canguro renzi centro-destra.it– A cura di Nicola Tancredi – Il Super canguro. No, non è il titolo di un film di un regista emergente, ma forse, l’ultimo atto di un esecutivo che nel mese di febbraio festeggia i due anni del suo mandato. Ironia della sorte questo mese invece, potrebbe essere l’ultimo atto di un governo che dalle “stelle”, potrebbe cadere “alle stalle”, e prodigarsi nel suo stesso rito funebre per la gioia -forse- dei molti i quali non si sono sentiti per niente rappresentati dall’ennesimo Esecutivo di chiara imposizione eurocratica. Andiamo con ordine. In questi giorni al Senato, si sta discutendo sul Ddl Cirinnà e dello stesso, i migliaia di emendamenti proposti a modifica della legge sulle unioni civili. Nella sua accezione più nobile, l’emendamento serve a dare la possibilità al Parlamento, durante l’iter legislativo di una legge, di cambiare parti della legge stessa o correggere errori prima dell’approvazione finale. Nella pratica si traduce in lievi modifiche del testo stesso, atte a cambiare virgole e congiunzioni, al fine di rallentare la discussione o bloccare la legge.

In merito al progetto di legge della senatrice Pd Cirinnà, sono stati presentati migliaia di emendamenti, allo scopo di rallentare un progetto di legge di per sé iniquo per i vari motivi che ormai conosciamo bene. La maggioranza, per tutelarsi da queste pratiche, può adottare strumenti parlamentari previsti nel regolamento delle due Camere che comunemente vengono chiamate tagliole, ghigliottina e canguro. La pratica del canguro, prevede la possibilità da parte del presidente della Camera o del Senato di riunire in un unico voto tutti gli emendamenti simili o che differiscono solo per pochi dettagli. In questo modo gli emendamenti simili possono essere votati più velocemente tutti insieme. Ma il Partito dem, si sa, è pieno di energie, e memore del motto del proprio condottiero “correre, correre, correre”, il senatore Andrea Marcucci ha ripresentato “L’emendamento canguro” o più comunemente il “super canguro”. Questa pratica, a fronte dell’ostruzionismo, volge a proporre al voto della Camera un emendamento che modifica il testo di legge, ma che sostanzialmente è identico a quello precedente. In questo modo, la legge risulta quasi in toto “riscritta” (in realtà, gli articoli sono uguali a prima) e quindi tutti gli emendamenti successivi, che modificavano la legge precedente decadono automaticamente perché non c’è più una legge da cambiare. Geniale! Fino ad ora, “L’emendamento canguro” è stato utilizzato in questa legislatura solo durante la discussione sulla legge elettorale. La mente che ha dato i natali a questa pratica è, guarda caso, il senatore Pd Stefano Esposito, che grazie alla sua invenzione -Espositum- riuscì ad eliminare migliaia di emendamenti alla legge elettorale . La metamorfosi del “governo del fare”, che in questi anni si è limitato a saltellare -proprio come un canguro- da un’area politica all’altra per raccogliere i voti necessari a garanzia e continuità del suo mandato, si traduce nella figura marsupiale del suo stesso omicida. Il “governo canguro” potrebbe quindi cadere, sotto il peso della sua stessa autodeterminazione utile solo ad ottenere il proprio fine e con ogni mezzo. Si è calpestata la Costituzione pur di arrivare all’obiettivo e, ancor più grave, il presidente del Senato si è rilevato una figura cardine nella discussione inerente al progetto di legge, permettendo, allo stesso, la dovuta violazione del regolamento.

La legge sulle unioni civili quindi, dopo il dietrofront dei grillini per l’ennesimo tentativo di eludere il regolamento e la prassi con il super emendamento, rischia di capitolare e con essa il Governo stesso. L’amarezza che abita negli ambienti dem, è racchiusa tutta in un tweet della stessa promotrice della legge, la quale dichiara di essersi sbagliata a fidarsi dei “penta-stellati” e che con ogni probabilità chiuderà la sua carriera politica. Non solo la senatrice Cirinnà, anche Renzi dall’Argentina si è espresso in merito con una frase che non ha spento il panico, ma che anzi, racchiude forse l’ultimo atto del suo esecutivo. Dichiarando infatti “ci giochiamo l’osso del collo”, il premier è consapevole del rischio che corre. Prima della fine di gennaio, il Pd dava per scontato che il ddl sulle unioni civili, sarebbe diventato una realtà nel panorama normativo italiano, oggi invece, l’arroganza con il quale si è mosso in merito, si è tradotta in un Parlamento che vive nel caos più totale e che rischia di dare vita ad una crisi di governo. A niente sono serviti le varie strumentalizzazioni dei mass media, che in questa battaglia, si sono tinti dei colori arcobaleno. A nulla è servito fare del principale vettore culturale uno strumento utile alla causa del potere, trasformando la kermesse sanremese in un tripudio rainbow. Con molta probabilità, il voto verrà rimandato tra una settimana, ma non è escluso un ritorno del testo in Commissione. Mentre le varie associazioni pro-family si danno appuntamento per far sentire la propria voce a difesa della famiglia e dei più deboli, la bagarre dei parlamentari arcobaleno – e non solo – si traduce in insulto per chi si oppone a questa legge sinonimo di “civiltà”, a testimonianza che quando non si hanno argomenti, l’offesa rimane l’unica opzione.