-di Alessandro Forlani- Il tema della legge elettorale ha costituito uno dei costanti tormentoni della legislatura tuttora in corso, con due sentenze della Corte Costituzionale che hanno parzialmente abrogato le normative vigenti e una legge approvata dal Parlamento (l’Italicum), riguardante la sola Camera dei Deputati, nella prospettiva, coltivata allora dalla maggioranza di governo, dell’entrata in vigore della riforma costituzionale che prevedeva, per il Senato, un’elezione di secondo grado da parte dei consigli regionali e di quelli delle Provincie Autonome. Finalmente, avvicinandosi la conclusione della legislatura, addirittura anticipata, nella previsione di molti, la legge che regolerà le prossime elezioni politiche sembra potersi ritenere in dirittura d’arrivo, dopo che i maggiori partiti sono apparsi concordi nell’adozione del cosiddetto “sistema tedesco”, sia pure con alcune varianti, rispetto al modello da settant’anni adottato dai “cugini” teutonici.
Un sistema, quello nella versione italiana, tutto proporzionale, caratterizzato, in particolare, dallo sbarramento al 5% che costituirebbe la soglia minima per consentire ai singoli partiti l’accesso alla rappresentanza parlamentare. Rispetto ad altri nodi più complicati e più tecnici, afferenti soprattutto ai criteri di attribuzione dei seggi, non si ravviserebbe, al momento, una piena intesa tra i partiti maggiori. Ma già la mera fissazione della quota di sbarramento al 5% ha innescato l’allarme tra i partiti minori, ai quali i sondaggi attribuiscono, in genere, percentuali sensibilmente inferiori a quel 5% di “matrice” tedesca. La preoccupazione investe, in particolare, quelle piccole formazioni in cui si è polverizzato il “centro” in questi ultimi anni e che hanno adottato scelte diverse di collocazione e di alleanza, nelle rapide e imprevedibili mutazioni che lo scenario politico ha registrato nel corso di una legislatura costellata da innovazioni e colpi di scena. A tal riguardo, tutti questi partiti della galassia di centro dovrebbero fare di necessità-virtù e cogliere l’occasione di questa nuova proposta di legge di tipo proporzionale per rimettersi insieme, superare la frammentazione, costituire un soggetto nuovo e unitario che guardi, ormai, non più al passato, o al precario presente, bensì verso le imminenti elezioni e gli incerti equilibri della prossima legislatura. Un nuovo partito, insomma, che offra all’elettorato centrista e democratico-cristiano un’adeguata rappresentanza e ne rispecchi l’identità, in coerenza con il ritorno ad un sistema di tipo proporzionale che, in quanto tale, dovrebbe rappresentare uno strumento di esaltazione delle distinzioni identitarie. Forse lo stesso on. Alfano, leader del maggiore partito della galassia centrista, superando le amarezze provocate dal dissidio con il suo storico alleato Matteo Renzi sul tema della legge elettorale, potrebbe rendersi promotore del disegno politico, assumere l’iniziativa. E con lui Casini, Lupi, Quagliariello, Parisi, Fitto, Cesa e tanti altri. Quel 5% che oggi appare così minaccioso alle piccole formazioni di centro, potrebbe costituire l’occasione e lo stimolo per superare assurde ed incomprensibili proliferazioni di sigle – ne ho contate una decina, solo al centro, ma sono certamente di più – e reintegrare forze, risorse e consensi, spingendo tutta un’area politica e culturale a porre in essere le necessarie sinergie e riconquistare una prospettiva politica, recuperando un ruolo rilevante negli scenari futuri. Il ruolo già rivestito, pur nella diversità dei contesti, dall’Udc di Casini e Buttiglione che, prima delle elezioni politiche del 2013, il 5% certamente lo superava, intercettando parte di quella domanda di “centro” ancora diffusa nel Paese. Ormai la legislatura volge al termine, l’alleanza di governo, già compromessa dal dissenso dei centristi di Alfano sul sistema elettorale, si estinguerà, nella migliore delle ipotesi, con la fine imminente, o comunque prossima, della legislatura stessa e poi si vedrà… E’al futuro che occorre guardare, alle elezioni regolate da una legge proporzionale che tenderà ad accentuare il confronto tra i partiti e tra partiti “identitari”. E’ un’area che non sia ancora rappresentata da un partito all’altezza di una competizione con il modello “tedesco” dovrebbe necessariamente attrezzarsi e costituire questo partito. Poi si porrà il tema delle alleanze e delle collocazioni, in base ad affinità e programmi e, nei miei auspici, dovrebbero essere dichiarate prima del voto, una conquista dell’epoca del maggioritario che gradirei fosse conservata anche nell’era di ritorno al proporzionale che, a quanto pare, ci attende.