giorgia meloni - renzi centro-destra.it– A cura di Giorgio La Porta – C’è un solo modo per far saltare lo stramaledetto patto del Nazareno ed è il ritiro di Giorgia Meloni dalla corsa romana.

Il patto esiste e una settimana fa alle voci del possibile appoggio di Bertolaso a Giorgia Meloni al Pd davano già chiusa la partita di Giachetti e Renzi. Ma nonno Silvio ha deciso di rimescolare le carte (la storia ci dirà da quale alto e nobile sentimento sia stato mosso) per schierarsi con il candidato civico di Alfano e Casini. Oggi i sondaggi danno pari al terzo e quarto posto col 20% ciascuno, sia Giorgia Meloni che Alfio Marchini. Con il 40% dei voti dei romani il centrodestra non riuscirebbe ad arrivare neanche al ballottaggio e regalerebbe a Renzi la possibilità di schierare tutti i mezzi che un governo può disporre nei 15 giorni del ballottaggio. Un capolavoro.

C’è solo un modo per scardinare questo fragile equilibrio che tiene in piedi per miracolo un patto scellerato e indecente che terrà in ostaggio la nostra democrazia per i prossimi 2 anni.

Giorgia deve sacrificare la sua candidatura e mandare al ballottaggio Marchini contro la Raggi e tenere il Pd lontano dal secondo turno della Capitale d’Italia.

Un sacrificio degno della tragedia greca di Medea, ma che nasconde una visione più lungimirante di quanto possiate immaginare.

Il rischio per la Meloni di impantanarsi a Roma è evidente. O si vince o si muore. E anche qualora vincesse lascerebbe scoperto un intero partito a livello nazionale. Non si può fare il sindaco della Capitale e il leader nazionale. Pensate che il sindaco di Roma ha il letto in una stanza affianco all’ufficio ed è un ruolo che non può essere compatibile con altri incarichi. Il vuoto lasciato dalla Meloni verrebbe colmato in parte da Salvini che però non riuscirebbe a prendere tutto l’elettorato di destra (cosa che non riesce a fare neanche la Meloni che è nata e cresciuta in An).

Se invece Giorgia si ritirasse e desse appoggio a Marchini con la sua lista, potrebbe portargli quel 10-12% che lo farebbe arrivare primo già al primo turno, non sacrificherebbe i consiglieri comunali e municipali, ma sarebbe l’eroina che avrebbe tenuto il Pd lontano dalla riconquista di Roma, con conseguenze dirette sulla stabilità stessa della Regione Lazio e di Zingaretti. Riconquistare Roma e mettere i propri uomini nella squadra della Capitale potrebbe essere una exit strategy interessante che le permetterebbe di diventare quel leader nazionale che salva la Capitale e torna a far vincere una squadra di centrodestra, alternativa al Pd e ai 5stelle.

L’istante dopo che Renzi non dovesse arrivare al ballottaggio si aprirebbe nel Pd la fase dei coltelli. Quella stessa direzione nazionale che in una notte buia ha tolto Enrico Letta da Palazzo Chigi si scaglierebbe contro Renzi. E le coltellate avrebbero influenza diretta sui ballottaggi. Milano in bilico non resterebbe indenne a un centrodestra trionfante a Roma e un Pd uscente che non arriva neanche al ballottaggio.

Sarebbe l’inizio della fine per Renzi di fronte ad una minoranza che gli darebbe tutte le colpe dell’appoggio di Verdini e tutti i disastri di questi mesi. Si cercherebbe una svolta e bocciare il referendum sarebbe l’unica maniera per l’Italia intera per cancellare le brutture del renzismo e chiudere questa esperienza insieme alla legislatura nei tempi più brevi possibili.

Adesso è Giorgia a dover valutare se sia il caso di far saltare i piani diabolici, le transumanze di senatori e le non sfiducie berlusconiane o fare finta di arrabbiarsi, senza però staccare la spina al nazareno e spiegandoci però, perché non alzi nelle altre città dove continua ad essere alleata di Berlusconi e Alfano.

Perché speriamo che queste liti che lacerano profondamente i sentimenti degli elettori romani, che dopo mafia capitale non sono propriamente alle stelle, non servano solo per tenere caldi gli elettori in vista delle prossime elezioni politiche fatte con il listone unico nel centrodestra berlusconiano imposto dall’italicum.

Ci interessa far saltare Renzi o avere la nostra quota di deputati nel listone e un 40% di romani belli caldi e incazzati contro il sindaco e contro il governo da far votare, senza troppi problemi, per il listone unico del centrodestra? Le decisioni delle prossime ore, vi daranno delle chiarissime risposte ai miei interrogativi… Buon teatrino a tutti.

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