no-di Tancredi Tesi- Superamento del bicameralismo paritario, riduzione del numero dei parlamentari, contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni. Si o no?
Si, decisamente si. Almeno di fronte al quesito referendario. Se poi combiniamo questo con gli slogan renziani subito ogni ombra di dubbio si affievolisce fino a sparire.
“Stop al ping pong, basta un si…”.
Chi mai direbbe no di fronte all` immediatezza e alla semplicità degli slogan?
I problemi sorgono quando ci si rende conto che la realtà è ben diversa.
Alcune tematiche sono troppo vaste e complesse per essere racchiuse in frasi minime dal tono incisivo.

Al senato, innanzitutto, viene proposta una drastica modifica.
Senatori che da 315 diventano 95; selezionati – in base a criteri non ancora chiari – fra sindaci e consiglieri regionali. Conseguente riduzione dei costi, almeno teoricamente.
Senato che non voterà più la fiducia ma diventerà l`espressione delle autonomie e coadiuverà i rapporti delle stesse con l`UE. Sul modello tedesco.
Fin qui bene, l`apparenza è quasi positiva. Ma, anche qui, i problemi sorgono con l`analisi.
Prescindendo dai dubbi criteri selettivi riguardanti i senatori, la famigerata riduzione dei costi è irrisoria. Stimati 50 milioni di euro annui a fronte del mezzo miliardo promesso da Renzi. Sarebbe bastato un ribasso del nove percento sugli stipendi senza minare alla costituzione. Ma, seppure minima, è una riduzione. Basta e avanza per dar vita a slogan demagogici, sul modello degli ottanta euro.
Il nuovo ruolo del Senato, inoltre, è di gran rilievo. Importantissima tematica quella dell`espressione delle autonomie e della coordinazione dei rapporti fra le stesse e l`Unione. Le autonomie necessitano senz`altro di una miglior tutela, ragion per cui è impensabile affidare un simile onere a consiglieri regionali e sindaci che si riuniscono ogni quattro settimane. Seguire il modello dei lander tedeschi può essere un idea interessante solamente se ben sviluppata. In Germania, infatti, vengono nominati dei rappresentanti dei lander che svolgono tale lavoro a tempo pieno e si riuniscono costantemente. Incomprensibile la proposta referendaria riguardante la composizione del senato, un ruolo così determinante non può essere il dopolavoro di nessuno.
Il superamento del bicameralismo perfetto, caposaldo del referendum, propone una disparità dei poteri fra Senato e Camera dei Deputati. Tale differenziazione è comprensibile ma imprudente, è evidente un gran rischio di deriva oligarghica.
La Camera, infatti, godrà di poteri sostanzialmente maggiori di quelli del Senato.
Il Senato depotenziato non voterà più la fiducia e, di conseguenza, si creerà un rapporto fiduciario esclusivo fra Camera e Governo.
In virtù dell`Italicum, inoltre, il primo partito rischierebbe di avere una schiacciante e spropositata maggioranza alla Camera dei Deputati, unica camera interpellata dal governo, che potrebbe permettergli di governare e legiferare con una ridottissima opposizione.
Il tutto in perfetta conformità con le aspirazioni di stabilità governativa del tandem Renzi-Boschi.
La continuità governativa è senza dubbio importante ma è inammissibile e antidemocratico tentare di raggiungerla rafforzando il potere centrale a scapito delle minoranze. Un simile aspirazione potrebbe venir raggiunta con un nuovo e migliore panorama politico, senza bisogno di dannose modifiche strutturali.
Lo stesso “Ping Pong legislativo” non è altro che un problema politico e non strutturale.
A nessuno interessa che le leggi soggette allo stesso siano pochissime, che il referendum introdurrà dieci nuovi procedimenti legislativi e vari conflitti di giurisdizione fra stato e regioni.
Anche qui, la ragione della lentezza del procedimento legislativo è un problema di disaccordo politico e non una lacuna costituzionale.
Ma, nella sua semplicità , lo slogan populista “Basta al ping pong”, fa più clamore.
Clamoroso come tutte le dichiarazioni prereferendarie – se perdo mi dimetto, in primis – che hanno reso questo importantissimo referendum costituzionale una lotta partitica.
Per molti il 4 Dicembre ha purtroppo assunto le sembianze di una fiducia popolare al governo e non di una decisione cosciente.
Complessivamente, un referendum di tale calibro non merita di essere svolto in questo clima.
Lo scenario socio-politico si evolve e muta costantemente, ciò che sembra nuovo oggi sarà obsoleto domani e non vi deve essere alcuna vergogna nel riconoscerlo. E` semplicemente così. Ragion per cui la revisone costituzionale al fine di adattamento è comprensibile ed importante.
Restare impantanati in un dogmatismo istituzionale è senz`altro sbagliato, cercar di cambiare le cose in modo confuso e affrettato lo è ancor di più.

[poll id=”38″]