faafea70-8842-456c-87d3-57a503b7d28a– a cura di Antonio Pezzopane -Aerei di linea abbattuti, stragi feroci e colpi di Stato alle porte e nel cuore dell’Europa, non è il turbolente novecento ma il Vecchio Continente dei nostri giorni. Nella notte del 15 Luglio un partner strategico dell’UE come la Turchia ha vissuto un tentativo di rovesciamento dello Stato che ha fatto piombare le prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo indietro di decenni. Secondo quanto il governo turco ha affermato in conferenza stampa settori dell’esercito, che in Turchia è considerato il garante contro l’islamizzazione del Paese, hanno mosso le proprie truppe nel tentativo di disarmare la polizia ed occupare obiettivi sensibili come l’aeroporto internazionale di Istanbul. Nei pressi del Parlamento è esploso un ordigno che ha sventrato l’edificio ed ha fatto temere il peggio durante le prime confuse ore della notte. Il Presidente della Repubblica Tayyip Erdogan ha fatto sapere le sue sorti attraverso FaceTime in collegamento con la Cnn turca invitando i cittadini a scendere in piazza per difendere la democrazia, alcune fonti davano “il Sultano” in volo verso la Germania che gli avrebbe però negato l’asilo politico. E’ d’obbligo la massima cautela nella ricostruzione di questi fatti, le cui fonti spesso vengono viziate dalle necessità politiche del caso. Di fatto l’Europa e gli Usa si sono ritrovati ancora di fronte all’impaccio di dover sostenere un leader di cui non si possono ignorare le sfumature autoritarie, sostegno comunque incassato da Erdogan durante la notte e che ora innegabilmente ne rafforzano la leadership. Intanto proprio agli Usa pervengono le richieste da parte della Turchia di arresti per l’Imam Fetullah Gulen, che risiede negli States, e che il governo turco considera l’organizzatore del golpe costato la vita a 260 tra governativi e sovversivi, oltre mille i feriti e quasi tremila soldati arrestati.

La Turchia resta un tema aperto per gli Usa e la Comunità Europea che dalla fine degli anni novanta tratta per estendere i suoi confini oltre il bosforo, “l’islam moderato sono io” ci teneva a far sapere Mu’Ammar Gheddafi che mise negli anni settanta le democrazie cosiddette avanzate di fronte alla necessità di stabilizzare dei territori con regimi poco democratici . Libia e Turchia non sono certo la stessa cosa ed il paese guidato oggi da Erdogan ha fatto enormi passi da gigante negli ultimi anni, pur conservando dei tratti non trascurabili di autoritarismo la Turchia dimostra la necessaria gradualità dei processi democratici in certe regioni del mondo, per di più se si parla della porta dell’Europa. Nonostante la globalizzazione è sempre la geografia ad avere un peso importante nella storia, proprio quella degli ultimi anni e delle primavere arabe ci insegna l’importanza di poter negoziare con nazioni stabili ed a volte anche in forza piuttosto che con confinanti indeboliti ma imprevedibili.