A cura di Giovanni Russo – Quando uno stato sovrano, la Germania, può soddisfare i bisogni antropologici e superiori dei propri cittadini (mangiare, vestirsi, abitare, studiare, divertirsi, lavorare) vuol dire che ha raggiunto un equilibrio socio economico di tutto rispetto. Se poi accanto a ciò si collocano altri parametri come quelli delle esportazioni della produzione e dello scambio di beni, servizi, capitali, ecc. la situazione è ancora più favorevole. Per molti filosofi e moralisti non sono i dati economici positivi a fare la felicità, ma figuriamoci se i dati economici fossero negativi come in molti paesi africani, di quale felicità si potrebbe parlare? Ebbene questa breve considerazione ci porta ad analizzare dei dati ufficiali delle Istituzioni pubbliche e private, in nostro possesso, per fare il punto sulla bilancia dei pagamenti nelle realtà più importanti del mondo. I numeri economico finanziari sono espressi in dollari: $. Vediamo il prospetto significativo.

 

Stato Sovrano – Bilancia dei pagamenti – Crescita in più degli ultimi 12 mesi

Area Euro 19 Stati 372,7 +3,2

Germania 270,6 +8,0

Giappone 187,8 +3,6

Cina 157,3 +1,6

Sud Corea 83,3 +5,9

Svizzera 73,6 +9,6

Taiwan 70,7 +12,6

Olanda 68,4 +10,0

Singapore 59,0 +18,4

Italia 50,3 +2,1

Tailandia 44,9 +11,9

USA – 449,3 – 2,5.

Il quadro sopra riportato è eloquente ex se. Esso spiega la rabbia di Donald Trump e la marcia continua a testa bassa della Merkel. Le ragioni sono semplici. La Germania nell’area euro rappresenta il 72,60% della forza di esportazione di beni e servizi e di scambio di capitale ed altro, pur soffrendo delle rimesse che i suoi oltre 12 milioni di lavoratori immigrati trasferiscono all’estero nei loro paesi di origine per oltre 15 miliardi di euro l’anno. Inoltre il sistema di decentramento industriale produttivo della Germania fa campare: Polonia, Repubbliche Ceca e Slovacchia, Austria, Ungheria, Estonia, Lettonia e Lituania, ed in minor misura Slovenia e Croazia. Insomma senza bisogno della Grande Germania geo-politica c’è già la Grande Germania economica e produttiva. Insomma, che poi l’Europa dell’area euro, nano politico e gigante economico, presenti da sola circa il 50% della ricchezza produttiva annuale nel mondo nel commercio estero, dimostra che gli USA sono rimasti al palo e che difficilmente sapranno riacchiappare la locomotiva della Germania, che obbliga per la sua dinamicità anche gli altri partner europei a correre.

L’Italia e l’Olanda si sono attrezzate per farlo, anche se la zavorra italiana posta ai piedi delle aziende produttive e che è costituita dalla tassazione rende più difficile l’impresa. Discorso a parte merita la Svizzera perché resta un luogo dove arrivano i capitali a prescindere in banche sicure e che non temono rivoluzioni guerre e rivolte, che nessun altro luogo o paradiso fiscale potrebbe garantire, anche se sotto copertura del Regno Unito, che ultimamente si è presentato instabile ed insicura per i movimenti di grandi capitali. Il Giappone fa caso a sé e dopo la Germania resta una potenza industriale che fa ancora rabbia alla Cina. Appena 125 milioni di cittadini contro 1,3 miliardi di persone che vedono la Cina sotto di oltre 30 miliardi di dollari della bilancia dei pagamenti in un anno pur scontando in Giappone la democrazia liberare e gli scioperi ed in Cina la dittatura del proletariato del solo Partito comunista cinese dove lo sciopero è reato e le rivolte degli operai sono represse manu militari. Corea del Sud, Taiwan, Singapore e Tailandia denotano alta capacità produttiva e di smercio con l’attivo della bilancia commerciale e dei pagamenti. Prevalentemente questi Paesi lavorano in parte per sé stessi ed in parte per le imprese di telematiche ed informatiche degli USA. Esse producono i pezzi che vengono montati in Silicon Vally. Ma gli USA sono un grande mercato di consumo, che avendo sempre beneficiato di prodotti a basso costo ora non riesce più ad autoriprodursi, e da quì le grandi crisi operai e dello scontro sociale e razziale in quel grande Paese.

A fronte di ciò Trump nonostante tutti i suoi executive orders che avrebbero esaurito già il suo programma presidenziale è costretto a licenziare il Sig. Bannon, suo braccio destro ed inventore della campagna elettorale favorevole per il Presidente ed affidarsi ai Generali per ritornare ad essere il gendarme del mondo. Fra un anno capiremo se la nuova strategia del Presidente Trump avrà prodotto i suoi effetti. Intanto il mondo va avanti. E dobbiamo essere sinceri: la Germania non si fermerà e porrà nuovi problemi di strategia all’Europa ed al suo sogno di sfondare nel Mar Nero, come fece il re di Prussia Federico II, quando si pappò insieme alla Russia di allora, tutta la Polonia e l’Ucraina arrivando a sciacquare i panni in quel mare. Questo modello di Europa serve alla Germania. La copre da rischi di autoritarismo. La rafforza giocando su due tavoli e due voci. Ma stranamente questa Germania è anche la forza per gli altri Paesi europei, se ci sanno fare e giocare la loro partita del do ut des. Il Governatore della BCE,  Mario Draghi, costituisce una partita di quelle giocate benissimo dall’allora Presidente del Consiglio On. Silvio Berlusconi. Infatti è stato Draghi che con la sua politica monetaria e il quantitative easing che ha dato una mano alla ripresa europea dopo la crisi del 2007/2008 e allo sfacelo dell’Italia nel 2011/2. Onore all’intelligenza ed alla sagacia di chi sa fare il proprio mestiere.

Ora che ci siamo rimessi innanzi occorrerà correre sempre più veloce. La prossima finanziaria dovrà affrontare la questione del lavoro dei giovani. Occorre non sprecare occasioni di ridurre le tasse e i contributi per rilanciare economia, crescita e sviluppo. Anche se sappiamo in quale buco ci siamo cacciati con la UE per gli errori degli ultimi 5 anni. Occorre reimpostare alcuni parametri europei di Maastricht? Ebbene andiamo a rettificare il Protocollo del fiscal compact! Andiamo a rivedere. Il Trattato di Dublino III per la questione immigrazione! Portiamo più militari in Libia per fare gli interessi dell’Italia! Non fermiamoci!