Oriana Fallaci - centro-destra.it– di Giorgio La Porta – Possiamo fare finta di niente, ma molte matite di vignettisti sono rimaste spezzate e mute dopo l’attentato di Charlie Hebdo.

Possiamo cantare la Marsigliese, ma ogni volta che entreremo in uno stadio, in un teatro o in una metropolitana avremo accanto a noi lo spettro della paura di possibili attentati.

E quando una matita smette di ironizzare è il lento inizio della fine. Dopo le vignette da non fare verranno le vignette gradite al regime. Ci diranno presto se fare una vignetta contro gli ebrei o contro i buddisti. E dopo ci diranno cosa scrivere e come scriverlo. Arrivare poi all’elenco dei pensieri sgraditi e proibiti il passo è breve, anzi brevissimo. Poi arrivare a dirci che certa musica e certe arti sono troppo scandalose e inopportune. E si arriverà ad imporre solo ed esclusivamente musica di preghiera, vietando tutte le altre forme di espressione artistica, proprio come facevano i talebani in Afganistan prima dell’arrivo delle missioni Onu.

Poi ci diranno quali artisti sono graditi, ovviamente qualsiasi pazzo che nella storia abbia disgraziatamente dipinto un crocifisso, sarà dapprima evitato con parole di circostanza, poi schernito e alla fine eliminato fisicamente in un rogo.

E lo faranno con lo stesso metodo. Con questo terrorismo che trova terreno fertile dietro l’ipocrisia della pace e dell’integrazione. Puoi integrarti col tuo vicino di casa che suona tutto il giorno il pianoforte, ma non con un qualcuno che vuole cacciarti da casa tua per occuparla. E’ come chiedere agli infoibati di integrarsi con gli infoibatori jugoslavi. Una sonora puttanata.

Quale integrazione è possibile con chi ti vede come un infedele, con chi vede le nostre leggi, la nostra Costituzione come qualcosa di secondario di fronte alla legge del proprio Dio. Quella stessa legge che non riconosce la parità delle donne, che consente i matrimoni multipli o le spose bambine.

Non può vincere il silenzio, non può vincere la paura, non può vincere l’omertà. Il nostro Paese è vittima della mafia e dei silenzi mafiosi e non dobbiamo ripetere gli errori del passato.

Ma chi avrà coraggio domattina di girare un nuovo documentario sulla condizione della donna nell’Islam o di parlare dell’inciviltà e della violenza dell’infibulazione?

Ma se rinunciamo ora a queste cose vorrà dire che la violenza e il terrorismo sono i modi giusti per imporsi e per cancellare la nostra cultura e la nostra civiltà.

E’ per questo che lo slogan Je Suis Paris deve essere non solo l’argomento del giorno ma un nuovo modo di affrontare la vita di ogni giorno. Dobbiamo difendere la nostra libertà, il nostro Occidente proprio come facemmo dopo gli attentati dell’11 settembre. Quel giorno fu dichiarata una guerra che ancora oggi non è finita.

Qualche anno fa una grande scrittrice italiana ci avvertì del pericolo e proprio come una Cassandra disse la verità ma non venne ascoltata. Si chiamava Oriana Fallaci ed era malata di un cancro che qualche anno dopo l’avrebbe portata via. Erano tanti i paragoni che faceva tra il suo cancro e quella malattia che stava trasformando l’Europa cristiana in Eurabia.

Nei suoi confronti ci siamo comportati proprio come un paziente che non vuole ascoltare la verità da un medico che ti diagnostica un cancro. Abbiamo preferito non ascoltarlo e curarci con l’aspirina e ora quell’alieno dentro di noi è cresciuto a dismisura e controlla la nostra paura.

Abbiamo detto che era una pazza, una visionaria. Un paese come la Svizzera (dove casualmente ci sono un po’ di patrimoni medio orientali) ripristinò la censura dopo due secoli e ordinò l’arresto della scrittrice.

Ora che nelle nostre città la situazione pare fuori controllo ci accorgiamo improvvisamente che la malattia annunciata dalla Fallaci improvvisamente si è trasformata in una metastasi.

Siamo tutti a rischio, le nostre città hanno paura e la paura si diffonde nelle nostre chiese, nelle scuole dove si mette un crocifisso o si voglia fare un presepe.

Una religione aggressiva non sente ragioni e non accetta interpretazioni. E così l’arroganza di chi viene qui e mette le regole dettate dal suo Dio davanti alle nostre leggi statali.

Ricordo quando nel lontano ’99 parlando ad un convegno di giovani raccontai di un bambino islamico che si rifiutava di ascoltare la maestra di una scuola perché di sesso femminile e i genitori pretesero di fargli cambiare classe. Non era un caso da poco, perché quella maestra aveva vinto un concorso pubblico indetto dallo Stato. In quel momento rappresentava tutti noi, il nostro Stato e quel bambino che non obbediva rappresentava pienamente l’arroganza di una religione. Senza andare troppo oltre sarebbe bastato pensare alle conseguenze di tante piccole azioni di questo genere per capire di fronte a quale emergenza ci saremmo trovati a breve.

Questa estate abbiamo visto il luogo di una istituzione romana, la Sala Consiglio di un Municipio trasformata in una moschea. Ma ancora non vediamo o facciamo finta di non vedere l’invasione.

Non è uno scandalo se affermo che non abbiamo idea e non abbiamo una mappatura ufficiale delle moschee in Italia, perché nascono come associazioni culturali e sono nascoste nei garage e nelle cantine dei nostri palazzi. E non avendo una mappatura non ci può essere un controllo. Non sapremo mai, insomma, in quanti luoghi si sia festeggiato e brindato per la riuscita dell’attentato di Parigi.

Ma la reazione dell’Occidente dovrà essere come sempre civile, composta e un po’ snob o trovandoci di fronte ad un atto di guerra sarà il caso che ci comportassimo con delle misure adeguate?

La verità non è nel mezzo, questa volta è da una parte sola e penso che dovremmo smetterla con la nostra civiltà borghese che permette le invasioni. Una volta che saranno maggioranza non saranno così buoni e gentili e quel bambino che 15 anni fa non ascoltava la sua maestra perché donna avrà 40 anni e probabilmente guiderà un partito che cancellerà la nostra Costituzione e tutto questo non sarà indolore per la nostra civiltà.

E voglio concludere con questa frase della Cassandra, Oriana Fallaci, perché possa essere un punto di riflessione per tutti voi.

Tre punti che considero cruciali. Punto uno l’immigrazione. Il Cavallo di Troia che ha penetrato l’Occidente e trasformato l’Europa in ciò che chiamo Eurabia. Punto numero due. Non credo nella fandonia del cosiddetto pluriculturalismo. E ancor meno credo nella falsità chiamata integrazione. Gli immigrati musulmani materializzano così bene l’avvertimento che nel 1974 ci rivolse all’Onu il loro leader algerino Boumedienne. <<Presto irromperemo nell’emisfero nord. E non irromperemo da amici, no. Vi irromperemo per conquistarvi. E vi conquisteremo popolando i vostri territori con i nostri figli. Sarà il ventre delle nostre donne a darci la vittoria>>. Punto terzo. Soprattutto non credo alla frode dell’Islam moderato. E continuerò a ripetere <<Sveglia Occidente, sveglia, ci hanno dichiarato la guerra, siamo in guerra! E alla guerra bisogna combattere!”