A cura di Antonio Mennillo – Più film e fiction italiane in prima serata, una quota maggiore obbligatoria di investimento in produzioni europee ed una fascia oraria in cui inserire di regola un tetto minimo di racconti made in Italy. Con queste tre semplici richieste, il decreto legislativo voluto dal Ministro della Cultura Dario Franceschini e passato nell’ultimo Consiglio dei Ministri (l’approvazione definitiva entro l’anno). Di questo processo di europeizzazione della TV a modello francese, con più investimenti statali su documentari, fiction e film dovrà essere portabandiera la Rai, seguita da tutti gli altri emittenti privati della nostra TV: Mediaset, Sky e Netflix, per citarne alcuni, dovranno investire sempre più risorse nella produzione nostrana e nell’acquisto di prodotti europei. Il decreto prevede anche un tetto minimo di programmazione riservata a film e fiction italiane nel corso della prima serata che salirà al 50% nel 2018, al 55% nel 2019 ed al 60% nel 2020. La Rai dovrà fare un lavoro maggiore rispetto agli altri emittenti, poiché dovrà fare in modo che, all’interno della percentuale, nella settimana di programmazione la metà sia occupata da produzioni italiane, dalle 18 alle 23 l’obbligo di prodotti italiani almeno due opere nostrane, mentre le tv private dovranno dedicare a queste un terzo della programmazione la metà di opere nostrane rispetto alla tv di Stato: ‘’Un dirigismo di Stato che nega l’imprenditorialità, quasi un piano quinquennale di staliniana memoria  applicato a cinema e TV”. E’ quanto ha dichiarato Bruno Murgia, Deputato di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e membro della commissione Cultura. “L’introduzione di queste norme potrebbe portare a grosse problematiche con network privati non di interesse pubblico, Amazon e Netflix sono coinvolti nelle nuove norme, ma in maniera confusa e opaca, così come opaca e confusa mi sembra l’azione del governo”.
Il decreto Franceschini spera che possano essere così prodotte maggiori serie di qualità, ma per fare una buona fiction non basta un buon investimento, serve anche una buona idea e su questo Murgia riprende “L’unica cosa positiva di questo decreto è che probabilmente i nostri sceneggiatori usciranno dal tinello di casa per scrivere storie interessanti e avvincenti, cosa che avviene poco, a meno che non si parli di Romanzo criminale, Gomorra, 1993. Ma questi sono prodotti non hanno bisogno di essere promossi dallo Stato in prima serata perché si promuovono da soli”. Forse, sarebbe stato meglio introdurre nel decreto una quota anche per le scuole di sceneggiatura e di regia, da far frequentare a coloro che vogliono scrivere fiction, costringendoli a vedersi qualche ora in più di serialità americana. Perchè, alla fine, è sempre lì che si va a parare: in questo senso, il decreto sembra voler compensare un’invidia del telefilm con un’azione quasi punitiva e da collegio.