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– A cura di Giorgio La Porta – Chi c’era se lo ricorda bene. Il record storico alle elezioni politiche per Alleanza Nazionale. Era il 21 aprile del 1996 e dopo la caduta del primo Governo Berlusconi gli italiani tornavano a votare per uno scontro che vedeva contrapposti Romano Prodi e Silvio Berlusconi. Ricordo quella campagna da giovane militante di Azione Giovani, ricordo i collegi elettorali del Polo della Libertà, l’alleanza con i radicali della lista Pannella Sgarbi che avevano sul logo la statua della libertà. Ricordo che perdemmo quelle elezioni perché la Lega correva da sola e prese un ricchissimo 10%. Ma ricordo ancor di più che dopo una nottata passata nel circolo del mio quartiere di Roma, arrivarono i risultati.

Quasi sei milioni di italiani avevano votato per Alleanza Nazionale, era il record storico della destra politica italiana. Pochi mesi prima c’era stato il Congresso di Fiuggi che tra lacrime e addii aveva delineato una nuova strategia per la destra e aveva aperto questa tradizione politica alle esperienze liberali, cattoliche e sociali, ma soprattutto aveva aperto il partito alla società civile e questa aveva risposto in massa all’appello fatto da Gianfranco Fini.

Si creò uno strappo insanabile con la destra più radicale, rappresentata allora da Pino Rauti, che all’indomani di Fiuggi fondò la Fiamma Tricolore.

5 anni dopo, a seguito della successione dei 3 governi Prodi – D’Alema – Amato, arrivò il 2001 e la più grande vittoria nella storia del centrodestra italiano. In quel Governo, forse il migliore di tutta la storia della coalizione moderata, furono gli stessi dirigenti di An a ricoprire le cariche più importanti: da Fini vicepremier e successivamente Ministro degli Esteri, a Matteoli, Alemanno, Gasparri, Tremaglia, Urso e Storace (per un breve periodo). Ovviamente senza mai dimenticare Ignazio La Russa Capogruppo. E’ la stagione delle grandi opere e Alleanza Nazionale dimostra di essere un partito critico e distinto da Forza Italia, ma sa dimostrare di essere altresì un alleato corretto e costante.

Sono trascorsi 20 anni precisi da quel giorno e da quella vittoria e qualcosa sembra non tornare più. La destra italiana è divisa e si è passati dalle correnti alle meteore, proprio perché manca un contenitore e una strategia unitaria. Ci sono pezzi che sono finiti nel centro del centrosinistra a sostenere con Alfano il governo del Pd, altri che sono in Forza Italia come Matteoli, Mussolini e Gasparri, altri ancora come La Russa hanno continuato con la tradizione di Fratelli d’Italia e altri ancora come Storace continuano a correre più a destra di tutti.

Mi piacerebbe però capire dove siano finiti quei 5,8 milioni di italiani che quella volta votarono per An. In quale maniera abbiano contribuito al grande partito degli astenuti, o peggio ancora al partito dei grillini che, in comune con An, ha solo l’estrema voglia di trasparenza. Sicuramente oggi molti sono dalla parte di Salvini e di una nuova lega che ha abbandonato le tentazioni secessionistiche per colmare il vuoto che la destra aveva lasciato su sicurezza, droga e immigrazione. Non ci dimentichiamo mai quali fossero i nostri toni, i nostri slogan e i nostri linguaggi e neanche chi fosse il nostro target ovvero il pubblico di riferimento. Dal piccolo e medio imprenditore, al commerciante, al padre di famiglia, al membro delle forze dell’ordine. Una destra che era capace di parlare con toni moderati a chi non aveva mai votato a destra.

Ricordiamoci sempre che la storia del Polo delle Libertà e della coalizione di centrodestra nasce con la dichiarazione del 24 novembre ’93 di un imprenditore di nome Silvio Berlusconi che disse che a Roma avrebbe votato per Gianfranco Fini sindaco.

Proprio oggi una giovanissima Giorgia Meloni apre la sua campagna a Sindaco della Capitale e sembra riuscire a scaldare i tanti cuori della destra romana. Chissà che dalle dichiarazioni odierne di quello stesso ex imprenditore prestato alla politica possa nascere quella scintilla che permetta alla destra italiana di riprendersi il proprio spazio politico. Stavolta, a differenza del ’93, cerchiamo di iniziare questa nuova storia con una vittoria e non con sconfitta. Nel bene dei romani.