lainfo.es-8026-onu – a cura di Carlo Prosperi – 60 anni sono passati da quando le classi dirigenti fuoriuscite dalla Seconda Guerra Mondiale, patiti gli stenti del conflitto e le sofferenze dell’isolamento politico e personale, firmarono l’adesione all’Organizzazione delle Nazioni Unite, “Parlamento dei Popoli”, per utilizzare le parole di Antonio Segni.

Una firma voluta, con fermo coraggio, da Alcide De Gasperi che, purtroppo, non vide mai quel momento.
I costituenti decisero di cristallizzare i principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite nella nostra Costituzione, inserendo articoli e disposizioni che si richiamassero direttamente al rifiuto dell’utilizzo della forza nelle relazioni internazionali ed al rispetto del diritto fra le nazioni nella conduzione degli affari esteri. Fu per mancanza di aderenza ai principi cardine della vita internazionale permise ad Adolf Hitler l’annessione di territori di lingua tedesca e, di conseguenza, il circolo vizioso di impotenza che consentì ai nazionalismi di esplodere nuovamente nelle terre del Vecchio Continente.

I legislatori della Costituente conobbero nella loro quotidianità che la rinuncia ai propri valori significa rinunciare definitivamente a sé stessi.
Alla Camera dei Deputati, alla presenza del Segretario Generale Ban Ki-Moon, si sono tenute le celebrazioni per questo evento.

Il nostro Paese, oltre ad essere nella top five dei contributor alle missioni di peacekeeping, dirige le operazioni in Kosovo e Libano. Il nostro “stile”, poi, ha avuto frutti importanti, come in Somalia.
L’Italia è profondamente cambiata dal dopo guerra. Il Mondo è ora più fluido e le Nazioni Unite non sono più il Parlamentino dove il Terzo Mondo può far sentire la propria voce fuori dal sistema impermeabile dei blocchi. Divenuto uno strumento per affrontare i conflitti periferici, il mondo onusiano può portare benefici nel progresso verso i nostri obiettivi di interesse eminentemente nazionale.

Abbiamo ancora bisogno delle Nazioni Unite. Soprattutto, in quella caotica Libia dove si stenta a trovare un accordo fra le fazioni, attecchiscono sempre più la criminalità organizzata transnazionale ed il terrorismo jihadista, con ripercussioni sulla crisi dei flussi migratori e il generale contesto della sicurezza nel bacino del Mediterraneo.
“Qualora le NU decidessero di installare una missione in Libia, l’Italia, dato il ruolo nella costruzione dell’accordo di unità nazionale, sarebbe un candidato ottimale” ha dichiarato il Segretario Generale.

Nel 2017, al rinnovo della figura del portavoce delle NU, l’Italia non potrà mancare il suo apporto per una figura che comprenda la priorità delle crisi internazionali alle issues di natura culturale ed economica. Il centrodestra italiano, ed europeo, non può stare a guardare.