta su Mafia Capitale è stata definitivamente stuprata dal funerale del padrino dei Casamonica.

La città ha paura di parlare, nessuno vede, nessuno sente o sa qualcosa e i primi a lavarsene le mani sono proprio quelle Istituzioni che dovrebbero garantire la legalità e difendere i cittadini dalle arroganze e dalle mafie.

La sicurezza della città è praticamente in ginocchio, visto che qualsiasi elicottero può volare indisturbato in pieno giorno sulle nostre teste e lanciare qualsiasi cosa, siano petali di rose o gas nervini poco cambia.

Nessuno sa niente, nessuno vede niente.

Addirittura vien fuori da Affaritaliani che la banda che ha suonato le note del Padrino sia diretta da un Carabiniere. E poi, permessi dal carcere per partecipare ai funerali, vigili che scortano il feretro. Mancavano solo due corazzieri, ma Mattarella probabilmente era distratto a firmare qualche atto di Renzi.

A proposito, in tutta questa vicenda dove sta il nostro garante della Costituzione? Il Capo delle forze armate che avrebbe potuto far circondare la chiesa con i carri armati prendendo esempio dal coraggio della Prima Repubblica nella vicenda di Sigonella? Non pervenuto. Come non perviene un commento di Renzi che ormai vede Roma come un peso per il suo partito.

Per non parlare di Marino che non trova neanche il coraggio di dire di non avere contatti con la famiglia Casamonica. L’ultima volta che ha detto di non conoscere il capo della Mafia Capitale, sono uscite le foto in meno di due ore e così il disastroso sindaco della Capitale si è celato dietro a un comunicato striminzito e imbarazzato.

Roma è in mano alle mafie e alla criminalità.

Potete dire e pensare ciò che volete ma quali e quanti imprenditori verranno a investire qui dopo aver visto le scene dei funerali? Quante persone si fideranno della Polizia Municipale che scorta il feretro del Padrino?

Non vi scandalizzate dello sfarzo pacchiano dei funerali, ma del fatto che queste famiglie controllino realmente il territorio e possano cenare con attuali ministri del Governo Renzi. Non preoccupatevi dei cavalli e dei petali gettati sulla nostra città, ma delle file di rom alle primarie del PD romano per sostenere l’attuale sindaco o qualche suo sfidante. E se le primarie iniziano con i rom in fila, cosa potete aspettarvi in 5 anni di amministrazione comunale?

Secondo voi erano in fila per alto senso della partecipazione popolare, sale della nostra democrazia?

C’è una cosa che mi fa male ogni volta che accendo un tg. Stanno intervistando i vari esponenti di questa famiglia che con arroganza ammettono le loro colpe. E nessuno fa niente. Anzi, magari ce ne troveremo qualcuno nella prossima edizione del Grande Fratello.

Roma ha paura. La gente si sta arrendendo alla criminalità e ha paura a chiamare le Forze dell’Ordine.

La città sta morendo.

E’ il caso che in quella fottuta relazione che uscirà tra 5 giorni, lo Stato, quello Stato fondato sui valori della legalità e della Giustizia si dimostri coraggioso e commissari questa città, ormai disastrata, impaurita, corrotta, stuprata o dica che tutto è normale, tutto va bene e che per non dare una brutta immagine durante il Giubileo è il caso di far arricchire ancora di più queste mafie?

Chissene frega del Giubileo. La legalità e la Giustizia devono venire prima di tutto. O ci sono cose che possono derogare o venire prima di questi valori fondanti della nostra Costituzione?

Si faccia il Giubileo in una città guidata da un alto rappresentante dello Stato e non da una persona scelta dalle file di rom.

Perché le mafie sono come un cancro. Ci puoi convivere e far finta di nulla. Ma alla fine o vinci te o vincono loro e stai sicuro che se non inizi una qualsiasi cura prima o poi finisci male.

Voglio ricordare un servitore dello Stato, tale Paolo Borsellino che penso non esiterebbe un solo istante nel trovare una soluzione al problema di Roma. Amo una sua frase che diceva “chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”.

Sta a noi, al nostro Stato decidere quante volte farci morire.