L’eroe cecoslovacco che si dette fuoco per denunciare la violenza del comunismo viene sbattuto in seconda serata di martedì. Perché alla Festa del Cinema c’è storia e storia.

A cura di Giorgio La Porta – Se l’emerito Presidente Napolitano che non ha mai negato una certa simpatia per i carri armati sovietici avesse voluto scoprire la storia di Jan Palach al cinema, l’orario casualmente proibitivo sarebbe stato un ostacolo in più.

C’è la Festa del Cinema di Roma dove il red carpet sembra non essere l’unica cosa rossa e dove casualmente la prima di un film dedicato ad un eroe simbolo dell’anticomunismo viene programmato, non solo in mezzo alla settimana, ma come ultima proiezione del giorno, un po’ come fosse l’ospite indesiderato che viene fatto stare a tavola, ma lontano dai padroni di casa.

Eppure in questi giorni i giornaloni culturoidi di sinistra stanno facendo polemica infinita a difesa della memoria storica che verrebbe messa in discussione con l’eliminazione del tema di storia alla maturità. Un Festival così importante deve impegnarsi per tenere viva la memoria storica. E il cinema ha un ruolo fondamentale in tutto questo.

Quando leggo poi le parole dell’organizzatore che afferma “Il cinema è anche memoria, rispetto, testimonianza. Sono particolarmente orgoglioso di ricordare uno dei momenti più tragici del novecento in un programma speciale della Festa del Cinema” –  mi viene da pensare che finalmente sarà un bel festival per parlare di tutte le pagine di storia.

Quando poi vedo il trailer di Jan Palach, mito della mia adolescenza, provo gli stessi brividi che ebbi a 18 anni di fronte a Porzus o ad Anna del maestro russo Nikita Mikhalkov. Penso che quell’eroe, finalmente dopo 40 anni, potrà far vivere a tanti giovani le sue stesse emozioni e testimoniare gli orrori la violenza del regime comunista.

Non ho fatto però i conti con i miei interlocutori. Soprattutto non ho ancora capito che la storia non è tutta storia di serie a e che una parte della memoria è più memoria di altre memorie.

Non ho capito ancora che forse gli studenti non dovrebbero vedere proprio tutti i film storici. Alla fine se ne saltassero qualcuno che parla male del comunismo e dei comunisti non sarebbe poi tutto questo delitto… Ma poi si può parlare male di comunismo proprio in questa casa della cultura dell’era veltroniana?

E così alla frase ricorrente di ‘questo film dovrebbe essere proiettato nelle scuole’ contrapporremo ‘questa prima deve essere fatta di martedì sera in seconda serata’. Così i ragazzi la mattina devono andare a scuola senza poter far tardi.

E allora con rabbia e con amore impugno la mia tastiera e tiro giù questo pezzo. Ho 50 mila follower iperattivi e meravigliosi solo su twitter che creano due milioni di interazioni al mese. Chissà se questo tweet di oggi farà un po’ di luce come la torcia di Jan.

Eppure sarebbe bello vedere i tanti deputati, senatori, ministri partecipare a quella prima proiezione che qualcuno ha programmato di notte e magicamente farla diventare la notizia del giorno. Sarebbe bello vedere Matteo, Giorgia e pure nonno Silvio su quel red carpet tra gli imbarazzi dei detentori della cultura suprema…

“C’è chi muore in primavera come una torcia. Sbarrando la strada per un istante ai carri armati”. No, Jan Palach non è morto inutilmente.

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