tmp_9881-IMG_20160306_095418575869107-di Simone Paris- Comincia con questo articolo un viaggio all’interno del mondo della tutela e valorizzazione dei beni culturali  per dipingere un quadro della situazione, partendo dall’istituzione del Ministero dei Beni Culturali nel 1974 affidato a Giovanni Spadolini come ministro del Governo Moro IV.
Due anni fa nasceva il Governo Renzi e al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo si insediava Dario Franceschini, in sostituzione di Massimo Bray; anche in questo settore si è diffuso lo slogan renziano di una “riforma al mese” e l’attività portata avanti da Franceschini è stata frenetica e ricca di fatti, sui quali si può sicuramente redigere un giudizio completo.
La Legge di Stabilità ha destinato ingenti risorse finanziarie per la cultura, con un aumento del budget del 27% rispetto agli anni precedenti, portando il totale delle risorse del MIBACT ad una cifra pari a circa due miliardi di euro, disponibilità economiche che non si vedevano dall’epoca berlusconiana. Spiccano, tra le altre cose, i 300 milioni di euro per interventi di restauro e messa in sicurezza dei musei per il biennio 2016-17, nonché i numerosi fondi europei destinati in particolare al Meridione.
L’Art Bonus, introdotto in via sperimentale nel 2014, è stato reso permanente. Questo strumento, che prevede l’adozione di un credito di imposta pari al 65%, è fondamentale per incentivare qualsiasi forma di mecenatismo privato e nel giro di due anni oltre 2000 persone o enti hanno donato circa 63 milioni di euro a 450 realtà culturali del nostro paese.
E’ stato bandito un concorso straordinario per l’assunzione di 500 professionisti, in deroga ai limiti previsti per le assunzioni nelle pubbliche amministrazioni; le figure sono le più disperate (architetti, archeologi, restauratori, storici dell’arte, comunicatori, archivisti e bibliotecari), ma assolutamente necessarie per rafforzare l’organico del MIBACT e poter continuare la difesa e valorizzazione del nostro patrimonio artistico.
E’ stata messa mano all’organizzazione dei musei, accorpandoli o smembrandoli a seconda delle necessità, per fornire un miglior servizio e una maggiore semplificazione all’utente; i venti maggiori musei sono stati affidati alle amorevoli cure di un direttore scelto con un apposito bando internazionale e che sarà affiancato nella gestione del museo da un consiglio di amministrazione e da un consiglio scientifico per la parte relativa alla programmazione.
Si è cercato di riavvicinare le persone e soprattutto i giovani e le famiglie all’arte e la grande patrimonio artistico che l’Italia possiede. L’iniziativa “Domenica al museo”, ovvero l’entrata gratuita la prima domenica di ogni mese in tantissimi luoghi di cultura sparsi per la penisola, ha permesso di raggiungere il numero record di 43 milioni di visitatori nei musei e nei siti archeologici statali nell’intero anno appena trascorso.
Per quanto riguarda la tutela del patrimonio artistico, sono state unificate le Soprintendenze per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio, distribuendole in maniera uniforme e più efficiente sull’intero territorio nazionale, tenendo conto della consistenza del patrimonio culturale e dell’estensione territoriale.
Un altro grande successo italiano sono stati i Caschi Blu della Cultura. In stretto contatto con l’Unesco, è stata data vita alla prima task force nazionale composta da restauratori, storici dell’arte e Carabinieri per intervenire nelle aree di crisi a salvaguardia del patrimonio artistico mondiale. Questo contingente della cultura sarà utilizzato per stimare gli eventuali danni, pianificare il recupero dei beni colpiti, formare i restauratori locali, contrastare il saccheggio e il traffico illecito di reperti culturali. L’Italia ha lanciato l’idea e responsabilmente dato il via a questa operazione, che ora sarà replicata dai principali stati europei.
Questi sopra citati sono alcuni dei principali successi riportati sul piano della cultura dal Governo Renzi.
Ad una sommaria e superficiale analisi si potrebbe senz’altro constatare che è avvenuto il famoso cambio di passo tanto invocato dal premier: la cultura, negli ultimi anni, è sempre stato visto come il settore in cui poter effettuare tagli lineari, non analizzando le conseguenze negative di questi atteggiamenti.
Le iniziative portate avanti da Franceschini sono sicuramente lodevoli, ma rappresentano sono delle toppe che non risolvono in maniera definitiva i tanti problemi strutturali che gravano sul settore cultura.
Dopo la ventata di ottimismo di questo primo articolo, nei successivi seguirà un’analisi più dettagliata dei problemi qui accennati, senza alcun remore o timore nello scrivere e nel trattare anche di situazioni poco piacevoli.