RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO: – A cura di Mirko De Carli –  A mio avviso si tratta di situazioni completamente diverse. Ma non tanto per ragioni di cronaca giudiziaria, visto che uno solo dei due sindaci risulta personalmente indagato. Piuttosto, si tratta di due fenomeni politici diversi, che in comune hanno soltanto il fatto di essere espressione del disastro della stagione del giustizialismo in Italia. Per quanto riguarda Sala, si può pure pensare ad una reazione eccessiva, diciamo pure inconsulta, mentre per la Raggi è persino difficile commentare le contraddizioni del grillismo, senza dare l’impressione di stare sparando sulla Croce Rossa. Senz’altro cose da chiarire ce ne sono, ma questo non toglie che di fronte a un avviso di garanzia per fatti che nemmeno c’entrano con la giunta in carica, non è il caso di interrompere la continuità del mandato da sindaco. Purtroppo la procura di Milano ci ha abituati a una relazione malata tra la giustizia e la politica. Anzi, si può dire che Milano sia la causa storica di quel giustizialismo che a Roma sta mostrando i suoi effetti più deteriori. Sembra invece che la Raggi stia facendo tutto da sola, e presto l’insostenibilità del grillismo applicato alla politica reale, se così possiamo dire, non potrà avere esiti diversi. Chi di giustizialismo ferisce, sappiamo di cosa perisce. Di certo, ancora una volta, il rapporto tra politica e giustizia risulta squilibrato, per non dire sconvolto soprattutto per colpa della faziosità dei media. Siamo il Paese nel quale gli stessi fatti vengono valutati con severità diversa, a seconda del livello di gradimento della casta giornalistica per la stagione politica che si sta vivendo. Lo dimostra la vergognosa vicenda del ministro Fedeli, che per le bugie che ha detto sul suo titolo di studio in qualsiasi altro paese sarebbe già stata dimissionata. Solo il favore della stampa di regime la fa rimanere al suo posto. Ecco, detto questo, non ci si deve stupire se poi il rapporto tra politica, giustizia e opinione pubblica ancora oggi, a più di vent’anni da Tangentopoli e anche dopo la fine del berlusconismo, in Italia rimane profondamente malato.