banca-etruria-680x365-di Antonio Pezzopane- Da che mondo è mondo la Domenica è fatta per stare in famiglia e gli italiani, gente proverbialmente loquace, di certo affrontano da qualche settimana nei loro discorsi a tavola lo stato della sicurezza dei propri risparmi. Nonostante le rassicurazioni-valanga di Governo, Bankitalia, Consob e chi più ne ha più ne metta lo choc provocato dalle quattro banche salvate sembra aver lasciato il segno nel Paese, tanto che all’indomani delle montagne russe che il titolo di Monte dei Paschi ha dovuto affrontare la settimana passata è “sceso in campo” perfino Davide Serra. Passato agli onori delle cronache come il finanziere, lo speculatore ( talvolta con una retorica un po’ stucchevole) “amico di Renzi” è uno dei principali finanziatori e sostenitori del Premier che segue e consiglia da Londra, città nella quale vive. Rompendo la discrezione che lo aveva contraddistinto negli ultimi tempi è stato ospite Domenica 24 Gennaio del programma in onda su Rai3 “in 1/2 ora” condotto da Lucia Annunziata; non è un caso che ciò avvenga dopo gli scivoloni in borsa di MPS e non è un caso che Serra vada in televisione a dire che con il suo fondo Algebris ha appena investito proprio in obbligazioni della storica Banca di Siena. Aveva aperto le danze il Premier a “Porta a Porta” invitando risparmiatori ed investitori a comprare titoli di MPS in quanto “banca risanata” vittima del “complotto” ordito per affossare il sistema bancario italiano con tutto il Paese. Certo il pauroso sali e scendi del titolo non può non essere frutto di operazioni di speculazione, ma la maggior parte degli analisti indipendenti parlano di questo fenomeno come ” una “normale ” tendenza dei mercati a trovare il punto debole del sistema e a colpirlo. Il punto debole: Monte dei Paschi di Siena. Quella banca “risanata” da qualche anno a questa parte non fa altro che bruciare aumenti di capitale da diversi miliardi ovvero il suo “valore” in borsa è minore rispetto al valore del patrimonio che gli azionisti hanno immesso nella banca per risanarla a seguito delle perdite. Obiettivamente difficile definire MPS una banca in salute. Viene da chiedersi se sia giusto che il Capo del Governo ( ovvero, il regolatore ) dia consigli sull’acquisto di questo o quel titolo. Le preoccupazioni poi sorgono spontanee se si pensa ai numerosi inviti alla fiducia che avevano riguardato i casi delle quattro banche risolte, allo stesso modo Governo ( non solo quello attualmente in carica) e Bankitalia non avevano esitato a rassicurare i risparmiatori sulla solidità del sistema. Certo il caso MPS è differente, siamo di fronte a quello che gli anglosassoni definiscono “too big to fail“: troppo grande per fallire, ma questo non migliora anzi se possibile rende ancora più complicati i nodi da sciogliere. L’ambiguità della posizione del Ministro Boschi non aiuta il Premier Renzi che suona la carica nella quale lo seguono i principali quotidiani, ma lo stesso Davide Serra è inciampato sul tema del presunto conflitto di interessi: alla domanda dell’Annunziata se ci fosse responsabilità del management di Etruria nel crack il finanziere ha risposto che le dimensioni ridotte della banca avevano fatto si che non fosse stata oggetto delle sue attenzioni, salvo poi affermare con convinzione qualche minuto dopo che la malagestione riguardava a suo parere gli anni 2007-2011, giusto in tempo per assolvere papà Boschi.

Di fronte a questa situazione composita il Premier non può comunque farsi distrarre dai grattacapi, è in discussione con l’UE il dossier bad bank che dovrebbe essere il veicolo per il vero risanamento delle sofferenze delle nostre banche, accumulate a causa di gestioni discutibili ma anche per un naturale effetto della crisi dell’economia reale. Per l’Italia non c’è altra strada che riuscire in questo intento a meno che non si voglia passare per una nuova ghigliottina che potrebbe realmente picconare la residua fiducia dei risparmiatori. Siamo entrati in un’epoca in cui le banche saranno un po’ più imprese private e lo Stato non sarà più la cavalleria che le soccorre da dietro la collina. Bene, ma questo sistema non potrà reggere se ogni collussione tra operatori, regolatori e grandi capitali non sarà del tutto debellata. Pena altri casi tragici come quelli di Civitavecchia.