Un grafico riassume la forza dei partiti nelle regioni. E’ la fotografia dell’Italia di 5 anni fa, ma una situazione che rischia di non essere più attuale.

A cura di Giorgio La Porta – Ore di alta tensione nei vari partiti in vista delle elezioni europee e del rinnovo di alcune regioni fondamentali. Il rinnovo dei consigli regionali di Abruzzo e Sardegna avverrà prima della data delle europee che rappresenterà l’unico momento di partecipazione nazionale a un voto proporzionale. Una specie di elezione di metà mandato che misurerà la temperatura e il consenso di ogni singolo partito, sia nel Governo che tra i partiti d’opposizione.

Le elezioni regionali però, saranno un piccolo test prima delle europee e anche per questo i partiti cercano di non fare errori o scivolate che potrebbero avere ripercussioni sul voto nazionale di giugno.

Al momento sia nel centrodestra che nel centrosinistra si dibatte sul futuro della Sardegna che attualmente ha un governatore autonomista che fa parte della Lega.

Cartina dell’Italia alla mano abbiamo elaborato un grafico per raccontare i rapporti di forza all’interno delle regioni italiane e ne deriva una fotografia che non corrisponde affatto alla situazione politica di oggi. Mettiamo da parte ricchezza delle regioni, sviluppo, consenso e andiamo semplicemente ad analizzare su 59 milioni di italiani quanti di questi vengano governati da leghisti, forzisti, piddini e così via.

Il primo dato eclatante è che un italiano su tre ha un Presidente di regione della Lega e un partito che ha ottenuto lo scorso anno l’8,7% alle elezioni politiche governa 19 milioni di cittadini su 59 milioni in totale. Le regioni che hanno un governatore leghista sono la Lombardia (più grande regione italiana con 10 milioni di abitanti), il Veneto, la Sardegna, il Friuli Venezia Giulia, il Trentino e l’Umbria. Avere 6 presidenti di regioni così importanti permette alla Lega di avere anche il Presidente della Conferenza Stato regioni, Massimiliano Fedriga che ha preso il posto di Bonaccini.

Al secondo posto c’è il Pd che governando 4 regioni, le uniche 4 all’opposizione con 17 milioni e mezzo amministra il 29,6% dei cittadini italiani.

Terzo partito per importanza è Forza Italia che esprimendo i governatori di Sicilia, Piemonte, Calabria, Basilicata e Molise ha 5 presidenti di regione che amministrano 11,6 milioni di cittadini, ovvero il 19,6% dei cittadini, ben oltre il doppio rispetto a quell’8,11% di consensi ottenuti alle elezioni politiche.

Quarto e ultimo posto per Fratelli d’Italia che pur avendo ottenuto il 26% dei consensi alle elezioni politiche ed essendo saldamente il primo partito italiano, amministra solo 8,3 milioni di abitanti, ovvero meno della metà della Lega, meno degli abitanti della sola Lombardia.

Quinto posto per la Liguria amministrata da Toti che è indipendente nel centrodestra e ha la sua lista di noi moderati.

Unico partito che non esprime neanche un presidente è il Movimento 5 Stelle che pur avendo ottenuto il 15% dei consensi alle politiche, non ha neanche un governatore.

I rapporti nel centrodestra in questi anni sono fortemente mutati. Non c’è più la Lega di Salvini al 34% così come non c’è più Forza Italia di Silvio Berlusconi, nonostante questi partiti restino fondamentali nella vita stessa del centrodestra e in questi anni abbiano espresso ottimi amministratori locali. Guardando però il grafico salta all’occhio lo squilibrio nelle forze di maggioranza a danno di Fratelli d’Italia è evidente se non addirittura eclatante.

Riequilibrare tali rapporti sarebbe doveroso nei confronti di milioni di elettori. Se gli elettori volessero più lega o più forza italia lo direbbero chiaramente votando questi partiti sia alle politiche che alle europee. Ma le intenzioni sembrano andare in direzione opposta a favore di Fratelli d’Italia e di Giorgia Meloni.