222531892-96241f82-c91d-4f4e-9789-fae0ca36bae0– A cura di Giovanni Russo – Una finestra chiusa, una saracinesca abbassata, e nessuna traccia dei suoi abitanti, è cosi che appare da qualche giorno la cittadina, da sempre “inquinatissima” di Quarto, nel Napoletano, dopo le dimissioni di Rosa Capuozzo, al centro di una bufera politico giudiziario che non accenna a placarsi. Iniziata qualche settimana fa con i riflettori puntati sulla casa del Sindaco, che vede suo marito Ignazio Baiano indagato per abuso e falso, fatto che sembra sia alla base del presunto ricatto da parte dell’ex Consigliere penta stellato Giovanni de Robbio, il più votato in città proprio come “Nick “ Cosentino, poi espulso, proprio ai danni della Capuozzo. Prima Di Maio, di Battista, Fico, i duri epuri per intenderci, la difendono, arrivando addirittura a parlare, pensate, come il più garantista dei Cicchito o Gasparri: “Aspetteremo la fine delle indagini” – diceva di Battista – poi le chiedono di scendere in piazza uniti nel Flash-Mob per la legalità, “sono i voti dei camorristi, ma non determinanti” – affermava Grillo – un po’ come Martelli in Sicilia, infine puntuale come una tassa è arrivata via Sacro Blog l’espulsione; allontanata per grave violazione dei principi del M5S: non aver denunciato i ricatti che avrebbe subito dal consigliere grillino, indagato per voto di scambio con il capobastone “del bello e cattivo tempo “, Alfonso Cesarano, quello del funerale dei Casamonica, e tentativo di estorsione. “È dovere di un sindaco del M5S stelle denunciare immediatamente e senza tentennamenti alle autorità ogni ricatto o minaccia che riceve”. Così c’è scritto nella sentenza pubblicata sul blog e intitolata: “Noi nel M5S facciamo così”, che fa il verso al discorso di Pericle agli ateniesi sulla democrazia. La Capuozzo si difende ammettendo di essere stata si ricattata, ma “a sua insaputa”, come Scajola al Colosseo, si difende denunciando, con audizione interna al M5S e poi al direttorio nazionale, che tutti sapevano, anzi “non potevano non sapere”, in quanto le chat, i messaggi, erano già stati resi pubblici, invocando la logica giustizialista che non lascia scampo a nessuno, alla fine, infatti, in lacrime e abbandonata dai suoi stessi amici, lascia. Se da una parte quindi, il M5S è riuscito a confermare la sua diversità espellendo il consigliere colluso e la sindaca reticente, è anche pure vero però che le espulsioni arrivano sempre tardi, specie in zone così inquinate dalla criminalità organizzata, nasce allora un problema di selezione della classe dirigente, e non solo i 5Stelle. Tutti i partiti che davvero schifano i voti mafiosi dovrebbero studiare meccanismi più efficaci per selezionare i candidati e tener fuori non solo i collusi, ma anche gli avvicinabili e i ricattabili, con filtri molto più stretti. I meet up e il web non bastano, in modo particolare quando si utilizza una strategia politica basata al 99% sull’onestà, sulla propria diversità, purezza e sullo scacciare i corrotti o, grillinamente, gli ologrammi, che come dimostrato, ha il fiato cortissimo. Onestà e lotta alla corruzione e alle connivenze opache o del tutto sporche sono, specie in Italia, un elemento imprescindibile di un progetto di governo ma una strategia di proposte politiche serie dovrebbe mettere al centro anche altre cose, serie, sostanziose e di lungo periodo, in grado di sopravvivere e di dare fiducia al Paese quando anche qualcuno dei tuoi comincerà a rubacchiare o a cedere ai ricatti. La storia finisce qui in attesa delle prossime puntate. Questa Quarto però, sembra tanto assomigliare alla Palermo di Ciancimino, un cancro edilizio inarrestabile, due volte commissariata per mafia, feudo del Clan Polverino, la quale per il M5S ha rappresentato e rappresenta, “il ballo delle debuttanti”, entra cioè definitivamente nella Storia d’Italia, che è storia di briganti politici e di politici briganti, si sporca cioè, di Società. Insomma questa Quarto non è più la scogliera di Garibaldi e Vittorio Emanuele, ma sembra essere una specie di Corleone tra Napoli e Caserta, dove tutti conoscono il male di tutti, dove il PCI mandava solo i campioni di ferro e di purga, Napolitano, Chiaromonte, Bassolino, e che oggi Renzi rilancia come la fine del “monopolio morale” dei 5Stelle. A noi rimane l’amaro compito di registrare il debutto di quest’altra purezza politica nell’impurità della storia d’Italia, avendo però sempre bene a mente ciò che il compagno socialista Pietro Nenni diceva già nel 1900: “A fare a gare a fare i puri, troverai sempre uno più puro di te… che ti epura”.