terremoto volontariA cura di Giorgio La Porta – Li abbiamo visti correre, scavare a mani nude, poi fermarsi, sedersi e piangere. E subito dopo riprendere a scavare, correre, portare centinaia di barelle coi feriti, con la unica speranza di salvare il più alto numero di vite umane. Sono loro il vero volto della speranza e del coraggio. I tanti volontari della Protezione Civile, il personale dei Vigili del Fuoco, della Croce Rossa, di Polizia, Esercito, Finanza e Carabinieri che da qualche giorno hanno lasciato le loro famiglie semplicemente perché il dovere chiama.

Dalle macerie del terremoto può nascere una speranza per questa nostra Italia un po’ addormentata e assuefatta dal fascino del successo televisivo. E’ al lavoro dei soccorritori che ho voluto dedicare il video ‘i colori del coraggio’.

Qualche anno fa sono stato con loro in una tenda a L’Aquila e ho visto quanta passione e dedizione c’è nel loro lavoro quotidiano. Il cartellino non si timbra mai e l’unico pensiero è aiutare gli altri. A fine giornata poi, quando il tuo corpo cede distrutto su un letto, li vedi spendere le ultime forze della giornata per fare una chiamata a casa e sapere magari come stanno i piccoletti che sono dentro casa, distanti da settimane.

Ho ascoltato decine di storie in quei giorni del campo. Ho scoperto un modo diverso di vedere le cose, ho iniziato una nuova vita.

Il terremoto ti prende, ti sbatte con violenza in una realtà surreale che non avresti mai immaginato di vedere.

Ricordo quando il mio vicino di tenda, un signore sulla sessantina mi chiese di tenergli d’occhio la sua utilitaria parcheggiata, perché lì dentro era riuscito a mettere tutte le foto dei suoi figli e gli oggetti più cari. O un altro anziano signore che era riuscito a salvare un solo vestito elegante e lo indossava ogni sera per venire a cena al campo.

Gente che 24 ore prima magari aveva tre case, era lì in una tenda in fila con un piatto di carta a ringraziare Dio di essere ancora viva e di avere ancora vicino i propri cari.

Non sono mai stato abbagliato dal fascino del successo e per carattere non sono mai stato legato agli oggetti, ma da quell’esperienza ho ulteriormente dato una svolta al mio modo di concepire le cose.

Non a caso nel video ho evidenziato in rosso delle parole che nell’immaginario collettivo sono importanti e che leghiamo a dei leader mediatici. Quando parliamo di autografi, sponsor, podio ci vengono alla mente modelli di successo della nostra società. C’è altresì chi non firma autografi, non ha sponsor e non sale mai sul podio che non per questo non debba essere preso come punto di riferimento valoriale da tutti noi.

Quanto vorrei una folla che applaude in aeroporto il rientro di un giovane ricercatore che vive con 800 euro di borsa di studio e non riesce a mettere insieme il pranzo e la cena, e che passa le nottate a trovare un rimedio per sconfiggere il cancro. E invece no, sono altri ad essere acclamati e le persone davvero importanti a vivere ai margini, facendo la fame.

Proprio non riesco a vedere lati positivi di un terremoto con 300 morti e sarebbe folle se solo ci provassi. Penso però che come la formattazione di un computer possa essere una buona base di partenza, noi con le tragedie potremmo ripartire dando una svolta alla nostra vita, alla politica, all’eticità che è alla base dei singoli comportamenti. Chi ha messo la sabbia nelle costruzioni solo per guadagnare qualche euro in più, forse un giorno sarà punito.

Come tutto ruoti attorno al denaro è qualcosa che mi fa venire i brividi. La vita, la sicurezza delle persone non possono venire dopo il profitto. Quando parlo di eticità dei comportamenti mi riferisco proprio a questo.

Non puoi strappare al mondo l’energia vitale dei bambini, solo perché tu devi lucrare sui materiali di costruzione. Ripartire da Amatrice come si è ripartiti dopo L’Aquila. Ripartire lasciando sotto le macerie anche i nostri difetti, la nostra voglia compulsiva di comprare, di possedere, di ostentare il successo come fanno i tamarri con la catena dorata al collo.

Ripartire lasciando sotto le macerie la voglia compulsiva tutta italiana di trovare sempre la strada più facile, più economica e più paracula. Capiremo mai che risparmiare sui materiali non rende la nostra casa sicura e mette a repentaglio la vita dei nostri cari? Capiremo mai che quando risparmiamo acquistando qualcosa, vuol dire che qualcuno ha lavorato per pochi centesimi e spesso in condizioni di sfruttamento? Capiremo mai che un figlio che non è propriamente uno scienziato è meglio mandarlo in un supermercato piuttosto che farlo imbucare dal politico di turno in un ufficio comunale dove possa far danni e togliere il posto a qualcuno capace meritevole di quel lavoro?

Sta a noi decidere come ricostruire e come ripartire. Nella tragedia ci è stata data un’opportunità. Abbiamo la facoltà di decidere se iniziare a fare le cose per bene o aspettare il prossimo terremoto e il prossimo massacro di innocenti.

Questo è il nostro video dedicato ai soccorritori:

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