Mancano pochi giorni per la tornata elettorale in Puglia e ci sono segnali importanti da parte dei pugliesi, stanchi del politichese e delle promesse incompiute ma soprattutto tanta voglia di rivalsa, c’e voglia di fare quel salto di qualità che il Sud e la Puglia meritano: Stavolta il cdx può portare a casa il risultato tanto atteso?

A cura di Francesco Tuozzolo – Per la prima volta in Puglia il centrodestra scende in campo unito. Un risultato che è stato possibile proprio grazie alla generosità della Lega e di Matteo Salvini, che per questa regione sta dando il massimo. Non si contano più i suoi tour nelle varie province pugliesi, è stato qui a giugno, a luglio, ad agosto e ancora a metà settembre. Il partito sta battendo l’intera regione, città per città, comune per comune, famiglia per famiglia. Abbiamo chiara la mappa del bisogno dei pugliesi e ci è altrettanto chiara la responsabilità che assumiamo laddove ci candidiamo a governare una Regione straordinaria, potenzialmente ricchissima ma che sconta anni di fallimenti del centrosinistra. Noi siamo l’anti-rassegnazione, la combattività, la reazione. Le piazze per Matteo Salvini, d’altronde, sono strapiene e crescono di giorno in giorno. Questo significa che la voglia di cambiamento è tanta e la fiducia che si ripone nella Lega in questo senso è enorme.

La Puglia è una regione che può offrire tanto ma che attualmente offre meno rispetto alle sue potenzialità nel settore turismo, nell’agrifood, in materia d’innovazione industriale e nuove realtà imprenditoriali…quali sono le proposte della Lega per il territorio?

Ci sono proposte più generali che valgono per l’intera Italia, perché non si può pensare di avere uno Stato nemico dell’impresa, che è il cuore produttivo del Paese. La burocrazia è un pachiderma lento, obsoleto, complicato. Il fisco è uno spremitoio di dimensioni non più sostenibili. Stiamo perdendo la classe produttiva di questo Paese, e lì saranno dolori. L’autunno si prospetta una carneficina in questo senso. Snellimento burocratico, semplificazione dei rapporti con la pubblica amministrazione e con il sistema del credito, riduzione del peso fiscale, sono tutti cavalli di battaglia della Lega da sempre e che abbiamo dimostrato di applicare concretamente. Si pensi alla flat tax, lo abbiamo detto e una volta al Governo l’abbiamo legiferata. Stesso impianto politico va declinato a livello locale. Non è un caso che il termine più ricorrente nelle nostre linee programmatiche è ‘semplice’: abbiamo bisogno di una macchina amministrativa più rapida e semplice. Dopo 4 mesi di lockdown dovuto al Covid e 5 anni di lockdown targato Emiliano che ha bloccato tutto tranne la xylella, abbiamo bisogno di archiviare la cultura del blocco e ripartire dalle imprese. Parliamo tanto di turismo ma poi servono 24 pratiche per montare un gazebo, le sembra normale? Una Regione deve dare risposte in massimo 60 giorni. La grande rivoluzione è dare fiducia ai nostri concittadini, alle nostre aziende. Non già frenarle come fa la sinistra o guardarle con sospetto. E’ una questione di approccio culturale. Non serve molto, serve solo buonsenso.

Restando nel tema turismo la Puglia sicuramente è uno dei gioielli dell’Italia, ma spesso ci si trova davanti a problematiche essenziali per poter fare il salto di qualità: In Puglia c’è un gap a livello di infrastrutture e viabilità, ma d’altronde è una triste realtà consolidata nel Sud Italia: cosa porta sul tavolo la Lega per contrastare queste problematiche?

Quella delle infrastrutture è una battaglia che ho ingaggiato personalmente, perché ritengo che qui al Sud sia “la battaglia”, quella prioritaria. Personalmente mi sono già ampiamente battuto per lo stato indecente in cui versa la nostra rete autostradale, riuscendo ad ottenere, quali primi risultati, lo sblocco e l’accelerazione sulla miriade di cantieri che puntualmente d’estate costellano la linea Adriatica. Ma non è la sola. In Europa abbiamo appena iniziato la revisione delle Reti Ten-T e lì come Lega siamo stati chiari: nell’agenda delle priorità questa volta deve entrarci il Sud, che ha reti di collegamento, sulla lunga percorrenza e su quella locale, da secolo scorso. Basti pensare che non vi è stato un, e dico uno, finanziamento europeo diretto sul sistema viario meridionale. Non è tollerabile. Di contro, invece, questo Governo, che tanto si sbraccia a parole per il Sud, ha tagliato ulteriormente il fondo trasporti, lo Europe Connecting Facility, di qualcosa come 1,3 miliardi di euro che avremmo potuto ben destinare alle opere infrastrutturali qui al Sud. Follia.

Onorevole, lei da imprenditore del settore turistico conosce la realtà e le tante difficoltà di questo tessuto imprenditoriale vitale per l’Italia che spesso viene penalizzato o non viene stimolato in modo tale da avere una crescita solida ed espansiva sui territori: quali sono le azioni da intraprendere per poter far si che il turismo in Italia possa sviluppare basi solide e una sana crescita?

Non ci sono ricette magiche. Come dicevo più su, serve semplificazione, defiscalizzazione, facilitazione. In Europa stiamo portando avanti una battaglia cruciale per stralciare il settore balneare dalla direttiva Bolkestein. E’ impensabile che un imprenditore del settore turistico possa lavorare, ed investire, serenamente con una spada di Damocle perennemente conficcata sulla sua testa. Serve serenità. Regole certe e definite. In Parlamento, invece, siamo riusciti ad ottenere la finalizzazione dei contenziosi che centinaia di imprese, non per loro responsabilità, avevano col fisco. Ma ancora molto c’è da fare. Ripeto: bisogna cambiare l’approccio culturale, non uno Stato anti-impresa ma uno Stato amico del cuore produttivo di questo Paese. Gli imprenditori devono guadagnare, solo così possono reinvestire sul territorio, creando occupazione e sviluppo. La sinistra sino ad oggi ha pensato a spremerli, ma se perdiamo la rete delle pmi, è finita.

Nella sua attività parlamentare, lei si è interessato per alcune realtà economiche essenziali del nostro tessuto imprenditoriale quali la pesca, il turismo, l’agricoltura: spesso l’Europa penalizza i nostri pescatori, i nostri agricoltori, le nostre eccellenze: dalle vongole troppo piccole al “semaforo alimentare”, insomma, una miriade di “paletti” che sembrano messi ad-hoc

E la Lega è lì per tutelare il made in Italy, con ogni mezzo. Proprio sulla questione vongole, sappiamo che la Spagna chiederà il voto all’atto delegato che istituisce una nuova deroga per l’anno venturo. Noi ci saremo e guerreggeremo con ogni mezzo, politicamente s’intende, per ottenerla. E’ chiaro che gli spagnoli fanno il loro gioco per tutelare il loro prodotto, noi tuttavia abbiamo il dovere di difendere il nostro pescato e i nostri pescatori. Tra l’altro il tema contiene anche un aspetto ambientale di non poca rilevanza: dragare troppe volte i fondali, come accadrebbe in assenza di deroga, significherebbe porre in atto un’azione oltremodo invasiva sull’ecosistema marino. Per ciò che concerne il ‘Nutri-Score’, invece, lo abbiamo dichiarato a caratteri cubitali: no al semaforo sugli alimenti, è ingiusto, fuorviante e altamente penalizzante per i nostri prodotti che, mi lasci dire, sono i migliori al mondo.

All’Eurogruppo come difenderete l’Italia e il made in Italy e quali sono le prossime sfide a Bruxelles per tutelare settori che, prevalentemente, possono essere il cavallo di battaglia per il rilancio del Sud Italia?

La prima battaglia, come ho già ampiamente annunciato, è sicuramente quella sulle infrastrutture. L’ampliamento del corridoio Baltico-Adriatico è una straordinaria occasione per il nostro Paese, per connetterlo per intero al resto d’Europa e del mondo e rilanciarlo da un punto di vista economico, con tutte le declinazioni che questo termine porta con sé. Ci siamo battuti per gli autotrasportatori italiani, ottenendo un pacchetto di misure che oggi li mettono al riparo dalla concorrenza sleale e dal famigerato dumping sociale, spesso causa di chiusure e delocalizzazione delle nostre imprese. Del ‘Nutri-Score’ ho già detto, ma ci sono una miriade di piccole grandi battaglie che ogni giorno si presentano sulle nostre scrivanie, spesso nascoste tra il burocratese degli atti e delle documentazioni allegate. Basti pensare al Piano pluriennale dei piccoli pelagici, su cui la Commissione sta cercando di esautorare l’europarlamento, l’unica istituzione democraticamente eletta, alla tassa sulla carne che gli ecologisti estremisti vorrebbero applicare con una stangata del 25% in più sui nostri prodotti, e potremmo star qui fino a domani. Ecco perché la presenza della Lega in Europa è fondamentale, perché effettuiamo un serrato controllo di vigilanza e loro lo sanno. Siamo le sentinelle degli italiani e non li tradiremo mai, per nessuna ragione al mondo, a differenza della sinistra, che nel tempo ha ampiamento svenduto all’Europa il nostro Paese.