Credits: Il Sole 24 Ore

-di Fabio Van Loon- Sono indubbiamente le policy differences a delineare la fragilità dei rapporti USA-Germania, ma sarà la politica monetaria a determinarne il risultato. In sobrio spirito economico, è il risultato di una protratta incertezza nell’asse Washington-Berlino, che chiede come la Germania e la frau Europa potrà rispondere alle esigenze economiche degli Stati Uniti nel mantenimento dello scambio commerciale, un tassello sempre più vago nei rapporti transatlantici dopo le recenti affermazioni della Cancelleria. Gli attacchi del neopresidente al commercio internazionale alimentano il senso di incertezza di cui parla Angela Merkel nel “partner commericale di cui la Germania non si può fidare” aprendo un nuovo fronte con gli Stati Uniti di Donald Trump. Dalla politica commerciale definitivamente non-tradizionale di Trump, i prossimi conflitti politici saranno quasi inevitabilmente basati sul surplus commerciale della Germania, e la gestione della sua potenza economica. Si legge, infatti sulla pagina twitter del presidente che l’America ha un “enorme deficit commerciale con la Germania”, che il presidente ammonisce dicendo “questo cambierà.” Soggetta alle critiche commercio-scettiche del presidente, la Germania potrebbe venir vista come una ‘freerider’ dalla Casa Bianca. Freerider dell’indebolimento della moneta unica, necessariamente causando un forte aumento nel suo surplus commericale. Solo nel 2016, la Germania contava un surplus commerciale di oltre $300 miliardi nei confronti degli Stati Uniti, secondo dopo la Cina, equivalente al 9% del PIL USA. Berlino, di fatto percepisce un continuo aumento nel suo surplus commerciale, confermando la sua posizione economicamente vantaggiosa ma poco amata dai suoi competitori.

Ma questo, nella mente del presidente, potrà realmente cambiare? La posizione vantaggiosa della Germania che da anni alimenta la divisione europeista – euro scettica potrebbe portare ad un vero e proprio inasprimento dei rapporti con Washington, che percepisce il Made in Germany come una tangibile minaccia alla sua crescita economica, e in particolar modo, alle sue esportazioni nette. Il clima post-Parigi sta dettando le regole di questo rapporto politico – economico, caratterizzato dalle tensioni bilaterali attestate al G7 di Taormina. Sarà quindi una Pax Germanica o Pax Americana ad attenuare le discordie transatlantiche?

La via di risoluzione è lunga e complessa, ma dipende inesorabilmente dai rapporti nella politica monetaria, e quanto questa potrà agire nel nome della diplomazia. Saranno infatti le azioni della Fed e della BCE a definire il futuro dei rapporti bilaterali. Come previsto dagli studi della US Treasury presentati al Congresso, il trade deficit si risolve rafforzando la valuta europea. Data l’attuale inconciliabilità delle politiche monetarie alimentate dall’incertezza geopolitica e geo-economica, far sorgere il valore di una moneta tedesca molto probabilmente comporterebbe un’uscita totale dall’eurozona di quest’ultima, una realtà politica pressoché impossibile sotto l’attuale maggioranza.