Foto Valentina Camu/LaPresse15-11-2015 Parigi - FranciaEsteroAttacco Parigi, la città il giorno dopoNella foto: si rende omaggio alle vittime con i fiori Photo Valentina Camu/LaPresse15-11-2015 Paris - FranceNewsParis under attack , the city The Day AfterIn the picture: Paris The Day After the attack

– di Antonio Pezzopane – Guai a cedere alle insicurezze di queste ore di chi in occidente cerca di guardare questa guerra da fuori, convinti di doversi lavare le mani della propria civiltà per non offendere quella di altri. Guai a prestare ascolto alle ansie di chi si dissocia, si nasconde dietro le facili denunce delle nostre contraddizioni, le nostre, perché le dobbiamo accettare, allo stesso modo quando permettono il benessere di quando esplodono tra le nostre strade. Sono le reazioni di chi non accetta le ingerenze, la visione globale della nostra cultura che scatena conflitti, ma estende l’orizzonte dei diritti umani, che si accaparra risorse energetiche, ma esporta nuove tecnologie. Sono le contraddizioni dell’occidente che si è evoluto minando continuamente le basi della propria cultura, costruendone di nuove, di migliori, interrogandosi ogni giorno sui fondamenti di giustizia dei propri principi, siamo stati avidi di sapere dove si trovasse il confine tra giusto e sbagliato per lo Stato e per la società.

Il dubbio è il fuoco sacro che ha edificato la nostra civiltà. Ma i dubbi non sono concessi in guerra. Incertezze su chi sia nel giusto sono fuori luogo, questo non per chiudere gli occhi, ma per serrare i cuori, gli animi, dilaniati da immagini di morte e crudeltà. E’ il nostro bilancio, dobbiamo ammetterlo, della guerra asimmetrica che conduciamo contro il terrorismo, che non nasce dal sacrificio di popoli che cercano l’autodeterminazione – chiariamo questo equivoco – ma dalle manipolazioni di quei pochi che vogliono la propria gente schiava e tutte le risorse nelle proprie mani. Di questo scenario i paesi occidentali non sono di certo i paladini della giustizia – teniamo lontane le ipocrisie – ma sono attori che per la loro importanza non possono esimersi dall’andare in scena, deboli se lasciano fare, imperialisti se intervengono in regioni destabilizzate da anni dagli scontri dei gruppi etnici.

Sono le ripercussioni sulla nostra società dei conflitti geopolitici che dovrebbero farci paura. L’integrazione basata sulla multietnicità è fallita, abbiamo bisogno di multiculturalità, di appendere una mezzaluna accanto ad un crocifisso e non privarci di entrambi, abbiamo bisogno che queste culture si aprano, si diluiscano nella nostra società per isolare le frange più estreme. “La guerra è una contesa morale che viene vinta nel tempio prima di essere combattuta”, finché saremo ambigui, vagamente giustificanti, permetteremo a quel mondo grigio tra islam moderato e terrorismo di annidarsi tra le nostre incertezze, ci resti in mente – permetterete il provincialismo – il ruolo del PCI nell’isolare l’estremismo di sinistra nella nostra Italia.

@AntonioPezzopan