amnistia

A cura di Andrea Rapisarda – La spinosa faccenda del sovraffollamento delle carceri viene ripresa nuovamente dal Vaticano, con le parole di Papa Francesco davanti ai detenuti presenti – in occasione speciale – per la Messa che si è tenuta a San Pietro: dopo l’appello fatto da Giovanni Paolo II nel Giubileo del 2000, l’attuale Santo Padre ha chiesto nuovamente allo Stato italiano – e gli altri Stati mondiali – una miglioria delle condizioni di vita per gli attuali condannati. Durante l’orazione il Pontefice si è espresso in questo modo: “In modo speciale sottopongo alla considerazione delle competenti Autorità civili di ogni paese, la possibilità di compiere, in questo Anno Santo della Misericordia, un atto di clemenza verso quei carcerati che si riterranno idonei a beneficiare di tale provvedimento”. Ha continuato: “…in favore del miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri in tutto il mondo, affinché sia rispettata pienamente la dignità umana dei detenuti”.

Con questo parole Papa Francesco ha ripreso una tematica di stallo nella politica italiana, che ormai da anni alimenta solo accesi confronti senza portare a reali soluzioni verso le condizioni dei detenuti nelle carceri e il sovraffollamento di tali strutture. Le parole del Santo Padre possono apparire eticamente giuste ed è indubbio che per le condizioni dei reclusi serva una riforma celere sul sistema giudiziario italiano, troppe volte protagonista di azioni inumane e volto di gravissimi scandali da decenni: ma non siamo in una società perfetta, dove l’amnistia può essere data a tutti senza dei criteriosi paletti… servono regole che ora il governo e il Parlamento non sanno dare, affossati tra dubbi etici e diatribe di partito che offuscano la vista sui trattamenti ignobili riservati a tantissimi carcerati nei locali penitenziari. Regolamentazioni che devono aprire le porte ai veri meritevoli – come i detenuti innocenti – ed evitare di trasforma l’Italia in un paradossalo paradiso del crimine, come avvenne nella fantasiosa Gotham di Batman con l’apertura del carcere di Blackgate.

Ad accogliere le parole di Papa Francesco si sono fatti trovare i Radicali, che tramite la loro dirigenza hanno ringraziato il pensiero del Santo Padre sulla causa. Si sono espressi così: “In particolare Ringraziamo Papa Francesco per la parole pronunciate a favore di un miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri italiane e per aver avuto ancora una volta il coraggio di richiedere alle istituzioni di tutto il mondo un atto di clemenza. Oggi concludendo la marcia del Partito Radicale con lo striscione Amnistia a Piazza San Pietro, abbiamo toccato con mano la profonda convergenza che unisce laici e cattolici nella battaglia per il ripristino della legalità nelle nostri carceri e nella giustizia”. Hanno continuato: “Ci auguriamo che presto governo e Parlamento approvino la riforma dell’ordinamento penitenziario, non vanificando così il lavoro fatto dal ministro Orlando con gli Stati generali dell’esecuzione penale: oggi quasi mille persone hanno sfilato dietro lo striscione del partito radicale di Marco Pannella, li ringraziamo tutti e con loro chiunque si voglia unire alla battaglia per una giustizia giusta del Partito Radicale. Un ringraziamento speciale va agli oltre 17000 detenuti che nelle carceri hanno digiunato ieri e oggi con noi, scegliendo la nonviolenza per partecipare al giubileo dei carcerati. Ringraziamo anche le forze dell’ordine, in particolare la polizia di stato, che hanno permesso di svolgere la marcia per le strade della Capitale e giungere con lo striscione e i gonfaloni fin sotto la finestra di Papa Francesco”.

Le parole di Papa Francesco sono arrivate anche all’orecchio del governo Renzi, che tramite il Ministro Orlando ha commentato gli sviluppi della Giustizia da qualche anno a questa parte: “Nel 2013, quando l’Italia fu condannata dalla Corte europea con la sentenza Torreggiani, i detenuti erano 65.905 a fronte di 46mila posti. Oggi sono 54.912, su 50.062 posti. E ne realizzeremo altri 800 entro fine anno e 600 a metà 2017…”. Ha continuato: “Alcuni passi compiuti finora sarebbero stati impensabili senza il contributo e la spinta delle parole di papa Francesco, che ha posto la questione del rispetto della dignità dei detenuti, della misericordia come cardine dell’intero Giubileo. Ci ha aiutato ad affrontare un clima sociale a volte ostile, perché strumentalizzato da ‘imprenditori della paura’ che rendono difficile fare capire alla gente che esistono diritti fondamentali per ogni essere umano, quale che sia l’errore commesso…”. Ha concluso: “I provvedimenti messi in campo hanno fatto calare il tasso dal 146% al 109, in linea con altri Paesi europei e più basso di Regno Unito (111) e Francia (119). Tutti i detenuti sono in celle che rispettano il parametro minimo di 3 metri quadri calpestabili a persona. Perciò, la Corte di Strasburgo ha restituito i ricorsi all’Italia”.

Vediamo una situazione d’immobilismo politico dietro questa situazione, il tutto mentre le condizioni dei vari reclusi tendono a peggiorare anno dopo anno. Nell’attuale sistema carcerario italiano tante volte non ci sono differenze pratiche di trattamento tra chi sta in custodia cautelare e quelle persone che devono scontare pene definitive per la questione del sovraffollamento delle carceri, nonostante ci sia l’art. 14 c. 4 della legge sull’ordinamento penitenziario (legge n. 354 del 1975) che recita: “E’ assicurata la separazione degli imputati dai condannati e internati”. Una realtà carceraria che rende uguale l’innocente e il reo, senza che lo Stato italiano si preoccupi seriamente di tali trattamenti e acceleri determinati discorsi per porre rimedio al problema quanto prima.

Sulla faccenda il centrodestra si ferma alla visione di Daniela Santanchè, che sottolinea come l’amnistia non debba diventare un mezzo per snaturare o cancellare le pene. Queste le sue parole: “Questa volta la politica non deve rispondere all’appello del Papa. Troppe sono state le amnistie e gli indulti con un unico risultato: uccisa la certezza della pena”.